Nel corso della riunione odierna del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei il Governo ha presentato formalmente le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cioè l’insieme dei progetti di investimento per i quali l’Italia chiederà all’Europa la sua quota del Recovery Fund (Next Generation EU) pari a 209 miliardi di euro tra prestiti e trasferimenti.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia sarà infatti un documento dettagliato con tutti i progetti selezionati sulla base di quanto deciso, in linea generale, nel Piano di Rilancio già presentato dal Presidente del Consiglio a giugno e discusso in occasione degli Stati Generali di Villa Pamphilij.
La riunione di oggi è servita al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, per presentare a tutte le parti in causa i “paletti” entro i quali muoversi nell’elaborazione delle varie schede di progetto.
In particolare ai ministri che sono al lavoro sui progetti da presentare si richiede esplicitamente:
- Piena coerenza con gli obiettivi strategici e macro-settoriali del PNRR
- Significativo impatto positivo su crescita del PIL potenziale e dell’occupazione
- I costi e gli impatti economici, ambientali e sociali devono essere quantificabili, motivati e ragionevoli
- Esplicitazione dei legami e della coerenza con riforme e politiche di supporto
- Indicazione della tempistica e modalità di attuazione, con target intermedi e finali.
- Chiara identificazione del soggetto attuatore
- Se integrano progetti esistenti, devono credibilmente rafforzarli.
Tra i parametri che contribuiranno ad aumentare le chance di accettazione dei progetti vi sono i seguenti criteri:
- Progetti che riguardano principalmente beni pubblici (infrastrutture, educazione e formazione, ricerca e innovazione, salute, ambiente, coesione sociale e territoriale)
- Rapida attuabilità/cantierabilità, soprattutto nella prima fase del PNRR
- Monitorabilità del progetto in termini di traguardi intermedi e finali, nonché del collegamento tra tali realizzazioni e gli obiettivi strategici del PNRR
- Progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari, finora scartati per mancanza di fondi
- Progetti che per l’implementazione e il finanziamento prevedono forme di partenariato pubblico-privato
- Patto occupazionale, oppure stima affidabile del beneficio occupazionale
- Basso consumo di suolo e utilizzo efficiente e sostenibile di risorse naturali
- Contributo al raggiungimento di LEP (art. 117 Cost)
Il Governo ricorda inoltre che supporterà l’attuazione di questi progetti con una serie di riforme relative a
- Investimenti pubblici e concessioni
- Riforma della Pubblica amministrazione
- Ricerca e sviluppo
- Riforma del Fisco
- Riforma della Giustizia
- Riforma del Lavoro
Indice degli argomenti
Gli obiettivi e le sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Passiamo ora all’esame di obiettivi e “missioni” contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un focus particolare sui temi legati all’innovazione tecnologica e all’impresa.
Iniziamo con quelli che sono gli (ambiziosi) obiettivi economico-sociali di lungo termine che il governo si propone di raggiungere attraverso le azioni previste dal Piano, che sono riassunti in questi nove punti:
- Raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana (0,8% nell’ultimo decennio), portandolo quantomeno in linea con la media UE (1,6%).
- Conseguire un aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali per arrivare all’attuale media UE (73,2% contro il 63,0% dell’Italia).
- Elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale.
- Ridurre i divari territoriali di PIL, reddito e benessere.
- Promuovere una ripresa del tasso di fertilità e della crescita demografica.
- Abbattere l’incidenza dell’abbandono scolastico e dell’inattività dei giovani.
- Migliorare la preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati.
- Rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche.
- Garantire la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica.
Questi nove obiettivi sono a loro volta raggruppati in quattro “sfide”:
- Migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia
- Ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica
- Supportare la transizione verde e digitale
- Innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di occupazione
Le missioni
Le missioni, cioè le aree in cui saranno articolati i vari progetti, sono raggruppate in sette aree di intervento:
- Digitalizzazione ed innovazione
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Competitività del sistema produttivo
- Infrastrutture per la mobilità
- Istruzione e formazione
- Equità, inclusione sociale e territoriale
- Salute
Di seguito passeremo in rassegna le primi tre con i relativi obiettivi.
Digitalizzazione e innovazione
La prima missione è dedicata a Digitalizzazione ed innovazione e muove da una serie di rilievi di fatto. Il primo è che la spesa per ricerca e sviluppo in Italia è sensibilmente inferiore alla media UE. Il secondo è che ci sono solo 23,1 ricercatori ogni 10.000 abitanti, poco più della metà della media UE; il terzo è che lo European Innovation Scoreboard colloca da anni l’Italia nel gruppo dei “moderatamente innovatori’’, in compagnia dei Paesi mediterranei e dell’Europa Orientale; il quarto è che nel 2019 in Italia il 76% della popolazione di 16-74 anni ha usato Internet negli ultimi tre mesi a fronte dell’87% dell’UE; il quinto è che in Italia soltanto il 22% dei cittadini dimostra competenze digitali avanzate, con quote fortemente differenziate per età (si veda l’indice DESI).
Per risolvere questi nodi, le azioni e gli obiettivi individuati sono:
- Digitalizzazione della PA, sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud)
- Identità digitale unica per cittadini e imprese
- Completamento rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica
- Interventi per lo sviluppo delle reti 5G
- Innovazione tecnologica e digitalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico)
- Potenziamento della digitalizzazione del patrimonio culturale
- Interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
Anche in questo caso si parte da alcune considerazioni. La prima è che l’Italia ha compiuto progressi nella riduzione delle emissioni di CO2 e nell’incremento della quota di fonti rinnovabili sul consumo di energia. Tuttavia ulteriori investimenti e riforme sono necessari per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dallo European Green Deal. L’inquinamento dei centri urbani rimane elevato e il 3,3% della popolazione vive in aree dove sono stati superati i limiti UE delle sostanze inquinanti. Infine, l’inquinamento del suolo e delle acque è sopra soglia, soprattutto nella pianura padana.
Ecco allora che cosa il Governo vuole mettere in campo:
- Investimenti finalizzati a conseguire obiettivi European Green Deal (inclusa la strategia «From farm to fork»)
- Infrastrutture per la graduale de-carbonizzazione dei trasporti e mobilità di nuova generazione
- Adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria
- Miglioramento efficienza energetica e antisismica edifici pubblici e degli stabilimenti produttivi
- Gestione integrata del ciclo delle acque (anche ai fini irrigui) e monitoraggio della qualità delle acque interne e marine ai fini degli interventi di contrasto all’inquinamento
- Protezione ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici
- Riconversione produzione e trasporto energia in chiave sostenibile
- Investimenti per economia circolare (rifiuti, fonti rinnovabili)
- Sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia (Taranto)
- Valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale
Competitività del sistema produttivo
E veniamo alla terza area, quella più interessante per le imprese, che è quella dedicata alla “Competitività del sistema produttivo”.
Qui il Governo si propone in primis di rafforzare la capacità competitiva delle imprese del Paese, che – si ricorda – è ancora la seconda manifattura dell’UE. C’è la necessità di sostenere le PMI, motore propulsivo del Paese, favorendo processi di fusione patrimonializzazione e cooperazione tra reti di imprese. Occorre incentivare settori e filiere con un buon potenziale di crescita, ma anche migliorare la capacità di attrarre gli investimenti e favorire processi di reshoring. C’è poi la necessità di offrire sostegno all’internazionalizzazione, che è stato un fattore trainante della crescita economica del Paese tra il 2014 ed il 2019. Da ultimo, serve valorizzare il Made in Italy e il patrimonio culturale e paesaggistico come leva di sviluppo.
Ecco quindi le azioni che saranno messe in campo.
- Transizione X.0 (la voce lascia pensare a un’evoluzione del modello 4.0, ndr)
- Investimenti in R&S, tecnologie emergenti e trasferimento tecnologico
- Politiche per l’attrazione di Investimenti Diretti Esteri e a favore del reshoring
- Rafforzamento del Patto per l’export e sostegno all’internazionalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico)
- Potenziamento degli strumenti finanziari per la maggior competitività delle imprese sui mercati internazionali
- Potenziamento dell’ecosistema digitale per la promozione dell’industria culturale e del turismo
Infrastrutture per la mobilità
Sul tema delle infrastrutture per la mobilità vi è il riconoscimento della necessità di una “nuova stagione di pianificazione strategica di medio periodo, con un piano di sviluppo integrato, sostenibile e interconnesso per un Paese più competitivo, equo e vivibile, riducendo il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno”.
- Rete ferroviaria: completamento dei corridoi TEN-T (Trans European Network-Transport)
- Alta velocità di rete per passeggeri e merci
- Sviluppo della rete stradale e autostradale, ponti e viadotti
- Smart districts e intermodalità logistica integrata
- Mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile
Istruzione, formazione e ricerca
Il Programma punterà a migliorare gli output educativi (risultati dei test, quota di diplomati e laureati) e a ridurre l’incidenza dell’abbandono scolastico precoce. L’Unione Europea ha raggiunto e superato l’obiettivo del 40% di popolazione in possesso di un titolo di studio terziario: nel 2019 la quota è del 41,3%. In Italia soltanto il 27,6% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario (33,8% delle donne e 21,6% degli uomini).
Per quanto riguarda didattica e relativi strumenti gli obiettivi previste sono:
- Digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento
- Adeguamento competenze a esigenze economia e standard internazionali
- Miglioramento delle conoscenze digitali, economiche, istituzionali e per la sostenibilità
- Lifelong learning e formazione lavoratori e cittadini inoccupati
- Misure di contrasto all’abbandono scolastico
- Politiche mirate ad aumentare la quota di giovani diplomati o laureati
- Riqualificazione, formazione e selezione del personale docente. Rafforzamento delle competenze di laureati e dottori di ricerca
Quanto alle infrastrutture scolastiche e universitarie:
- Riqualificazione o ricostruzione in chiave di efficienza energetica e antisismica
- Cablaggio con fibra ottica
- Potenziamento 0-6 asili e infanzia
- Infrastrutture per e-learning
- Lab Tech e innovation ecosystems
Equità e inclusione sociale
La disuguaglianza in Italia si è fortemente accentuata negli anni successivi alla crisi finanziaria globale, così come la povertà assoluta e relativa. Prioritaria è la riduzione dei divari di genere da tenere in debita considerazione per tutti i progetti e le azioni di cui al PNRR. Permangono inoltre forti disparità a livello territoriale, a partire dal divario persistente tra Nord e Sud. Le politiche sociali e di sostegno della famiglia sono state notevolmente rafforzate negli ultimi anni. È ora necessario inserirle in un quadro organico e coerente per rafforzare la coesione sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Necessario migliorare la qualità della vita quotidiana anche attraverso la rigenerazione e riqualificazione del tessuto urbano, soprattutto periferico.
Gli obiettivi schedulati sono:
- Attuazione del Piano per la Famiglia (Family Act) raccordata a riforma IRPEF
- Politiche attive per il lavoro e l’occupazione giovanile
- Empowerment femminile: formazione, occupabilità, autoimprenditorialità
- Attuazione del Piano Sud 2030 e della Strategia Nazionale delle Aree Interne
- Rigenerazione e riqualificazione dei contesti urbani, borghi ed aree interne
Salute
Il Governo intende dare seguito alle misure a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) adottate con i recenti provvedimenti attraverso un piano di investimenti e misure organizzative e di politica industriale di medio-lungo termine. L’obiettivo per il SSN sarà di migliorare la qualità dell’assistenza, la capacità ricettiva degli ospedali, compresi i letti di terapia intensiva, la tempestività di risposta alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie. Si investirà nella digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini, promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina. Uno specifico investimento sarà prontamente avviato sulla cronicità e le cure a domicilio per superare le attuali carenze del sistema delle RSA.
Gli obiettivi formalizzati sono:
- Rafforzamento della resilienza e tempestività di risposta del sistema ospedaliero
- Sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica
- Digitalizzazione dell’assistenza medica e dei servizi di prevenzione
- Rafforzamento della prossimità delle strutture del SSN
- Integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali e ambientali
- Valorizzazione delle politiche per il personale sanitario
Il documento
[Aggiornamento del 16/9) Qui di seguito il documento ufficiale datato 15 settembre
PNRR_Italia_15_09_2020_documento