Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo: le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

I ministeri sono alacremente al lavoro per preparare le proposte di progetti di investimento da inserire nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano, per i quali chiederemo all’Europa i 209 miliardi del Recovery Fund. Ma non ci sarà spazio per tutti: il Governo farà una scelta in base a una serie di criteri che sono finalmente noti e che vi riportiamo, insieme con gli ambiti di azione principali, in questo articolo.

Pubblicato il 09 Set 2020

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Nel corso della riunione odierna del Comitato Interministeriale per gli Affari Europei il Governo ha presentato formalmente le linee guida del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cioè l’insieme dei progetti di investimento per i quali l’Italia chiederà all’Europa la sua quota del Recovery Fund (Next Generation EU) pari a 209 miliardi di euro tra prestiti e trasferimenti.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia sarà infatti un documento dettagliato con tutti i progetti selezionati sulla base di quanto deciso, in linea generale, nel Piano di Rilancio già presentato dal Presidente del Consiglio a giugno e discusso in occasione degli Stati Generali di Villa Pamphilij.

La riunione di oggi è servita al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro per gli Affari Europei, Vincenzo Amendola, per presentare a tutte le parti in causa i “paletti” entro i quali muoversi nell’elaborazione delle varie schede di progetto.

In particolare ai ministri che sono al lavoro sui progetti da presentare si richiede esplicitamente:

  • Piena coerenza con gli obiettivi strategici e macro-settoriali del PNRR
  • Significativo impatto positivo su crescita del PIL potenziale e dell’occupazione
  • I costi e gli impatti economici, ambientali e sociali devono essere quantificabili, motivati e ragionevoli
  • Esplicitazione dei legami e della coerenza con riforme e politiche di supporto
  • Indicazione della tempistica e modalità di attuazione, con target intermedi e finali.
  • Chiara identificazione del soggetto attuatore
  • Se integrano progetti esistenti, devono credibilmente rafforzarli.

Tra i parametri che contribuiranno ad aumentare le chance di accettazione dei progetti vi sono i seguenti criteri:

  • Progetti che riguardano principalmente beni pubblici (infrastrutture, educazione e formazione, ricerca e innovazione, salute, ambiente, coesione sociale e territoriale)
  • Rapida attuabilità/cantierabilità, soprattutto nella prima fase del PNRR
  • Monitorabilità del progetto in termini di traguardi intermedi e finali, nonché del collegamento tra tali realizzazioni e gli obiettivi strategici del PNRR
  • Progetti con effetti positivi rapidi su numerosi beneficiari, finora scartati per mancanza di fondi
  • Progetti che per l’implementazione e il finanziamento prevedono forme di partenariato pubblico-privato
  • Patto occupazionale, oppure stima affidabile del beneficio occupazionale
  • Basso consumo di suolo e utilizzo efficiente e sostenibile di risorse naturali
  • Contributo al raggiungimento di LEP (art. 117 Cost)

Il Governo ricorda inoltre che supporterà l’attuazione di questi progetti con una serie di riforme relative a

  • Investimenti pubblici e concessioni
  • Riforma della Pubblica amministrazione
  • Ricerca e sviluppo
  • Riforma del Fisco
  • Riforma della Giustizia
  • Riforma del Lavoro

Gli obiettivi e le sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Passiamo ora all’esame di obiettivi e “missioni” contenute nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un focus particolare sui temi legati all’innovazione tecnologica e all’impresa.

Iniziamo con quelli che sono gli (ambiziosi) obiettivi economico-sociali di lungo termine che il governo si propone di raggiungere attraverso le azioni previste dal Piano, che sono riassunti in questi nove punti:

  • Raddoppiare il tasso di crescita dell’economia italiana (0,8% nell’ultimo decennio), portandolo quantomeno in linea con la media UE (1,6%).
  • Conseguire un aumento del tasso di occupazione di 10 punti percentuali per arrivare all’attuale media UE (73,2% contro il 63,0% dell’Italia).
  • Elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità ambientale.
  • Ridurre i divari territoriali di PIL, reddito e benessere.
  • Promuovere una ripresa del tasso di fertilità e della crescita demografica.
  • Abbattere l’incidenza dell’abbandono scolastico e dell’inattività dei giovani.
  • Migliorare la preparazione degli studenti e la quota di diplomati e laureati.
  • Rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche.
  • Garantire la sostenibilità e la resilienza della finanza pubblica.

Questi nove obiettivi sono a loro volta raggruppati in quattro “sfide”:

  • Migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia
  • Ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica
  • Supportare la transizione verde e digitale
  • Innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di occupazione

Le missioni

Le missioni, cioè le aree in cui saranno articolati i vari progetti, sono raggruppate in sette aree di intervento:

  • Digitalizzazione ed innovazione
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica
  • Competitività del sistema produttivo
  • Infrastrutture per la mobilità
  • Istruzione e formazione
  • Equità, inclusione sociale e territoriale
  • Salute

Di seguito passeremo in rassegna le primi tre con i relativi obiettivi.

Digitalizzazione e innovazione

La prima missione è dedicata a Digitalizzazione ed innovazione e muove da una serie di rilievi di fatto. Il primo è che la spesa per ricerca e sviluppo in Italia è sensibilmente inferiore alla media UE. Il secondo è che ci sono solo 23,1 ricercatori ogni 10.000 abitanti, poco più della metà della media UE; il terzo è che lo European Innovation Scoreboard colloca da anni l’Italia nel gruppo dei “moderatamente innovatori’’, in compagnia dei Paesi mediterranei e dell’Europa Orientale; il quarto è che nel 2019 in Italia il 76% della popolazione di 16-74 anni ha usato Internet negli ultimi tre mesi a fronte dell’87% dell’UE; il quinto è che in Italia soltanto il 22% dei cittadini dimostra competenze digitali avanzate, con quote fortemente differenziate per età (si veda l’indice DESI).

Per risolvere questi nodi, le azioni e gli obiettivi individuati sono:

  • Digitalizzazione della PA, sviluppo delle infrastrutture e servizi digitali del Paese (datacenter e cloud)
  • Identità digitale unica per cittadini e imprese
  • Completamento rete nazionale di telecomunicazione in fibra ottica
  • Interventi per lo sviluppo delle reti 5G
  • Innovazione tecnologica e digitalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico)
  • Potenziamento della digitalizzazione del patrimonio culturale
  • Interventi per una digitalizzazione inclusiva contro il digital divide.

Rivoluzione verde e transizione ecologica

Anche in questo caso si parte da alcune considerazioni. La prima è che l’Italia ha compiuto progressi nella riduzione delle emissioni di CO2 e nell’incremento della quota di fonti rinnovabili sul consumo di energia. Tuttavia ulteriori investimenti e riforme sono necessari per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dallo European Green Deal. L’inquinamento dei centri urbani rimane elevato e il 3,3% della popolazione vive in aree dove sono stati superati i limiti UE delle sostanze inquinanti. Infine, l’inquinamento del suolo e delle acque è sopra soglia, soprattutto nella pianura padana.

Ecco allora che cosa il Governo vuole mettere in campo:

  • Investimenti finalizzati a conseguire obiettivi European Green Deal (inclusa la strategia «From farm to fork»)
  • Infrastrutture per la graduale de-carbonizzazione dei trasporti e mobilità di nuova generazione
  • Adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria
  • Miglioramento efficienza energetica e antisismica edifici pubblici e degli stabilimenti produttivi
  • Gestione integrata del ciclo delle acque (anche ai fini irrigui) e monitoraggio della qualità delle acque interne e marine ai fini degli interventi di contrasto all’inquinamento
  • Protezione ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici
  • Riconversione produzione e trasporto energia in chiave sostenibile
  • Investimenti per economia circolare (rifiuti, fonti rinnovabili)
  • Sostegno alla transizione ecologica per l’agricoltura, l’industria e la siderurgia (Taranto)
  • Valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale

Competitività del sistema produttivo

E veniamo alla terza area, quella più interessante per le imprese, che è quella dedicata alla “Competitività del sistema produttivo”.

Qui il Governo si propone in primis di rafforzare la capacità competitiva delle imprese del Paese, che – si ricorda – è ancora la seconda manifattura dell’UE. C’è la necessità di sostenere le PMI, motore propulsivo del Paese, favorendo processi di fusione patrimonializzazione e cooperazione tra reti di imprese. Occorre incentivare settori e filiere con un buon potenziale di crescita, ma anche migliorare la capacità di attrarre gli investimenti e favorire processi di reshoring. C’è poi la necessità di offrire sostegno all’internazionalizzazione, che è stato un fattore trainante della crescita economica del Paese tra il 2014 ed il 2019. Da ultimo, serve valorizzare il Made in Italy e il patrimonio culturale e paesaggistico come leva di sviluppo.

Ecco quindi le azioni che saranno messe in campo.

  • Transizione X.0 (la voce lascia pensare a un’evoluzione del modello 4.0, ndr)
  • Investimenti in R&S, tecnologie emergenti e trasferimento tecnologico
  • Politiche per l’attrazione di Investimenti Diretti Esteri e a favore del reshoring
  • Rafforzamento del Patto per l’export e sostegno all’internazionalizzazione delle filiere strategiche (settore agroalimentare, industriale e turistico)
  • Potenziamento degli strumenti finanziari per la maggior competitività delle imprese sui mercati internazionali
  • Potenziamento dell’ecosistema digitale per la promozione dell’industria culturale e del turismo

Infrastrutture per la mobilità

Sul tema delle infrastrutture per la mobilità vi è il riconoscimento della necessità di una “nuova stagione di pianificazione strategica di medio periodo, con un piano di sviluppo integrato, sostenibile e interconnesso per un Paese più competitivo, equo e vivibile, riducendo il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno”.

  • Rete ferroviaria: completamento dei corridoi TEN-T (Trans European Network-Transport)
  • Alta velocità di rete per passeggeri e merci
  • Sviluppo della rete stradale e autostradale, ponti e viadotti
  • Smart districts e intermodalità logistica integrata
  • Mobilità pubblica e privata a impatto ambientale sostenibile

Istruzione, formazione e ricerca

Il Programma punterà a migliorare gli output educativi (risultati dei test, quota di diplomati e laureati) e a ridurre l’incidenza dell’abbandono scolastico precoce. L’Unione Europea ha raggiunto e superato l’obiettivo del 40% di popolazione in possesso di un titolo di studio terziario: nel 2019 la quota è del 41,3%. In Italia soltanto il 27,6% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario (33,8% delle donne e 21,6% degli uomini).

Per quanto riguarda didattica e relativi strumenti gli obiettivi previste sono:

  • Digitalizzazione dei processi e degli strumenti di apprendimento
  • Adeguamento competenze a esigenze economia e standard internazionali
  • Miglioramento delle conoscenze digitali, economiche, istituzionali e per la sostenibilità
  • Lifelong learning e formazione lavoratori e cittadini inoccupati
  • Misure di contrasto all’abbandono scolastico
  • Politiche mirate ad aumentare la quota di giovani diplomati o laureati
  • Riqualificazione, formazione e selezione del personale docente. Rafforzamento delle competenze di laureati e dottori di ricerca

Quanto alle infrastrutture scolastiche e universitarie:

  • Riqualificazione o ricostruzione in chiave di efficienza energetica e antisismica
  • Cablaggio con fibra ottica
  • Potenziamento 0-6 asili e infanzia
  • Infrastrutture per e-learning
  • Lab Tech e innovation ecosystems

Equità e inclusione sociale

La disuguaglianza in Italia si è fortemente accentuata negli anni successivi alla crisi finanziaria globale, così come la povertà assoluta e relativa. Prioritaria è la riduzione dei divari di genere da tenere in debita considerazione per tutti i progetti e le azioni di cui al PNRR. Permangono inoltre forti disparità a livello territoriale, a partire dal divario persistente tra Nord e Sud. Le politiche sociali e di sostegno della famiglia sono state notevolmente rafforzate negli ultimi anni. È ora necessario inserirle in un quadro organico e coerente per rafforzare la coesione sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Necessario migliorare la qualità della vita quotidiana anche attraverso la rigenerazione e riqualificazione del tessuto urbano, soprattutto periferico.

Gli obiettivi schedulati sono:

  • Attuazione del Piano per la Famiglia (Family Act) raccordata a riforma IRPEF
  • Politiche attive per il lavoro e l’occupazione giovanile
  • Empowerment femminile: formazione, occupabilità, autoimprenditorialità
  • Attuazione del Piano Sud 2030 e della Strategia Nazionale delle Aree Interne
  • Rigenerazione e riqualificazione dei contesti urbani, borghi ed aree interne

Salute

Il Governo intende dare seguito alle misure a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) adottate con i recenti provvedimenti attraverso un piano di investimenti e misure organizzative e di politica industriale di medio-lungo termine. L’obiettivo per il SSN sarà di migliorare la qualità dell’assistenza, la capacità ricettiva degli ospedali, compresi i letti di terapia intensiva, la tempestività di risposta alle patologie infettive emergenti gravate da alta morbilità e mortalità, nonché ad altre emergenze sanitarie. Si investirà nella digitalizzazione dell’assistenza medica ai cittadini, promuovendo la diffusione del fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina. Uno specifico investimento sarà prontamente avviato sulla cronicità e le cure a domicilio per superare le attuali carenze del sistema delle RSA.

Gli obiettivi formalizzati sono:

  • Rafforzamento della resilienza e tempestività di risposta del sistema ospedaliero
  • Sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica
  • Digitalizzazione dell’assistenza medica e dei servizi di prevenzione
  • Rafforzamento della prossimità delle strutture del SSN
  • Integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali e ambientali
  • Valorizzazione delle politiche per il personale sanitario

Il documento

[Aggiornamento del 16/9) Qui di seguito il documento ufficiale datato 15 settembre

PNRR_Italia_15_09_2020_documento

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