Il livello di digitalizzazione dell’economia e della società italiana è ancora decisamente scarso e significativamente inferiore alla media europea. L’Italia, infatti, dopo il quartultimo posto registrato nel 2018, si posiziona anche nel 2019 tra gli ultimi Paesi europei nella classifica stilata dalla Commissione Europea sulla base all’indice DESI. Quest’anno il Belpaese supera la Polonia e si piazza al ventiquattresimo posto su ventotto Stati.
Indice degli argomenti
Mancano le competenze digitali di base
Ben tre persone su dieci non utilizzano ancora Internet abitualmente e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Tale carenza nelle competenze digitali si riflette anche in un minore utilizzo dei servizi online, dove si registrano ben pochi progressi. La scarsa domanda influenza l’offerta e questo comporta una bassa attività di vendita online da parte delle PMI italiane rispetto a quelle europee. Le imprese italiane presentano tuttavia un punteggio migliore per quanto riguarda l’utilizzo di software per lo scambio di informazioni elettroniche e social media.
Terzultimi sul capitale umano
Riguardo al capitale umano, l’Italia si piazza al ventiseiesimo posto fra gli Stati membri dell’UE e si trova quindi ben al di sotto della media UE. Il livello delle competenze digitali di base e avanzate degli italiani è al di sotto della media UE. Solo il 44% degli individui tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (57% nell’UE).
La percentuale degli specialisti in tecnologie informatiche (ICT) rimane stabile, sebbene questi abbiano una minore incidenza sulla forza lavoro rispetto all’intera UE (2,6% rispetto al 3,7% nell’UE). Per quanto riguarda i laureati in possesso di una laurea in ambito ICT, l’Italia si posiziona ben al di sotto della media UE con solo l’1% di laureati. Tra le donne che lavorano solo l’1% è specializzato in ICT.
Da sottolineare che solo il 92% delle persone di età compresa tra i 16 e i 24 anni usano abitualmente internet, il che posiziona l’Italia all’ultimo posto tra i 28 Stati membri dell’UE. In generale l’uso di servizi Internet rimane ben al di sotto della media UE. Il 19% degli individui residenti in Italia, quasi il doppio della media UE, non ha mai usato Internet.
Anche l’impresa non è abbastanza digitale
Sul fronte dell’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia si posiziona al ventitreesimo posto tra gli Stati membri dell’UE, come nel DESI 2018, ben al di sotto della media UE.
Ci sono stati alcuni progressi nell’uso di servizi cloud ed e-commerce, tuttavia le imprese Italiane non riescono ancora a sfruttare appieno le opportunità offerte dal commercio online.
Solo il 10% delle PMI vende online (ben al di sotto della media UE pari al 17%), solo il 6% effettua vendite transfrontaliere e solo l’8% circa dei loro ricavi proviene da vendite online. Oltre il 37% delle imprese condivide informazioni per via elettronica all’interno dei propri dipartimenti aziendali (percentuale al di sopra della media UE pari al 34%).
Secondo la Commissione Europea, per rafforzare la trasformazione digitale dell’economia italiana, è importante accrescere la consapevolezza della rilevanza della digitalizzazione nelle PMI. Quello di focalizzare alcuni incentivi sulle PMI è un passo nella giusta direzione, ma sono necessari ulteriori sforzi sistemici per elevare il loro livello di digitalizzazione a quello dei principali concorrenti delle aziende italiane.
I servizi digitali nel DESI 2019
L’Italia però non fa male su tutti i fronti. Per esempio, è in buona posizione, sebbene ancora al di sotto della media dell’UE, in materia di connettività e servizi pubblici digitali. I servizi pubblici online e open data sono prontamente disponibili e la diffusione dei servizi medici digitali è ben consolidata.
La copertura a banda larga e la diffusione del suo utilizzo sono in crescita (pur se quest’ultima rimane sotto la media), mentre sono ancora molto lenti i progressi nella connettività superveloce. L’Italia, inoltre, è a buon punto per quanto riguarda l’assegnazione dello spettro 5G, un parametro introdotto quest’anno nell’indice.
Sul fronte dei servizi pubblici digitali, l’Italia si piazza al diciottesimo posto tra gli Stati membri dell’UE, con buoni risultati per quanto riguarda gli open data e i servizi di sanità digitale. Presenta tuttavia uno scarso livello di interazione online tra le autorità pubbliche e l’utenza
Sale la connettività, ma non la banda ultraveloce
Con un punteggio complessivo in termini di connettività pari a 57,6, l’Italia si piazza al diciannovesimo posto fra gli Stati membri dell’UE, risalendo di ben sette posizioni rispetto alla classifica DESI dell’anno scorso. La copertura delle reti fisse a banda larga è leggermente aumentata fino a superare il 99,5%. L’Italia ha visto un ulteriore significativo incremento della copertura della banda larga veloce (NGA), raggiungendo il 90% delle famiglie e superando dunque la media UE (83%).
Per quanto riguarda invece la banda larga ultraveloce (100 Mbps e oltre) l’Italia appare ancora in ritardo (con una percentuale pari ad appena il 24% in confronto a una media UE del 60%) e si piazza in prossimità del fondo classifica (27º posto), pur se con un lieve tasso di crescita. Anche se le percentuali di utilizzo sono leggermente aumentate, l’Italia risulta ancora indietro rispetto alla media UE e si posiziona al ventiquattresimo posto fra gli Stati membri dell’UE. Con un totale di 89 abbonamenti ogni 100 persone, l’utilizzo della banda larga mobile rimane al di sotto della media UE (96 abbonamenti ogni 100 persone), mentre il punteggio relativo alla diffusione della banda larga veloce è nettamente migliorato, pur rimanendo basso in termini assoluti e relativi, piazzando l’Italia al 23º posto nell’UE. Sia la copertura che la diffusione della banda larga ultraveloce risultano ben al di sotto della media UE. Tuttavia i prezzi dei servizi a banda larga in Italia sono più bassi rispetto alla media UE.
Le novità del DESI 2019
Il DESI è l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società ed è lo strumento con il quale la Commissione Europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015.
I capitoli tematici presentano un’analisi a livello europeo di
- connettività a banda larga
- competenze digitali
- utilizzo di Internet
- digitalizzazione delle imprese
- servizi pubblici digitali
- settore ICT e relative spese in R&S, nonché ricorso ai finanziamenti di Horizon 2020 da parte degli Stati membri.
Al fine di migliorare la metodologia e prendere in considerazione gli ultimi sviluppi tecnologici, il DESI 2019 è stato allargato ai seguenti nuovi elementi di valutazione
- preparazione al 5G
- competenze digitali superiori a quelle di base
- competenze di base in materia di software
- specialisti TIC di sesso femminile
- laureati nel settore TIC
- individui che non hanno mai usato Internet
- social network professionali
- frequentazione di corsi online
- consultazioni e votazioni online
- vendita online da parte di individui
- big data
- scambio di dati medici
- ricette digitali