Il dogma della Confindustria sempre filogovernativa va in fumo a Milano. All’assemblea generale di Assolombarda, che si è svolta oggi alla Scala, il presidente Carlo Bonomi non ha nascosto tutte le sue perplessità di fronte all’azione del governo che ha ritoccato anche gli incentivi relativi all’Industria 4.0 e Impresa 4.0.
Partendo da un quadro generale dove, ha spiegato, si sta andando verso un’idea di Stato dispensatore di sussidi con “forme di ripulsa verso la stessa democrazia rappresentativa” e atteggiamenti anti scientifici e di contrasto alla tecnologia, Bonomi ha spiegato che come paese trasformatore non possiamo isolarci dal mondo ma dobbiamo aprirci ulteriormente.
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Tutti i no di Bonomi
No alle chiusure domenicali, “no a uno Stato che si oppone alle grandi opere”, no al decreto dignità “che esercita effetti contrari ai suoi obiettivi”, ha affermato con forza Bonomi con il pieno sostegno della platea, ricordando che nessun dato empirico “mostra che un pensionato che lasci anzi tempo il suo lavoro sarà sostituito da un lavoratore più giovane”.
“Dieci miliardi di reddito di cittadinanza dovevano andare alla creazione di un Fraunhofer italiano”, ha spiegato addentrandosi nei meandri della manovra rispetto alla quale critica la mancanza di investimenti che portano “a stime di crescita non credibili”. E infine, “Il governo del cambiamento non ha prodotto un vero cambiamento, ma tutti comprendiamo che il dividendo che si ricerca è quello elettorale e non quello della crescita”.
Industria 4.0 non è un incentivo
Più pacato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia secondo il quale nella manovra del governo c’è un metodo condivisibile e molte criticità nel merito. “Il metodo è di trasformare il patto di stabilità in patto di crescita e stabilità superando l’idea ristretta del saldo di bilancio ma definendo gli effetti sull’economia reale che vogliamo realizzare. Non ci spaventa un punto di sforamento in più o in meno e che il governo abbia messo in conto la procedura d’infrazione”, ha detto Boccia, che poi ha chiosato: “Il ridimensionamento di Industria 4.0 però non va certamente nella direzione di quella crescita che renderebbe credibile il proposito del Governo”.
Il presidente ha poi criticato il reddito di cittadinanza che non deve diventare un elemento per disincentivare il lavoro e ha chiesto la riapertura dei cantieri perché “le infrastrutture collegano territori e sono un’idea di società inclusiva”.
Rispetto ai provvedimenti sull’industria 4.0 Boccia ha chiesto che non venga depotenziata “perché è un messaggio forte della politica economica del paese. Industria 4.0 vuole dire usare la leva fiscale in termini selettivi e non quantitativamente rilevanti per spingere le scelte degli investimenti su un’industria ad alto valore aggiunto e ad alta intensità di produttività. Quello non è un incentivo ma una linea di indirizzo di politica economica dell’industria che noi immaginiamo”.
Le altre reazioni
Parzialmente positiva invece la reazione di Confartigianato. Il presidente Giorgio Merletti “condivide l’impostazione espansiva della manovra anche a debito purché fatta più di spese per investimento che di spese per assistenza”. L’apprezzamento riguarda anche le proroghe delle detrazioni fiscali per la ristrutturazioni degli immobili e la riqualificazione ed efficienza energetica, l’acquisto di mobili, la cura e sistemazione del verde. Bene, ha proseguito, il mantenimento delle agevolazioni fiscali per l’acquisto di beni strumentali all’attività di impresa (super ammortamento e iper ammortamento)”.
Reazioni più negative arrivano da Anima Confindustria Meccanica. “Proprio ora che i mercati rallentano – ha dichiarato al Sole 24 Ore il presidente Alberto Caprari – ci manca solo che riducano questi aiuti. Spero tolgano poche risorse perché qui sono in gioco i posti di lavoro”.
“Nel testo – aggiunge Massimo Carboniero, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre che qualche giorno fa aveva espresso l’augurio che il piano venisse rimodulato il meno possibile – non vedo traccia della formazione, ma cancellare il credito d’imposta sarebbe un grave errore perché il gap di competenze già oggi è un serio problema”.
E Carlo Robiglio, presidente della Piccola Industria di Confindustria, si chiede: “Ma come? Si mette la crescita al centro, come driver fondamentale della manovra, e poi si riducono gli incentivi agli investimenti?”.