Istat: con la manovra più tasse per le imprese

Secondo l’Istat la rimodulazione degli incentivi prevista dalla legge di bilancio genera un aumento del debito d’imposta Ires per il 37% delle imprese. La mini-Ires è meno conveniente di ACE e superammortamento. L’aggravio fiscale rispetto alla normativa vigente è maggiore tra le imprese fino a 10 dipendenti.

Pubblicato il 12 Nov 2018

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Le modifiche alle misure di incentivo per le imprese presenti nell’attuale disegno di legge di bilancio “generano una riduzione del debito d’imposta Ires per il 7% delle imprese, mentre per oltre un terzo – il il 37% – tale debito risulta in aumento”. Lo ha detto stamattina Maurizio Franzini, presidente facente funzione dell’Istat nel corso dell’audizione difronte alla Commissione Bilancio della Camera, che inizia oggi i lavori di esame del provvedimento. “L’aggravio medio d’imposta – ha detto Franzini – è pari al 2,1%”.

La mini-Ires non compensa la scomparsa di Ace e superammortamento

Com’è possibile, visto che in manovra ci sono diversi incentivi per le imprese, soprattutto piccole e medie? La risposta è chiara: “L’introduzione della mini-Ires (-1,7%) non compensa gli effetti dell’abrogazione dell’Ace (+2,3%) e della mancata proroga del maxi-ammortamento (+1,5%)”. Questo perché la platea di imprese destinatarie dell’incentivo è più ristretto rispetto a quelle che potevano fruire dei vecchi incentivi.

“Il beneficio della mini-Ires – ha spiegato Franzini – riguarderebbe una platea più ristretta di imprese; rispetto al numero di beneficiari potenziali la quota di imprese incapienti risulterebbe estremamente contenuta”.

La mini-Ires, infatti, “si riferisce a un numero limitato di beneficiari potenziali (attorno al 14%), una quota significativamente inferiore ai beneficiari potenziali dell’ACE e del maxi-ammortamento, provvedimenti che interessavano più di un quarto delle imprese. La limitazione della platea dei beneficiari è dovuta alla presenza dei vincoli previsti dalla legge: capienza degli utili non distribuiti, incremento effettivo dell’occupazione o degli investimenti rispetto al 2018. Rispetto all’applicazione della mini-IRES, la quota di imprese totalmente incapienti risulterebbe contenuta (1,8 punti percentuali). Inoltre, sul totale delle imprese beneficiarie (pari al 12,2%), solo l’1% potrebbe non sfruttare tutto il beneficio. Nel complesso il beneficio fiscale perso ammonterebbe a circa il 25% del totale”.

Considerando solo le imprese avvantaggiate dalla mini-Ires, “il combinato delle misure previste nella legge e della mancata proroga del maxi-ammortamento determinerebbe un aggravio medio di imposta (dell’1,4%); in questo sottoinsieme, le imprese avvantaggiate risulterebbero, tuttavia, in numero superiore a quelle svantaggiate (58,3% contro 41,3%)”.

Non solo: a essere svantaggiate sono proprio quelle micro e piccole imprese che si intendeva privilegiare: in termini distributivi, “l’abrogazione dell’ACE ha un impatto maggiore sulle micro imprese; al contrario, la mancata proroga del maxi-ammortamento incide soprattutto sulle medie e grandi imprese. La mini-IRES, invece, premia maggiormente le imprese medie e grandi”.

“L’aggravio fiscale rispetto alla normativa vigente è maggiore tra le imprese fino a 10 dipendenti”, ha detto Franzini. “Il combinato dei provvedimenti svantaggerebbe in misura minore le imprese manifatturiere ad alta tecnologia mentre a risentire di più della mancata proroga del maxi-ammortamento sarebbe un numero limitato di grandi imprese (soprattutto nei servizi ad alta tecnologia)”.

Difficile centrare l’obiettivo Deficit/Pil già nel 2018

La scure dell’Istat si abbatte anche sugli obiettivi sul PIL: “In termini meccanici – spiega Franzini – sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari a +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso per raggiungere gli obiettivi di crescita presenti nella Nota di aggiornamento al Def per il 2018”, cioè quel +1,2% indicato dal governo per il 2018. “Il mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica, in modo marginale per il 2018, ma in misura più tangibile per gli anni successivi”, ha aggiunto.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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