Politica industriale, i leader politici a confronto a Cernobbio: Salvini rilancia l’idea di ministero per l’AI e l’innovazione a Milano

Nel corso dell’ultima giornata del Forum di Cernobbio, organizzato da The European House – Ambrosetti, i leader dei principali partiti politici si sono confrontati sui temi dei loro programmi per le elezioni del prossimo 25 settembre con un focus sulla transizione energetica e le politiche per l’industria. Da Salvini l’idea di creare un Ministero per l’Intelligenza Artificiale, l’innovazione e la digitalizzazione con sede a Milano

Pubblicato il 04 Set 2022

937fe00ec62936f962cc286a35d2c331

PNRR, ambiente, energia, costo del lavoro, ma anche il ruolo dell’Italia nello scacchiere internazionale: sono i temi che hanno visto confrontarsi i leader dei principali partiti politici nella tavola rotonda che ha concluso la 48esima edizione del forum di Ambrosetti, tenutosi dal 2 al 4 settembre nella consueta location di Villa d’Este, a Cernobbio.

Calenda: “Il problema dell’Italia è l’incapacità di realizzare i progetti”

Ad aprire il dibattito, moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, è stato il leader di Azione, Carlo Calenda (i leader politici sono intervenuti secondo ordine alfabetico e così li riportiamo in questo articolo), che ha insistito sulla necessità di continuità con quanto fatto dall’Esecutivo uscente, elogiando la figura di Mario Draghi, come “l’italiano più illustre”, di cui il Paese ha ancora bisogno.

Per Calenda il problema dell’Italia è l’impossibilità di realizzare quelle misure (dalle riforme alle infrastrutture) di cui l’Italia ha bisogno. “In Italia non c’è cultura della gestione, il problema non è fare i programmi ma realizzarli“, spiega, portando ad esempio quanto da lui fatto come Ministro dello Sviluppo economico con il Piano Industria 4.0, realizzato “con 12,5 miliardi di euro che nessuno aveva speso”.

Una cultura che si crea, spiega Calenda, affidando i ministeri a persone con comprovata ed estesa esperienza in gestione e non “nazionalizzando tutto, sommergendo le persone con i bonus per nascondere i problemi e pretendendo che lo Stato faccia tutto quando non riesce a svolgere i suoi compiti essenziali”.

Il programma “di spirito repubblicano” proposto dal leader di Azione punta su sicurezza, istruzione e sanità. Ma non è mancato il riferimento alla politica ambientale, che deve allontanarsi dalla battaglia ideologica per puntare, in cambio, su obiettivi realizzabili.

“Non si può continuare con gli ETS ( il sistema di cap-and-trade di quote di emissioni per le industrie ad alta intensità energetica e il settore della produzione di energia, ndr) con i prezzi dell’energia a questi livelli, non si può pensare di dire ancora no al nucleare”.

Conte: “Investire oggi sulla transizione energetica per non pagare un prezzo sociale più alto domani”

È largamente dedicato alla transizione ecologica l’intervento di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle e unico in videocollegamento.

Il leader pentastellato parte citando alcuni studi di McKinsey e della Oxford Review of Economic Policy per sottolineare come le analisi confermino che gli investimenti green generino, rispetto a quelli nelle fonti energetiche fossili, il triplo dei posti di lavoro. 

Conte sottolinea, soprattutto, che il costo sociale dei mancati investimenti nel presente rischia di gettare il Paese in una spirale recessiva. Tuttavia, per realizzare questi investimenti, occorrono politiche monetarie adeguate da parte della BCE.

“L’inflazione è alta – è vero – ma è importata, determinata da colli di bottiglia della supply chain e quindi dubito che l’abbandono di programmi di acquisto e l’aumento dei tassi siano le scelte migliori per tenere a bada l’inflazione”, commenta.

Nel suo discorso Conte dà ampio spazio sia a quanto si è potuto fare, nell’ambito della sostenibilità, grazie alle politiche europee (primo fra tutti il Green New Deal), sia a quanto altro si sarebbe potuto raggiungere se queste azioni comuni fossero state implementate prima e più prontamente: il riferimento è sia alla diversificazione delle fonti che a una politica di acquisto e stoccaggio comune di gas.

Il discorso dell’ex Premier prosegue con la difesa di alcuni punti cardine dell’azione dei governi di cui ha fatto parte, come:

  • il superbonus 110%, che per il leader dei 5 Stelle deve essere un modello da privilegiare, anche se può essere rimodulato ad un tasso inferiore. “Non è vero che  ha portato a un aumento del costo nel settore delle costruzioni, un settore che nel 2018 era completamente disastrato e che ora ci permette di essere il motore d’Europa”
  • il cashback, che ha incentivato l’adozione dell’identità digitale (SPID) da parte dei cittadini

E sul lavoro il leader dei 5 Stelle si dice preoccupato per il record di contratti a termine che si sta registrando in Italia, segnale tutt’altro che incoraggiante.

Letta: “No a rinegoziazioni del PNRR”

Inizia con un richiamo alla responsabilità – rivolto sia alle forze politiche che ai cittadini – il discorso di Enrico Letta, Segretario del Partito Democratico.

L’impegno della politica deve essere quello di evitare a tutti i costi la recessione, cogliendo “i segnali di speranza che nonostante le difficoltà si registrano ancora ad oggi e che derivano da un mondo fatto di imprese dinamiche e innovative e che hanno bisogno che la politica e la Pubblica Amministrazione fornisca risposte”.

E per quanto riguarda il PD, le risposte che Letta intende dare al Paese si muovono lungo tre principali direttive:

  • transizione energetica, continuando la strada della diversificazione delle fonti e raggiungendo l’indipendenza energetica con i rigassificatori di Ravenna e Piombino e nuovi impianti basati sulle energie rinnovabili. Un tema che richiede anche “che l’Europa sia all’altezza di questo momento” e che quindi intervenga sul prezzo del gas, disaccoppiandolo da quello dell’elettricità generata da fonti rinnovabili
  • lavoro, intervenendo per abbassare il cuneo fiscale, combattendo il lavoro a nero e aumentando la sicurezza
  • PNRR, “stella polare” dell’azione del PD su cui l’Italia si gioca la credibilità a livello internazionale. “Niente balletti sull’inaffidabilità del Piano e no a rinegoziazioni, che ci farebbero perdere i fondi”, spiega il Segretario del PD

Giorgia Meloni: “La globalizzazione senza regole ha fallito”

Inizia con la riaffermazione del ruolo dell’Italia sullo scacchiere internazionale (quindi nella Nato e nell’Europa) il discorso di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, per poi spostarsi velocemente verso la necessità di recuperare sovranità rispetto ad alcuni “totem considerati indiscutibili e che hanno messo a nudo la fragilità di alcune convinzioni e che ci spingono a ripensare gli attuali modelli di sviluppo”.

Il primo di questi totem, spiega Meloni, è la globalizzazione senza regole che ha portato a uno spostamento della ricchezza verso oriente.

La leader di Fratelli di Italia insiste quindi sulla necessità di riorganizzare le catene del valore, riportandole in Italia, in Europa, oppure nei Paesi “amici” (friendshoring), poiché ritiene che “il conflitto in Ucraina sia solo la punta dell’iceberg di un conflitto ancora più ampio che riguarda la revisione degli equilibri mondiali, dove l’Europa rischia di cadere sotto l’influenza cinese”. 

L’intervento della leader di FdI tocca vari punti, dal tetto al prezzo del gas passando dall’eliminazione del reddito di cittadinanza, alla flat tax (che per Meloni deve essere incrementale), fino al PNRR. “Non è un’eresia dire che può essere perfezionato, visto che è stato scritto non tenendo conto di problemi che sono sorti successivamente”.

La ridiscussione del Piano, secondo Giorgia Meloni, può essere l’occasione per prendere scelte migliori anche in materia di politica industriale, come nel caso dell’economia blu – un’opportunità che, ad oggi, l’Italia non ha ancora colto – e in materia di difesa del Made in Italy, attraverso la protezione dei marchi italiani.

Salvini: “Il Ministero per l’Intelligenza Artificiale, l’innovazione e la digitalizzazione sia a Milano”

È largamente dedicato alle sanzioni contro la Russia – e più precisamente al fatto che non stiano ottenendo i risultati sperati, mentre stanno mettendo in ginocchio le imprese e le famiglie del nostro Paese – il discorso di Matteo Salvini, leader della Lega.

Dopo un accenno alla flat tax “che in Italia esiste già (il riferimento è al regime agevolato per liberi professionisti under 35, ndr) e che ha permesso l’apertura di 549.000 Partite Iva anche durante la pandemia”, il leader della Lega ribadisce la necessità di dire di sì al nucleare.

Poi Salvini ringrazia uno dei partecipanti al forum per l’idea di ospitare il Ministero per l’Intelligenza Artificiale, l’innovazione e la digitalizzazione a Milano, “dove ci sono i brevetti, dove si fa innovazione”, spiega il leader della Lega.

Una proposta accolta con favore da Assolombarda e Confcommercio Milano, Monza e Brianza, Lodi che – attraverso una nota congiunta diffusa il 5 settembre –  hanno espresso il proprio appoggio al trasferimento del Ministero dell’Innovazione nel capoluogo lombardo.

“Milano, hub internazionale dell’innovazione e dell’impresa, costituisce, oggi, la sede ideale e naturale del dicastero: nel suo territorio, del resto, si concentra il motore economico del Paese, caratterizzato da un tessuto di imprese che, anche nei periodi di crisi, non ha mai rinunciato a perseguire lo sviluppo tecnologico e a stimolare la crescita”, si legge nella nota.

A Milano, sostengono le Associazioni, il Ministero si avvarrebbe anche del contributo delle Università e dei centri di ricerca pubblici e privati, “che si sono ormai consolidati, a livello globale, come luoghi dell’eccellenza e della sperimentazione”.

“Allo stato attuale, dunque, non ci sono ragioni per non dare seguito alla proposta: è, però, necessario invitare tutte le parti coinvolte in questo grande progetto a un tavolo di coordinamento che accolga, coi fatti, la scelta di ospitare il Ministero dell’Innovazione”, conclude la nota.

Tajani: “Non credo alla papessa Thunberg, ma dobbiamo lasciare ai nostri figli un mondo migliore”

Il confronto si conclude con l’intervento di Antonio Tajani, Coordinatore di Forza Italia. Un discorso incentrato sulla necessità di difendere le imprese italiane da una burocrazia troppo lenta, da una pressione fiscale troppo elevata – “pagare meno ma pagare tutti” è la frase utilizzata dall’ex Presidente del Parlamento europeo – da una giustizia troppo lenta e da regole di concorrenza sleale.

“Sono favorevole agli investimenti stranieri nel nostro Paese, ma non se vuol dire venire in Italia, cogliere il nostro saper fare e poi esportarlo all’estero facendoci concorrenza sleale”, commenta.

Il riferimento alla questione ambientale inizia con la presa di distanze dal movimento ambientalista “della Papessa Thunberg”.

“Non credo in lei, così come non credo che per realizzare la transizione verde occorra imporre lo stop alla vendita dei veicoli non elettrici. La transizione ambientale deve essere svincolata da visioni ideologiche, ma dobbiamo lasciare un mondo migliore ai nostri figli”, commenta.

“Basta al partito del no, che blocca interventi come il TAP e la Gronda di Genova. Se si fosse fatta la Gronda, magari il Ponte Morandi non sarebbe crollato” aggiunge.

Il Coordinatore di Forza Italia conclude l’intervento parlando di diversificazione energetica (e quindi anche di nucleare) e di politica estera. In particolare, Tajani insiste sull’importanza dell’internazionalizzazione, ovvero di saper creare imprese che possano competere in Europa come “grandi campioni”.

Un traguardo che si può raggiungere solamente attraverso la formazione e superando quel pregiudizio culturale che ancora persiste verso gli ITS. “Non esiste una formazione di serie A e di serie B. Un cameriere non deve saper leggere greco e latino, deve avere altre competenze. E questo non vuol dire che quella professionale sia un’istruzione inferiore alle altre”, conclude.

Il video

Valuta la qualità di questo articolo

C
Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

email Seguimi su

Articoli correlati

Articolo 1 di 5