Dopo un biennio 2020-2021 di (sorprendente) forte crescita, l’industria della meccanica, secondo le stime dell’ufficio studi di Anima Confindustria Meccanica Varia, chiuderà l’anno con un valore della produzione in crescita del 5,3%, portandosi dai 52 miliardi del 2021 a 54,5 miliardi.
Si tratta tuttavia di un risultato che testimonia una sostanziale stabilità del mercato, considerato che il dato riflette l’andamento dell’inflazione (è frutto del prodotto tra volumi di produzione e prezzi).
A pagare dazio sarà la marginalità: nel secondo semestre 2022 oltre la metà delle imprese prevede una riduzione dei profitti superiore al 10%.
Sono risultati che “fanno comunque ben sperare”, commenta Marco Nocivelli, a cui oggi è stato rinnovato il mandato di presidente di Anima Confindustria, “segno della forza con cui la meccanica italiana sta reagendo alla terribile congiuntura di crisi energetica, impennata dei prezzi e scarsa reperibilità dei materiali, anche grazie al traino del nostro export di eccellenza. Non possiamo però ignorare l’aumento vertiginoso dei costi di produzione per le imprese: per 2 aziende su 5 oltre il 40%”.
Indice degli argomenti
Export e mercato interno
A generare la crescita, almeno dei valori nominali, è comunque l’export.
Se nel 2021, complice anche la pandemia che nel 2020 aveva bloccato il commercio internazionale, le esportazioni della meccanica erano cresciute del 14,2%, nel 2022 è prevista una crescita delle esportazioni del 5,1% rispetto all’anno scorso a 30,9 miliardi di euro.
“Oggi dobbiamo fare i conti – dice Nocivelli – con un mercato interno che cresce poco, a differenza dell’export che sembra dare segnali positivi”.
L’export, prosegue il presidente di Anima Confindustria, “può costituire uno strumento strategico di rilancio per il nostro settore e l’intera economia italiana e come tale necessita di adeguato sostegno. Per questo è al centro delle cinque proposte che abbiamo presentato oggi nel Manifesto della meccanica per il 2023”.
Il mercato interno è invece sostanzialmente fermo, alle prese con le incertezze che hanno cambiato le priorità, spingendo la richiesta di efficienza e sostenibilità, ma che ancora dominano lo scenario internazionale: dall’aumento dei costi energia, ormai insostenibile per alcuni dei comparti rappresentati da Anima, ai problemi della logistica non ancora risolti, alla carenza di componentistica elettronica (presente nei macchinari e nei prodotti elettromeccanici).
L’energia
I costi di produzione e delle bollette energetiche sono aumentati mediamente per tutte le aziende tra il 10% e il 30% rispetto al secondo semestre del 2021.
Di questo Anima Confindustria non poteva non tener nella redazione del Manifesto della meccanica per il 2023, il documento che raccoglie le proposte di Anima per il sostegno e lo sviluppo dell’industria meccanica.
Nel Manifesto sono proposte cinque linee di azione che saranno portate all’attenzione del nuovo Governo per sostenere e valorizzare l’industria nazionale. Oltre alla già citata tutela dell’export, gli altri quattro sono:
- l’incentivazione di tecnologie d’avanguardia come fattore abilitante della transizione green
- l’efficienza energetica a 360°
- l’orientamento del mercato verso criteri di qualità tecnologica e di rispetto delle norme vigenti
- la valorizzazione e professionalizzazione del fattore umano che dà valore al comparto.
L’occupazione
Il comparto impiega circa 225.000 persone, ma il dato occupazionale – fa notare Nocivelli – “fatica molto a crescere. Pesano, infatti, sulle aziende, l’aumento dei costi di produzione e la scarsità delle materie prime, fattori che determinano un’effettiva diminuzione della marginalità per le imprese e limitano la disponibilità di investimenti in capitale umano”.
I dati raccontano di una stabilità occupazionale negli ultimi due anni, con valori che si aggirano intorno al +0,2% nel 2021 e una previsione di crescita del +0,5% nel 2022. “Come emerso dall’ultimo sondaggio diffuso alle imprese associate – prosegue Nocivelli – circa il 55% delle aziende prevede una stabilità dell’occupazione nei prossimi 12 mesi, mentre il 16,9% considera addirittura una diminuzione”.
Anche per tutelare l’occupazione – osserva Nocivelli – “è importante supportare l’industria manifatturiera italiana, ponendo un limite al prezzo del gas e incentivando la diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Non mettiamo a rischio le imprese che tanto hanno fatto bene in questi anni”.