L’industria italiana dei beni strumentali rappresentata da Federmacchine, la federazione che raggruppa 12 associazioni di costruttori di macchinari, chiuderà il 2023 superando di slancio il record stabilito nel 2022. Un dato brillante che però nasconde una doppia anima: da un lato la crescita imperiosa dell’export; dall’altra il primo calo del mercato interno dopo l’exploit scatenato dagli incentivi previsti dal piano Transizione 4.0. E per il 2024 il trend sembrerebbe confermarsi, con un calo più marcato della domanda nazionale che dovrebbe incidere però di più della ridotta crescita dell’export.
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I numeri 2023 di Federmacchine, sale l’export, scende il consumo
Vediamo quindi nel dettaglio i risultati conseguiti dai costruttori di macchinari rappresentati dalle 12 associazioni federate in Federmacchine: Acimac (ceramica), Acimall (legno), Acimga (grafica), Acimit (tessile), Amafond (fonderie), Amaplast (gomma plastica), Assomac (calzature e pelle), Confindustria Marmomacchine (marmo), Federtec (trasmissione della potenza), Gimav (vetro), Ucima (packaging), Ucimu-Sistemi Per Produrre (macchine utensili).
Il fatturato 2023 si chiuderà sfiorando i 57 miliardi a quota 56.935 milioni, in crescita del 2,8% rispetto al 2022.
L’export cresce del 5,1% portandosi a quota 37.426 milioni, pari al 65,7% del totale: in pratica due macchinari su tre sono venduti all’estero.
E passiamo ai dati negativi. Le consegne dei costruttori sul mercato interno passano da 19.800 milioni a 19.509 milioni (-1,5%). Gli acquisti di macchinari dall’estero crescono leggermente, passando da 11.940 milioni a 11.987 milioni (+0,4%). Sommando l’andamento delle vendite in Italia da parte dei costruttori italiani ed esteri, il consumo di macchinari da parte delle aziende manifatturiere italiane passa da 31.740 milioni a 31.496 milioni registrando un calo dello 0,8%.
Le prospettive per il 2024
Le prospettive per il 2024 sono sostanzialmente in continuità con l’andamento 2023. L’export crescerà ancora (+0,6%), mentre le vendite dei costruttori italiani sul mercato nazionale perderanno il 4,6%. Il consumo da parte delle aziende manifatturiere italiane calerà del 2,9%.
A fare le spese della minore crescita dell’export e del più accentuato calo della domanda nazionale sarà anche il fatturato, previsto in calo dell’1,2%.
Bettelli: “Servono incentivi stabili per aggiornare il parco macchine”
Nel commentare i dati, il nuovo presidente di Federmacchine Bruno Bettelli sottolinea come la riduzione da gennaio 2023 dell’aliquota per il credito di imposta 4.0 abbia inciso negativamente sulle vendite di nuovi macchinari, unitamente all’attesa di nuovi incentivi per il 2024.
“È evidente che il dimezzamento dell’aliquota per il credito di imposta 4.0 per gli acquisti di nuovi macchinari, sceso nel 2023 al 20%, ha avuto impatto sulle nostre vendite ed è altrettanto evidente che in questi ultimi mesi dell’anno i clienti abbiano rallentato i loro investimenti in attesa di conoscere quali saranno i provvedimenti a disposizione nel 2024”, dice.
L’associazione chiede quindi chiarezza sugli incentivi futuri, soprattutto con riferimento a quel Piano Transizione 5.0 a cui si affidano in parte le speranze dei costruttori di macchinari. “Attendiamo di capire come potranno essere utilizzate le risorse destinate al Piano Transizione 5.0 e finanziate dal fondo Re-power EU: bene l’idea di legare incentivi all’acquisto di nuovi macchinari al tema del green manufacturing e digitalizzazione e di prevedere misure per la formazione. Ma deve essere chiaro, fin dai primi mesi dell’anno nuovo, quali saranno gli effettivi provvedimenti a disposizione delle imprese”.
Bettelli però chiede anche che il Governo disponga un sistema di misure strutturali e stabili, che permettano quindi di andare oltre la pianificazione anno per anno, per favorire la sostituzione delle tecnologie obsolete e migliorare la competitività del settore manifatturiero italiano.