Nonostante un certo grado di incertezza dovuto a svariati fattori, tra cui l’impatto sulle attività produttive esercitato dalla carenza di semiconduttori e altri componenti, dall’inflazione e dalle improvvise fluttuazioni dei tassi di cambio, nel semestre 1 aprile – 30 settembre 2022, il produttore di automazione di fabbrica, robot e robomacchine Fanuc Group ha registrato investimenti di capitale in attivo nell’intero settore manifatturiero e vendite nette consolidate per un totale di 3,2 miliardi di euro (416,128 milioni di yen), con un aumento del 18,4%.
Al fine di preservare fornitura e servizio ai clienti, il Gruppo ha messo in campo svariate misure, come l’adozione di parti alternative e il re-design di alcuni prodotti. L’utile ordinario consolidato è stato di 888 milioni di euro (115,47 milioni di yen), con un aumento del 7,2%, mentre l’utile netto attribuibile ai soci della controllante ammonta a un totale di 647 milioni di euro (84,214 milioni di yen), con un aumento del 7,1% rispetto al periodo corrispettivo dell’esercizio fiscale precedente.
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L’andamento delle divisioni
La Factory Automation Division ha registrato vendite nette pari a 995 milioni di euro (129,450 milioni di yen), in crescita del 24,5% rispetto al periodo corrispettivo dell’esercizio fiscale precedente. La domanda complessiva nell’industria delle macchine utensili, ossia il mercato primario per i sistemi CNC, è rimasta a un livello elevato; le prestazioni in Europa, Americhe, Asia e Giappone sono rimaste solide, così come sono aumentate le vendite in CNC. La Cina ha invece registrato un calo della domanda dovuto alla politica zero Covid-19 e ai relativi blocchi.
La Robot Division conferma vendite nette pari a 1,24 miliardi di euro (161,641 milioni di yen), in aumento del 33,4% rispetto al semestre corrispettivo dell’anno precedente. Le vendite in Cina si confermano forti, principalmente per quanto riguarda i veicoli elettrici e i settori legati all’IT. Lo stesso vale per le vendite negli Stati Uniti per il segmento dell’industria generale e dell’automotive, in particolare dei veicoli elettrici. Anche in Europa le vendite per l’industria generale sono rimaste forti, mentre in Giappone si sono attestate su livelli simili a quelli del periodo precedente.
La Robomachine Division ha registrato vendite nette per 547 milioni di euro (71,110 milioni di yen), in calo del 12,3% rispetto al corrispondente periodo dell’anno fiscale precedente. Le Roboshot (macchine elettriche per lo stampaggio a iniezione) hanno continuato a registrare un elevato livello di vendite grazie alla forte domanda dei mercati IT e medicale, così come le Robocut (macchine a elettroerosione a filo) grazie a una forte domanda dei settori dell’informatica e dei componenti automobilistici. Le vendite di Robodrill (centri di lavoro verticali) sono invece calate a causa di una flessione della domanda da parte dei mercati di personal computer, tablet e smartphone.
Con una particolare attenzione alla politica del “Service First”, la Service Division si sta rafforzando, migliorando l’efficienza e introducendo attivamente soluzioni IT. Le vendite nette della Divisione ammontano a 414 milioni di euro (53,927 milioni di yen), in aumento del 19,1% rispetto al corrispondente periodo dell’anno fiscale precedente.
I risultati in Italia
“I primi sei mesi del nostro esercizio fiscale continuano a descrivere un andamento positivo anche per quel che riguarda il mercato italiano”, conferma in una nota Marco Delaini, Managing Director Fanuc Italia.
“Nonostante Fanuc Italia arrivi da un anno record come il FY 2021, stiamo registrando un’ulteriore crescita pari al 9% rispetto al corrispettivo semestre dell’anno precedente, con un fatturato di 95 milioni e oltre 2400 ordini – dati che confermano come il mercato in Italia continui a descrivere uno scenario positivo quanto all’adozione dell’automazione industriale. Inoltre, rispetto alle difficoltà che vediamo in Europa in materia di approvvigionamento energetico, Fanuc gode di una situazione privilegiata in quanto sfrutta principalmente l’elettricità come fonte di energia nelle proprie fabbriche giapponesi altamente automatizzate e robotizzate. Essendo poi il Giappone molto meno dipendente a livello energetico rispetto ai Paesi europei, non prevediamo impatti negativi nei nostri stabilimenti produttivi o da parte dei nostri fornitori, basati principalmente in Giappone e nei Paesi asiatici”.