Se Industria 4.0 si focalizza sulla digitalizzazione delle imprese, il passo successivo, l’Industria 5.0 “si baserà su valori sociali ed ecologici”, rimarca Toshio Horikiri, presidente di Toyota Engineering Corporation ed esperto di innovazione industriale, intervenuto come ospite d’eccezione a un incontro organizzato dal Competence Center Smact in collaborazione con Considi.
Secondo il guru giapponese, da 36 anni in Toyota, ci sono delle nette differenze tra il mondo 4.0 e la sua nuova evoluzione 5.0: il primo rappresenta una forte spinta tecnologica verso il digitale nelle aziende, nelle fabbriche e nel lavoro. I suoi pilastri sono la connettività, le piattaforme in rete, Big data e Analytics, robotica e automazione.
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La tecnologia resta fattore abilitante
Anche l’Industria 5.0 sarà fatta di innovazione, ma più orientata alla centralità delle persone, all’attenzione agli aspetti sociali, ecologici, di sostenibilità e resilienza.
Insomma, le tecnologie non faranno certo un passo indietro, anzi.
“L’intelligenza artificiale darà un grande aiuto e contributo a migliorare le cose in molti campi delle attività umane, dalla conoscenza alla sanità, dalla produzione alla mobilità”, anticipa Horikiri. “Nel mondo 5.0 però le tecnologie non saranno focalizzate solo sul miglioramento della produzione, ma anche sul miglioramento della qualità della vita delle persone, di tutte le persone”.
Questo approccio porta all’idea di “Society 5.0“, spiega il manager giapponese, “per passare a una strategia complessiva, anche politica e non solo economica, centrata sulla società e sugli individui piuttosto che sull’industria”.
La Society 5.0: umano-centrica, inclusiva, sostenibile
Una società in cui tecnologie e innovazione continueranno ad avere un ruolo rilevante, essenziale, ma diverso rispetto a questi ultimi anni: i sistemi IoT contribuiranno alla condivisione della conoscenza, l’Artificial intelligence e la robotica libereranno le persone dai lavori più faticosi e usuranti. Per un approccio umano-centrico, inclusivo, sostenibile, resiliente, e anche guidato dalla sperimentazione.
Poi Horikiri volge lo sguardo alla situazione e alle prospettive del suo Paese, il Giappone, con analogie interessanti rispetto all’Italia: nella terra del Sol levante le PMI sono il 99% delle aziende, e riuniscono l’80% della forza lavoro. Ma soprattutto – rileva – “sono la chiave per diffondere la nuova rivoluzione industriale in Giappone”, perché “le PMI giapponesi sono più ricettive e dinamiche nel seguire il cambiamento”, mentre le aziende più grandi “sono più lente, ingessate, e di fronte agli errori rallentano ancora di più la loro innovazione”.
Una società migliore passa attraverso PMI solide
Per questo il manager nipponico non ha dubbi: “una società migliore passa attraverso PMI solide”.
Ne cita due, tra le migliaia, la Hikari Deushi e la Kikuchi Precision, e fa notare: “Entrambe hanno innovato i loro processi interni attraverso IoT e App per smartphone, utilizzate dagli addetti ai lavori: con nuove applicazioni e device che costano anche poco, ad esempio attorno ai 100 euro ciascuno, hanno migliorato la logistica interna, la gestione del magazzino, i flussi di produzione e controllo di qualità”.
Poi, dalla forza e dalle potenzialità delle PMI, il presidente di Toyota Engineering Corporation focalizza l’attenzione sulla sua azienda, e illustra le sfide da affrontare per Toyota, che – ricordiamolo – nel 2000 ha lanciato sul mercato Prius, la prima auto ibrida prodotta in serie.
Crescita e innovazione con nuove partnership
“Per una multinazionale globale come Toyota – spiega il manager – lo sviluppo nel futuro riguarda ad esempio la mobility as a service, l’open collaboration a livello globale. E poi saranno determinanti il re-design organizzativo all’interno dell’azienda, e di un colosso del genere, e anche la crescita e l’innovazione attraverso nuove partnership”.
La multinazionale giapponese non pensa però solo alle automobili e alla mobilità, è suo anche il progetto visionario della Woven city, che ha obiettivi molto ambiziosi e pretenziosi, ai limiti dell’azzardo: “la Woven city di Toyota vuole essere la città ideale del futuro”, spiega, “un concentrato di tecnologie e soluzioni umano-centriche, per migliorare la qualità della vita e del lavoro, e per raggiungere la felicità per tutti”.
Nel deserto di Dubai e degli Emirati Arabi si può pensare di progettare e poi realizzare una nuova città da zero, una nuova e avveniristica metropoli ‘perfetta’, ma in Europa e qui in Italia ci ritroviamo a dover fare i conti con città cresciute in modo spesso disordinato e caotico attraverso i secoli, centri non ideati per l’assalto del traffico del terzo millennio. Ma anche qui nuove tecnologie e soluzioni, reti 5G e intelligenza artificiale, promettono di cambiare le cose, e auspicabilmente di migliorarle.