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Ocse e Confartigianato: “Digitale, capitale umano e cooperazione leve fondamentali per l’innovazione e l’imprenditorialità”

Unire e valorizzare le competenze artigianali e del territorio con quelle del Digitale e dell’innovazione è fondamentale per creare innovazione e nuovo sviluppo

Pubblicato il 22 Set 2023

innovazione digitale


In Italia la qualità del prodotto è sempre stata fatta innanzitutto da artigiani e PMI, che sono alla base del successo anche delle grandi imprese del Made in Italy, dalla moda al design alla meccanica.

Ma mentre in passato – e per decenni – questo successo è stato determinato da una forte dose di competenze specifiche e di “fiuto” imprenditoriale, con minore rilevanza della tecnologia, la sfida che ora le imprese e il Paese devono vincere è quella di mettere insieme capitale umano adeguato e strumenti innovativi. Perché l’imprenditorialità e l’innovazione si devono guidare, ma per farlo è fondamentale che le PMI colgano le opportunità offerte dal digitale.

Il seminario ‘Imprenditorialità, innovazione ed ecosistemi locali di sviluppo’, organizzato a Milano dall’Ocse e la sua piattaforma internazionale di formazione Eecole (Entrepreneurship Education Collaboration and Engagement), in collaborazione con Apa Confartigianato Milano, Monza e Brianza, e con la Fondazione Germozzi Onlus, ha analizzato queste tematiche dopo aver fatto tappa a New York, una culla per le startup innovative ma al tempo stesso una metropoli piena di negozi con le saracinesche abbassate, e prima del prossimo appuntamento a Toronto, che negli ultimi anni è diventata un esempio di sviluppo innovativo.

Competenze e capitale umano fanno la differenza

“Competenze e capitale umano possono e devono fare la differenza sul territorio e nei territori”, rimarca Paolo Manfredi, responsabile per la Transizione digitale di Confartigianato Imprese, e direttore del Digital innovation hub Milano, Monza e Brianza di Confartigianato.

Che sottolinea: “per creare innovazione e nuovo sviluppo, il problema e la questione ‘numero uno’ da affrontare è il capitale umano”, mentre “si sta creando una frattura generazionale, economica e sociale che va ricomposta, lavorando sul capitale umano, ricostruendo le condizioni perché questo valore non sia sprecato, e realizzando eco-sistemi di sviluppo locale”.

Da anni si parla molto di eco-sistemi, di fare eco-sistemi, ma non è un concetto astratto o inflazionato, tutt’altro: è la necessità e il vantaggio di mettere insieme risorse, capacità, competenze, progetti, a livello locale e territoriale, per dare un risultato maggiore, a volte molto maggiore, di quanto sarebbe agendo in maniera scollegata e ognuno per conto proprio. Come l’imprenditoria e la manifattura italiane hanno fatto per tanti anni in passato, ma erano altri tempi, un’altra epoca, sotto tutti i punti di vista.

Nuovi eco-sistemi imprenditoriali

E su nuovi ‘eco-sistemi imprenditoriali’ vuole puntare anche l’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che arriva a riunire 38 Paesi, ormai non più solo quelli più sviluppati e industrializzati, ma anche molti altri con un recente passato meno importante dal punto di vista economico e produttivo.

L’Ocse ha creato la piattaforma internazionale Eecole per promuovere le nuove competenze imprenditoriali. Ma “non ci sono più Best practice da copiare e imitare, non abbiamo più le risposte del passato, per cui è necessaria una mobilitazione generale”, rileva Raffaele Trapasso, dirigente di Eecole Ocse. L’imprenditorialità e il successo imprenditoriale “non sono più basati sulla competizione pura”, fa notare il manager italiano che lavora a Parigi, “ma su politiche e azioni miste che comprendono anche collaborazione, condivisione, sostenibilità, integrazione”, di risorse, metodi e obiettivi.

L’imprenditore è il risultato di un territorio

Trapasso sottolinea: “l’imprenditore non è più l’eroe shumpeteriano, che porta il nuovo e soppianta il vecchio con le sue capacità dirompenti, ma è, o può essere, sempre più l’espressione e il risultato di un sistema, di un movimento di crescita e innovazione, di un territorio”. È il frutto di un territorio e delle politiche e azioni che vengono fatte in quel territorio. Ecco la nuova importanza dell’eco-sistema, perché “l’imprenditorialità si può guidare, e va guidata”, all’interno di un contesto adeguato, organizzato, coordinato; bisogna “trasformare l’imprenditorialità in una politica di eco-sistema”.

In questo quadro, Milano e la Lombardia hanno le condizioni e le carte in regola “per essere il fulcro di un sistema territoriale innovativo e proficuo che va da Torino a Venezia, che comprende una fascia molto più ampia di territorio, capitale umano, risorse”, spiega il manager di Eecole Ocse: “Milano e l’intera regione lombarda sono un luogo dove si possono sperimentare attività e progetti di eco-sistema, a patto che si esca da un ambito ristretto per arrivare a comprendere un’area molto più vasta”, ma al tempo stesso, “anziché pensare per settori di attività, bisogna pensare per filiere e per catene di fornitura”.

Prendere decisioni e agire subito

Con che tempi? “Subito”, sprona Stefano Micelli, docente dell’Università Ca’ Foscari a Venezia e fondatore dello spin-off Upskill 4.0: “il confronto è utile e proficuo, ma non abbiamo più il tempo per conversare e basta, dobbiamo prendere decisioni e agire, c’è un’urgenza straordinaria, bisogna fare subito, adesso”.

Come fare? Occorre “ripensare il rapporto tra innovazione e formazione, va ripensato, ma al rialzo, non al ribasso; bisogna sovrapporre i due processi con metodologie di apprendimento attivo, come ad esempio il design thinking”, spiega Micelli, e poi “bisogna combinare forme di intelligenza diverse e complementari, come quella umana e quella artificiale; occorre promuovere l’incontro tra generazioni diverse, in modo che ognuno possa dare il proprio contributo”.

Attivare molti progetti sui territori

Il docente universitario e imprenditore, nonché consulente per istituzioni e grandi imprese, mette anche in evidenza: “ampi segmenti del tessuto delle PMI italiane sono lasciati senza un adeguato sostegno”, mentre per innovare e formare adeguatamente “occorre coinvolgere molti attori e operatori nelle trasformazioni in atto, tra cui Università, scuole professionali, ITS, business school”, con la necessità di “operare su grandi numeri, su decine di migliaia di progetti, a un costo che è una frazione minima del valore mosso dal PNRR”.

E a proposito di PNRR, “ne occorrerebbe uno dedicato alle PMI, all’artigianato, ai territori”, che per decenni sono stati il motore dell’economia, del lavoro e dell’imprenditorialità del Paese, e ora in scenari e prospettive molto diversi dal passato devono necessariamente unire e valorizzare le competenze artigianali e del territorio con quelle del Digitale e dell’innovazione.

La piattaforma per la formazione Eecole dell’Ocse

L’Ocse ha creato la piattaforma internazionale Eecole per promuovere le competenze imprenditoriali, con cui s’intende “la capacità degli individui di trasformare idee in prodotti e servizi sostenibili e di gestire il cambiamento, indipendentemente dalla titolarità delle organizzazioni in cui gli essi operano”, spiega Trapasso.

Tra gli obiettivi di Eecole c’è innanzitutto la democratizzazione e diffusione delle competenze imprenditoriali come elemento fondamentale per accelerare i processi di innovazione a tutti i livelli. Al momento, l’educazione imprenditoriale è spesso immaginata per start-upper in tecnologia avanzate e digitali. L’idea è quella di connettere ricerca di base e innovazione attraverso l’imprenditorialità.

Upskill 4.0, lo spin-off di Ca’ Foscari

Upskill 4.0 è uno spin-off di Università Ca’ Foscari Venezia, costituito come startup innovativa e come società benefit. Punta a favorire la creazione di ecosistemi dell’innovazione a partire dalla valorizzazione del mondo della formazione tecnica superiore e del saper fare delle imprese italiane.

Con l’utilizzo della metodologia del design thinking, studenti e imprese intraprendono percorsi di sperimentazione sui temi di Industria 4.0, mettendo in campo un nuovo approccio ai contesti d’uso della tecnologia attraverso il potenziamento delle soft skill e metodologie di apprendimento attivo. Della compagine sociale di Upskill 4.0 fanno parte numerosi ITS distribuiti su tutto il territorio nazionale e il socio finanziario UniCredit con una quota di minoranza. Nel solo triennio 2019-2022, Upskill 4.0 ha realizzato 12 progetti territoriali, ha coinvolto oltre 70 aziende e 300 studenti ITS di tutta Italia.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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