BIOTECNOLOGIE

Non solo salute: il Biotech italiano cresce e punta anche all’industria e all’agricoltura



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Pubblicato il 18 lug 2023



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Oltre 800 imprese specializzate, per un totale di 13.700 addetti, 13 miliardi di euro di fatturato stimati nel 2022, e un mercato che dopo la crisi pandemica riprende slancio e continua a crescere: numeri che evidenziano che il settore dell’industria biotecnologica italiana è ormai un motore dell’innovazione e ha un ruolo strategico nello sviluppo del Paese.

L’area della Salute conferma il primato in termini di fatturato (pari al 74% del totale) e negli investimenti in Ricerca e sviluppo (l’85% del totale). Ma crescono le applicazioni in industria e agricoltura – la cosiddetta Bioeconomia –, con un balzo del +30% di fatturato nel biennio 2021-2022. Arrivando in questo modo a rappresentare oltre un quarto del fatturato biotech italiano, con una quota per il 2021 pari a più del 25% del totale, e in ulteriore crescita tendenziale nel 2022.

È quanto emerge dal BioInItaly report intitolato ‘Le imprese di biotecnologie in Italia, Aggiornamento 2023’, realizzato da Federchimica Assobiotec (l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie), in collaborazione con Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), giunto all’ottava edizione e presentato nel corso di un evento online.

I nuovi dati “delineano un comparto che si è dimostrato più resiliente di quanto mostrato dalle precedenti stime, registrando per il 2020, nell’anno del picco pandemico e dei lockdown, addirittura una lieve crescita del fatturato da attività biotecnologiche pari a un +1,2%”, sottolinea Gaetano Coletta, responsabile area Offerta e valorizzazione servizi di innovazione in Enea.

Crescono le biotecnologie e la bioeconomia

Lo specialista di Enea rileva: “se nel 2020 il settore è stato sostenuto dalle applicazioni per la Salute, nel biennio successivo si assiste a una forte ripresa delle attività per l’industria e per l’agri-zootecnia. Oltre un quarto del fatturato deriva da applicazioni in questi ambiti e il loro sviluppo è alla base della diffusione territoriale dell’industria delle biotecnologie, che sta interessando ormai da alcuni anni le regioni del Nord-Est e del Mezzogiorno, con Puglia e Campania in testa”.

La regione leader resta la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Toscana, fortemente specializzate nel settore Salute, che tutte e tre insieme registrano oltre l’80% degli addetti biotech e il 60% di operatori e tecnici specializzati in Ricerca e sviluppo.

Biotech, uno scenario in forte evoluzione

L’Italia del biotech ha numeri ancora piccoli se paragonati ad altri Paesi con cui siamo in competizione, come Francia, Germania, Gran Bretagna, “ma ha anche uno straordinario potenziale se consideriamo che un recente studio EY ci dice che a livello globale il biotech triplicherà il proprio valore fra il 2020 e il 2028”, osserva Fabrizio Greco, presidente di Assobiotec-Federchimica.

E Greco fa notare: “finalmente nel nostro Paese ci sono oggi diversi elementi che possono far crescere e correre il settore, come il PNRR che, oltre a mettere a disposizione grandi risorse economiche, chiede al Paese di rivedere e riformare le regole di funzionamento dell’intero ecosistema di riferimento”.

Un Piano nazionale per le biotecnologie

Nuovi capitali pubblici e privati, ma anche e soprattutto “il lancio di un Piano nazionale per le Biotecnologie, recentemente annunciato dal Ministro Urso. Sono tutti tasselli importantissimi che possono aiutarci a competere nello scenario internazionale. È quindi necessario adesso renderli operativi al più presto per recuperare i ritardi nei confronti degli altri Paesi sviluppati e competere a livello globale”, rileva il presidente di Assobiotec-Federchimica.

In particolare, la Bioeconomia circolare, ad esempio, è un aggregato complesso e variegato, che comprende l’agricoltura, la silvicoltura, il sistema moda, i bio-prodotti, il legno, la carta, fino ai rifiuti organici, alla bio-energia e alla chimica bio-based.

Biotech e Sviluppo sostenibile

È quindi un mondo della ricerca e innovazione molto rilevante per la nostra economia, che potrà avere prospettive di rigenerazione ambientale e sociale ancora maggiori riconoscendo il suo valore all’interno della legislazione europea sulla transizione ecologica e del PNRR italiano.

Promuovere le connessioni tra filiere tecnologiche

Per l’ulteriore sviluppo del comparto, sarà anche fondamentale “promuovere l’interconnessione di quelle filiere che hanno già dimostrato di essere in grado di disaccoppiare sviluppo e uso delle risorse, integrando economia ed ecologia in una strategia industriale saggia e sistemica con le radici nei territori, che comprenda spazi anche per l’innovazione partecipata”, fa notare anche il Rapporto sulla Bioeconomia di Assobiotec.

Lo Sviluppo sostenibile “è il traguardo a cui tutti dobbiamo tendere, e per raggiungere questa meta le biotecnologie possono dare un contributo cruciale”, sottolinea Greco, “perché offrono sia strumenti sia prodotti che sanno conciliare crescita economica e rispetto dell’ambiente”.

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