i dati di federmeccanica

Metalmeccanica italiana in calo (in controtendenza rispetto all’Europa)

Il settore metalmeccanico italiano ha affrontato una significativa battuta d’arresto nel 2023, con una riduzione della produzione e delle esportazioni, aggravata da tensioni geopolitiche e costi del credito elevati. Nonostante alcuni settori abbiano registrato incrementi produttivi, il comparto ha mostrato una generale perdita di competitività rispetto ai paesi europei, come evidenziato dalla 169° indagine congiunturale di Federmeccanica, che sottolinea la necessità di azioni immediate per invertire questa tendenza.

Pubblicato il 12 Mar 2024

Metalmeccanica

Nel quarto trimestre del 2023 la metalmeccanica italiana ha registrato una battuta d’arresto, con la produzione in calo dell’1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I dati contenuti nella 169° indagine congiunturale di Federmeccanica testimoniano nel complesso una chiusura dell’anno col segno meno.

Sull’attività delle imprese persistono fattori di forte criticità, primi fra tutti i conflitti in corso con tensioni geopolitiche crescenti, ripercussioni negative sulle catene di approvvigionamento, nonché costi del credito ancora elevati, rendendo così più difficile e complessa l’attività delle imprese.

L’andamento della produzione metalmeccanica riflette una dinamica simile a quella della produzione industriale che, dopo il rallentamento congiunturale evidenziato nella prima metà dell’anno, ha provato a recuperare nel terzo trimestre del 2023, per poi registrare un ulteriore calo nel quarto trimestre, chiudendo l’anno con un -2,9% rispetto all’anno precedente.

La produzione metalmeccanica nel 2023

I volumi di produzione metalmeccanica nel 2023 sono mediamente diminuiti dello 0,7% rispetto al 2022. Il peggioramento è stato contenuto grazie soprattutto agli incrementi produttivi registrati per i comparti degli Altri mezzi di trasporto e degli Autoveicoli e rimorchi che hanno compensato i risultati negativi ottenuti nelle altre produzioni dell’aggregato metalmeccanico.

Le dinamiche produttive sono state disomogenee nei diversi comparti, anche perché il settore metalmeccanico è fortemente eterogeneo sia per l’inclusione di una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, sia per la difformità delle dimensioni che caratterizzano le imprese metalmeccaniche.

Nel 2023 sono diminuite in particolar modo le attività della Metallurgia (-5,3% rispetto all’anno precedente), le produzioni di Prodotti in metallo (-3,7%) e di Macchine e apparecchi elettrici (-3,0%), mentre il comparto delle Macchine e apparecchi meccanici (-0,7%) registra una leggera flessione.

Sono invece aumentate le fabbricazioni di Altri mezzi di trasporto (+10,9%) e di Autoveicoli e rimorchi (+5,5%), mentre quella di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione, pur in crescita, ha messo a segno un modesto +0,4%.

La frenata del commercio mondiale penalizza l’export

Il dato dell’Italia (-0,7%) stride particolarmente se letto con riferimento a quello dell’Unione Europea dove, nel 2023, la produzione metalmeccanica è aumentata in media dello 0,5% rispetto all’anno precedente, e soprattutto nel confronto con i principali Paesi dell’area.

La produzione metalmeccanica francese è aumentata del 4,5%, quella spagnola del 3,8% e quella tedesca, nonostante le difficoltà, è cresciuta del 2,0%.

La frenata del commercio mondiale, a causa delle crescenti tensioni globali che hanno caratterizzato il 2023, ha avuto riflessi negativi sugli scambi internazionali del nostro Paese. Nel 2023, infatti, le esportazioni metalmeccaniche, nel confronto con l’anno precedente, sono cresciute del 2,7% (in forte discesa dal +14,5% registrato nel 2022), mentre le importazioni hanno segnato un modesto +0,7%.

Il rallentamento dell’export è stato ben evidenziato dalla dinamica discendente delle vendite all’estero che sono costantemente diminuite nei singoli trimestri fino a diventare negative nel quarto trimestre 2023 (-1,1%). Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una crescita dei valori medi unitari.

In peggioramento il sentiment delle imprese metalmeccaniche

Per quanto riguarda il sentiment delle imprese, la consueta indagine trimestrale di Federmeccanica rivela una sostanziale debolezza dell’attività produttiva nel quarto trimestre 2023 e segnali contrastanti per le aspettative relative al primo trimestre 2024.

In particolare, l’indagine ha evidenziato che:

  • il 23% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in miglioramento, quota in discesa rispetto al 25% della scorsa rilevazione. Saldi negativi sulle consistenze in essere trovano riscontro soprattutto nelle imprese “fino a 500 dipendenti”. Situazione simile per i giudizi sul livello degli ordini, dove i saldi negativi prevalgono nelle piccole e medie imprese
  • sale al 52% (dal 46% scorso) la quota di chi prospetta una stazionarietà nei livelli di produzione, mentre il 22% prevede una contrazione a fronte del 26% che pronostica incrementi
  • il 20% presume di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali a fronte del 67% che, diversamente, ritiene di lasciarli inalterati, mentre il 19% prevede una riduzione.

Infine, la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale è pari al 5% rispetto all’8% di fine settembre scorso.

L’impatto della situazione economica e geopolitica sulle imprese metalmeccaniche

La 169° indagine congiunturale di Federmeccanica si concentra sull’impatto della situazione economica e dello scenario incerto sugli aspetti economici, finanziari e produttivi delle imprese del settore, con un focus sulle strategie di investimento e gli impatti dell’aumento dei costi di produzione nell’ultimo anno.

In merito alle previsioni sugli investimenti, la quota di imprese rispondenti che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi è stata pari al 72%. Il 29% delle risorse finanziarie delle aziende saranno destinate ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), il 23% a investimenti in tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0). Seguono investimenti per la ricerca e sviluppo (21%), per la formazione (19%), per l’internazionalizzazione (accesso ai mercati esteri e sviluppo e-commerce) (6%) e, infine, altre allocazioni (2%).

L’aumento dei costi di produzione nel 2023 ha interessato il 67% delle imprese, con una percentuale che raggiunge il 68% nelle aziende con fino a 200 addetti.

Nonostante ciò, il 35% non ha aumentato i listini prezzi, mentre il 65% ha applicato aumenti parziali, contribuendo a una compressione dei margini e al contenimento dell’inflazione. Di conseguenza, il Margine Operativo Lordo (MOL) delle imprese è peggiorato, con il 63% che segnala una riduzione del MOL.

La situazione varia tra le imprese, con il 33% che riporta un MOL fino al 5% del fatturato, il 36% tra il 6% e il 10%, e il 31% oltre il 10%. I prezzi delle materie prime hanno influenzato i prezzi alla produzione, che hanno visto una flessione media annua dello 0,2%. Infine, il 37% delle imprese ha dichiarato di risentire degli effetti del conflitto russo-ucraino, una percentuale in calo rispetto al 42% della rilevazione precedente.

I risultati dell’indagine sottolineano che la metalmeccanica italiana si trova a fare i conti con un problema di competitività, come sottolinea il Presidente di Federmeccanica Federico Visentin.

“I dati parlano chiaro, stiamo perdendo competitività e questo è un grande problema. Gli altri Paesi europei nostri concorrenti hanno aumentato la loro produzione industriale, mentre il nostro Paese l’ha ridotta. Inoltre, le esportazioni, che per la metalmeccanica/meccatronica sono sempre state un fondamentale volano di crescita, hanno iniziato a rallentare fino ad arretrare nell’ultimo trimestre del 2023. Vedere il segno più davanti all’export con la doppia cifra era una costante. Osservare nel corso del tempo il passaggio ad una cifra e infine al segno meno impressiona, fa riflettere e deve far agire”, commenta.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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