Nel primo trimestre 2021 la produzione manifatturiera lombarda recupera ancora per le imprese industriali, anche se a velocità ridotta, mentre l’artigianato e il settore moda registrano ancora dati negativi: è quanto evidenziano i dati congiunturali del primo trimestre del 2021 diffusi da Unioncamere Lombardia.
L’indagine di Unioncamere Lombardia ha infatti rilevato un nuovo lieve incremento congiunturale della produzione industriale (variazione congiunturale destagionalizzata +0,2%) e del fatturato, che cresce dello 0,5%.
Più consistente la crescita degli ordini: +1,3% sia per il mercato interno che per il mercato estero, a conferma della fase positiva della domanda. Il mercato estero rimane importante per il settore industriale lombardo, con una quota di fatturato estero sul totale in leggera crescita rispetto ai trimestri precedenti (39,6%).
In questo trimestre è rilevante osservare l’andamento dei prezzi delle materie prime. Dopo il segno negativo del secondo trimestre e gli incrementi minimi registrati a metà dello scorso anno, ora i prezzi crescono dell’8,1% in un solo trimestre, mettendo a rischio i margini già minimi delle imprese.
Un incremento preoccupante e che sembra generalizzato: dalle materie plastiche al rame e all’acciaio, ma anche legno, cellulosa e sostanze chimiche di base. Le motivazioni alla base degli incrementi sono però diverse, in parte fisiologiche, dopo un periodo di forte riduzione della produzione, ma anche causate da manovre speculative.
Il fenomeno merita attenzione, avverte Unioncamere Lombardia, considerando lo stato delle scorte di magazzino dei materiali per la produzione, che sono giudicate scarse dagli imprenditori. Anche i prezzi dei prodotti finiti si presentano più dinamici: registrano infatti un incremento del 3,0%, dopo trimestri di stabilità con sortite anche in lieve deflazione.
Il recupero su base congiunturale è più marcato per i beni intermedi e i beni di investimento, che registrano incrementi più consistenti per tutte le variabili. Da notare anche il forte incremento di ordini interni per i beni di investimento (+19,1%), associato ad un elevato livello degli ordini totali in portafoglio (più di 100 giornate di produzione assicurata).
Restano in posizione arretrata, in questo inizio 2021, le imprese produttrici di beni di consumo finale (dove l’indice della produzione registra un aumento del +1,9%), che risentono della mancata ripresa dei consumi, con incrementi della domanda interna (+3,7%) ed estera (+2,8%), distanti dai risultati delle altre tipologie di beni. Ne risente anche il fatturato (+2,2%).
Anche relativamente alle scorte di prodotti finiti, i beni di consumo finale mostrano un dato meno positivo con giudizi di scarsità ed esuberanza che quasi si equivalgono. Per le altre due tipologie di imprese, invece, prevalgono i giudizi di scarsità che potranno portare ad incrementi produttivi per la ricostituzione delle scorte nei prossimi trimestri.
“In un sistema globale orientato alla ripresa, con un forte traino dall’economia Cinese, l’economia lombarda beneficia del riconquistato dinamismo dei mercati esteri, ma gli effetti economici del prolungarsi della pandemia sono ancora
presenti, in particolare per il mercato interno”, commenta Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia.
“I diversi modelli di specializzazione produttiva dei territori hanno portato a un impatto differente sulle attività aziendali delle limitazioni delle attività e degli spostamenti. L’auspicata ripresa dopo le chiusure invernali non è ancora a pieno regime, anche a causa del protrarsi delle misure di contenimento (seppur meno diffuse e stringenti rispetto alla scorsa primavera), che colpendo maggiormente turismo e ristorazione si ripercuotono anche sul settore alimentare manifatturiero”, aggiunge.
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Il recupero non è sufficiente per riportare i valori ai livelli pre-crisi
Per quanto riguarda i risultati tendenziali (confrontati con quelli del primo trimestre del 2020), i dati per produzione e fatturato sono fortemente positivi, ma risentono del confronto con il primo trimestre 2020, che ha registrato forti contrazioni a seguito dell’esplosione della crisi sanitaria e le conseguenti sospensioni delle attività.
La produzione industriale lombarda cresce così dell’8,7% tendenziale ma, considerando come periodo di riferimento la media 2019 pre-crisi sanitaria, la produzione risulta invece ancora in contrazione (-2,3%). Il tasso di utilizzo degli impianti conferma il proseguo dell’attività nelle imprese lombarde, raggiungendo il 73,8%, ma risulta ancora inferiore
rispetto alla media 2019, che si attestava al 75,1%.
Anche il fatturato registra un rimbalzo tendenziale consistente (+11,1%) ma, come per la produzione, il confronto con la media 2019 è più significativo ed ancora negativo (-4,9%).
Il quadro è differente per gli ordinativi: la domanda interna cresce del 12,6% tendenziale e anche considerando come base la media 2019 il risultato è positivo (+3,9%). La domanda estera cresce del 10,5% tendenziale, anche in questo caso con un incremento rispetto alla media 2019 del 4,6%. Risultati confermati dal periodo di produzione assicurata dagli ordini, che sale a 74,0 giornate, superando così la media 2019 (65,1 giornate). Le scorte di magazzino sono giudicate scarse e questo può essere un segnale positivo per la produzione del prossimo trimestre.
A livello settoriale, i risultati sono molto disomogenei con settori in forte crescita (ma ancora sotto i livelli pre-crisi), settori che li hanno già recuperati e settori che, oltre ad essere sotto i livelli pre-crisi, registrano ancora variazioni tendenziali negative.
I migliori risultati si registrano per la chimica, i mezzi di trasporto e la gomma-plastica, che incrementano la produzione non solo rispetto al primo trimestre 2020 ma anche rispetto alla media 2019. Situazione opposta per l’abbigliamento (-15,4%), il tessile (-6,1%) e gli alimentari (-3,3%), che mostrano ancora contrazioni tendenziali significative.
Per gli alimentari la chiusura del settore alberghiero ha pesato nel periodo invernale, erodendo i buoni risultati del trimestre estivo. Inoltre, la corsa all’acquisto di generi di prima necessità da parte delle famiglie verificatasi a inizio pandemia non si è più ripetuta.
Il settore pelli-calzature riesce a recuperare il 3,8% su inizio 2020 (unico dato positivo del comparto moda), ma resta il settore più distante dai livelli pre-crisi (-23,1% rispetto alla media 2019). La domanda interna per questo settore dà segni di ripresa (+15,5%), ma il canale estero che garantisce il 50% del fatturato di questo settore è ancora fermo (-5,0%
gli ordini esteri).
Commentando i dati, il Presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, è tornato a insistere sull’importanza di proseguire con la campagna vaccinale a ritmi spediti e sulla necessità di valorizzare un territorio con forte ispirazione industriale, come quello della Lombardia.
“Vanno perseguite strategie comuni pubblico-private rivolte al rilancio dell’economia della Lombardia e del suo tessuto produttivo a vocazione industriale, concentrando le risorse su investimenti produttivi, negli ambiti prioritari individuati nel PNRR, quali la digitalizzazione e la transizione ecologica”, commenta.
Il Presidente Bonometti è ritornato anche sull’importanza di sostenere la la liquidità delle imprese e il loro rafforzamento patrimoniale. “Occorre nuova finanza per nuovi investimenti. Bisogna implementare un’azione sinergica per un rinnovo delle moratorie a livello nazionale e consentire un allungamento dei tempi per il rientro del rimborso dei finanziamenti”, aggiunge.
Migliorano le aspettative per la domanda futura e l’occupazione
Le aspettative degli imprenditori sull’andamento della domanda futura continuano a migliorare ed anche quelle relative al mercato interno raggiungono finalmente l’area positiva.
Gli imprenditori lombardi sono ottimisti, anche relativamente al recupero dei livelli produttivi nel prossimo trimestre, con aspettative sulla produzione industriale in ulteriore miglioramento.
Per l’artigianato le aspettative seguono una dinamica di miglioramento, ma si posizionano ancora nell’area negativa, anche se per la domanda estera le prospettive sono svoltate in positivo.
Lieve miglioramento anche per l‘occupazione nell’industria, che presenta un saldo positivo contenuto (+0,8%) dopo tre trimestri consecutivi di segni negativi, con il tasso d’uscita che cala all’1,7% e il tasso di ingresso che sale al 2,5%. Diminuisce ancora il ricorso alla CIG (cassa integrazione guadagni): la quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione scende al 23,1% e la quota sul monte ore al 2,7%.
Saldo occupazionale positivo anche per l’artigianato (+0,5%), con tassi d’ingresso al 2,5% e uscita al 2,0%. Diminuisce il ricorso alla CIG con il 23,3% delle aziende che dichiara di aver utilizzato la cassa integrazione; la quota sul monte ore al 3,1%.
Le aspettative sull’occupazione raggiungono l’area positiva, ma in questo caso, la quota di imprenditori che non prevede variazioni di rilievo è pari al 77%. Il dato è fortemente influenzato dal blocco dei licenziamenti e dalla possibilità di ricorrere alla CIG, per cui l’impatto effettivo sui livelli occupazionali sta slittando in avanti.
Per l’artigianato le aspettative sull’occupazione migliorano ma il saldo resta negativo e, in questo caso, chi non si aspetta variazioni di rilievo è pari all’85%.