Non è ancora l’attesa ripartenza a spron battuto, per la quale occorrerà aspettare ancora, ma il graduale recupero dell’attività industriale nel nostro Paese prosegue: dopo il rimbalzo dell’1,3% registrato a gennaio, i dati del Centro studi Confindustria (CSC) relativi a febbraio 2021 mostrano un ulteriore recupero, con una crescita dello 0,3%. Nel primo trimestre dell’anno ci si aspetta che l’industria darà un contributo positivo alla dinamica del PIL del Paese, a fronte di un settore terziario che ancora risente delle limitazioni agli spostamenti imposte per fronteggiare la pandemia.
Come evidenzia l’analisi del CSC, nei primi due mesi dell’anno l’industria italiana ha dimostrato ancora una volta la sua resilienza, a fronte di una recrudescenza della pandemia di Covid-19: nel primo trimestre 2021, infatti, la variazione congiunturale acquisita della produzione industriale è di +1,1%, dopo il -0,8% rilevato dall’Istat nel quarto.
Anche la produzione, al netto delle diverse giornate lavorative, resta stabile in febbraio rispetto allo stesso mese del 2020, mentre in gennaio è diminuita del 2,3% sui 12 mesi. Ancora positivo l’andamento degli ordini, che registrano a febbraio un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente (quando erano cresciuti dello 0,8% su dicembre 2020) e un -0,5% rispetto al febbraio 2020.
La ripresa dell’industria si scontra con un settore terziario (che vale oltre il 70% del PIL del nostro Paese) ancora fortemente in crisi a causa della pandemia e delle limitazioni agli spostamenti imposte dal Governo. La netta divaricazione (che si va ampliando) tra queste due componenti del sistema economico e ciò rende probabile, in termini di PIL, il persistere di una situazione di estrema debolezza nel primo trimestre di quest’anno, dopo il -2,0% congiunturale nel quarto 2020.
Alla ripresa dell’industria si accompagna un miglioramento della fiducia delle imprese del manifatturiero (come mostrano i dati Istat), con un indice che è tornato a livelli superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (99,0 contro il 98,1 di febbraio 2020), quando la pandemia stava mostrando i suoi primi effetti nel nostro Paese.
Una ripresa che è dovuta a giudizi migliori su produzione e ordini, a fronte di un più basso livello di scorte (che erano state accumulate in gennaio). La domanda è cresciuta, infatti, con un ritmo migliore rispetto alle attese, guidata soprattutto dalla domanda estera di beni strumentali.
Secondo un’indagine IHS-Markit, condotta presso i direttori degli acquisti, la ripresa può essere attribuita anche a una migliore gestione della pandemia, con interventi che tengono conto delle situazioni territoriali e settoriali. Un cambiamento che ha favorito la ripresa del manifatturiero italiano, con i valori relativi al purchasing managers index, alla produzione e agli ordini che sono ritornati ai valori di 3 anni fa.
Tuttavia, sottolinea il Centro Studi Confindustria, non bisogna lasciarsi andare a ottimismi eccessivi e prematuri. Su uno scenario che, ad oggi, nell’industria appare in deciso miglioramento rispetto alla fine del 2020, si proietta infatti l’incertezza legata ai rischi di una terza ondata di diffusione del virus, della quale vi sono i primi segnali nelle statistiche sanitarie.
È cruciale, sottolinea il CSC, accelerare la vaccinazione della popolazione e intervenire in maniera non generalizzata per ridurre la curva dei contagi ed evitare, così, di interrompere sul nascere i primi spiragli di una ripresa che è ancora debole e lontana dal consolidarsi.