Quasi 9.000 unità locali (8.800 per l’esattezza), 90.000 addetti e un export del valore di 18 miliardi: sono questi i numeri della metalmeccanica milanese. Un settore che pesa per circa il 40% del totale manifatturiero milanese e il 20-25% del settore a livello regionale, come ha evidenziato la prima edizione dell’Osservatorio paritetico territoriale.
Costituito lo scorso aprile da Assolombarda e dalle segreterie provinciali sindacali Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, l’Osservatorio ha l’obiettivo di diventare uno strumento utile per governare e monitorare le tematiche più rilevanti del settore metalmeccanico milanese.
L’indagine realizzata dall’Osservatorio restituisce la fotografia dello stato di salute del settore nel periodo gennaio-settembre 2022. Un settore che, fatta eccezione per l’automitive, ha continuato a crescere (l’analisi si concentra, nello specifico, sui dati relativi all’export) anche se a ritmi più rallentati rispetto al confronto con il totale dell’economia milanese e ai dati della metalmeccanica a livello regionale.
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La metalmeccanica milanese, un contesto caratterizzato da PMI
Il settore presenta una prevalenza di attori di piccole dimensioni: il 58% sono imprese con meno di 50 addetti (di cui il 22% sotto i 10 addetti e il 36% tra i 10 e i 49). Una percentuale di poco superiore a quella che si osserva per il settore manifatturiero milanese (il 54%).
A questo insieme di piccole imprese, si affiancano le medie imprese (tra i 50 e i 249 addetti) pari al 32% del totale settore e le grandi imprese (sopra i 250 addetti) pari al 10%.
Rispetto al totale “meccatronica”, il settore della metallurgia conta una maggiore presenza di imprese sotto i 10 addetti (il 35% del totale unità locali del settore), mentre la meccanica di medie imprese (il 44%) e l’elettronica e l’automotive di grandi imprese (il 28% e il 30%).
Rallenta la crescita della metalmeccanica milanese, decelerazione per l’automotive
La metalmeccanica include diverse specializzazioni che presentano sistemi di produzione sempre più interconnessi: dalla metallurgia e la meccanica, che occupano il 36% e il 33% del totale addetti della metalmeccanica, ai comparti delle apparecchiature elettriche (14% degli addetti) e dell’elettronica (11%), fino all’automotive (6%).
Il settore evidenzia un andamento congiunturale favorevole, certificato dal trend positivo delle sue esportazioni, in crescita del +15% annuo nel periodo gennaio-settembre 2022.
Tuttavia, se confrontate con il totale economia milanese (+23,1%) e con la metalmeccanica a livello regionale (+16,2%), le esportazioni della metalmeccanica milanese registrano un tasso di crescita inferiore.
Questo trend si spiega dai diversi andamenti che caratterizzano i singoli settori: se da un lato la metallurgia, l’elettronica e le apparecchiature elettriche sono i settori che la sostengono maggiormente, con tassi di crescita delle esportazioni superiori al +20% nel periodo gennaio-settembre 2022, dall’altro lato la meccanica milanese mostra sì una variazione annua positiva, ma in misura inferiore rispetto agli altri settori (+7,4%).
L’automotive, invece, registra una decelerazione del -9,6% nei primi 9 mesi del 2022, dimostrandosi il settore che presenta le maggiori difficoltà.
“I dati raccolti evidenziano la sostanziale tenuta del settore pur nella oggettiva difficoltà degli scenari di riferimento” sottolinea Diego Andreis, Vicepresidente di Assolombarda con delega a Politiche del lavoro, Sicurezza e Welfare.
Mercato del lavoro, le figure professionali più ricercate
Sul fronte del mercato del lavoro, a dicembre 2022 rallentano decisamente le richieste di cassa integrazione delle aziende metalmeccaniche milanesi, riportandosi sui livelli di luglio.
L’inversione del trend, in crescita da agosto, si registra anche negli altri comparti manifatturieri, dove il numero di ore autorizzate torna ai livelli pre crisi (febbraio 2020).
Infine, dall’analisi degli annunci di lavoro degli ultimi 12 mesi (sono 10.000 quelli rilevati) emerge che le figure più ricercate dalle imprese metalmeccaniche milanesi sono quelle di operaio specializzato (oggetto del 25% degli annunci), tecnici intermedi (21%) e specialisti (21%).
La figura professionale più ricercata è quella dell’installatore-riparatore (716 unità), seguita dagli assemblatori generici (672) e dai disegnatori industriali (620).
La contrattazione aziendale delle aziende metalmeccaniche di Milano
L’Osservatorio ha congiuntamente analizzato la qualità della contrattazione aziendale integrativa presente nelle aziende metalmeccaniche del territorio milanese.
L’analisi per il quinquennio di riferimento (2018- 2022) evidenzia in prima istanza come l’addensamento della negoziazione sui premi di risultato sia presente nelle imprese tra i 50 e i 250 dipendenti, mentre è molto più bassa nelle imprese sotto i 50 dipendenti.
La ricerca ha focalizzato poi l’attenzione sugli obiettivi e i target condivisi per la definizione del premio di risultato. Gli obiettivi connessi ad incrementi di produttività e redditività permangono prevalenti: negli ultimi anni di analisi gli obiettivi di innovazione ed efficienza hanno cominciato ad essere sempre più presenti a dimostrazione dello sviluppo e della implementazione delle pratiche di negoziazione e della crescita culturale delle parti sul tema.
La presenza di tematiche connesse al welfare è ormai presente in quasi tutti gli accordi aziendali nelle sue differenti forme, ove la convertibilità degli importi permane molto rilevante.
In crescita anche il riconoscimento di welfare correlato a obiettivi, mentre il welfare on top risulta poco presente nella contrattazione in quanto spesso frutto di policy aziendali unilaterali dell’impresa.
“L’analisi dimostra che le pratiche di negoziazione incidono in modo significativo sul settore, generando una sintesi equilibrata tra le esigenze di produttività e di efficienza delle imprese e dei bisogni dei lavoratori. In tal senso, il modello di relazioni industriali improntato sul dialogo continua a essere vincente: consente, infatti, di individuare per tempo le occasioni di sviluppo e di realizzare le condizioni per favorirlo nonché di individuare i punti di debolezza, per verificarne le possibilità di superamento”, commenta Andreis.
Da ultimo, la ricerca ha approfondito le quantità economiche massime erogabili al raggiungimento dei risultati convenute negli accordi sindacali. Gli importi massimi raggiungibili si attestano per quasi metà della contrattazione analizzata intorno ai 1.500 euro/anno.
Come prevedibile nelle imprese di grande dimensione il premio annuo si incrementa superando nel 47% dei casi i 2.000 euro annui.
“Monitorare congiuntamente i principali indicatori che ci consentono di capire lo stato di salute dell’industria metalmeccanica e della contrattazione è importante. L’analisi evidenzia che nelle aziende sotto i 50 dipendenti la contrattazione collettiva aziendale non è ancora decollata, per questo dobbiamo impegnarci per estenderla”, spiegano Marco Giglio, segretario generale Fim-Cisl Milano Metropoli, Roberta Turi, segretaria generale Fiom-Cgil Milano e Vittorio Sarti, segretario generale Uilm-Uil Milano Monza e Brianza.
“Per quanto riguarda i premi di risultato osserviamo che gli indicatori riferiti all’innovazione e all’efficienza, qualificanti per le transizioni in corso, sono poco presenti: occorre un cambio di passo. La contrattazione si conferma un aspetto che caratterizza le aziende più dinamiche di medie e grandi dimensioni più competitive sull’export. Per quanto riguarda la ricerca di personale si evidenzia il fabbisogno di alcune figure specializzate: questo dimostra ancora una volta l’importanza della formazione e delle relazioni industriali su questa materia”, aggiungono.