MERCATI

Macchine utensili in crescita anche nel 2023, Urso: “Con Transizione 5.0 4 miliardi a supporto degli investimenti in tecnologie green e digitali delle imprese”

Il comparto dei costruttori di Macchine utensili ha chiuso il 2022 con produzione in crescita del 15%, mentre il consumo nazionale di macchinari è cresciuto ancora di più (+26%). Nel 2023 il trend di crescita dovrebbe proseguire. Alla richiesta di Ucimu – Sistemi per Produrre di incentivi a supporto degli investimenti in tecnologie green e digitali delle imprese il ministro Urso risponde promettendo almeno 4 miliardi di euro per il Piano Transizione 5.0

Pubblicato il 03 Lug 2023

Foto: Ruggiero Scardigno

Il comparto dei costruttori di Macchine utensili, Robot e Automazione ha chiuso il 2022 con un valore della produzione che ha toccato la quota record di 7,28 miliardi di euro (+15%): una crescita destinata a proseguire anche nel 2023, quando dovrebbe arrivare a toccare i 7,8 miliardi di euro (+7%).

“Considerando, oltre ai macchinari, anche le vendite di parti, utensili, accessori ecc. le vendite del settore hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 10,48 miliardi di euro”, sottoliea Barbara Colombo, presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre.

Il consumo nazionale di macchine utensili cresce del 26%

I dati resi noti dal Centro Studi di Ucimu – Sistemi per Produrre relativi a vendite, export e consumo confermano l’Italia come quarta potenza mondiale del settore su tutte le tre dimensioni.

Il settore è infatti in piena salute non soltanto dal punto di vista delle vendite dei costruttori di macchinari, ma anche se consideriamo la domanda di macchinari da parte delle fabbriche italiane.

Il consumo nazionale di macchinari, infatti, passa dai 5 miliardi del 2021 ai 6,31 miliardi di euro del 2022 (+26%).

La crescita della domanda ha favorito sia le vendite dei costruttori italiani sia le importazioni dall’estero. In particolare, l’incremento delle consegne sul mercato interno è del 21,6% (3,81 miliardi) mentre le importazioni crescono a 2,5 miliardi (+33,3%).

L’export

Anche l’export delle macchine made in Italy prosegue la crescita (+8,5%) a 3,46 miliardi di euro.

La minore crescita dell’export rispetto alle consegne sul mercato nazionale portano però per la prima volta nella storia recente il rapporto export su produzione sotto il 50%, precisamente al 47,6%.

Nel 2022, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Stati Uniti (482 milioni, +43,5%), Germania (306 milioni, -13,3%), Cina (226 milioni, -0,7%), Francia (193 milioni, +9,6%), Polonia (188 milioni, +6,2%), Turchia (124 milioni, -3,9%), Spagna (119 milioni, +19,7%), Russia (99 milioni, -3,9%), Messico (84 milioni, +5,2%), Svizzera (74 milioni, +36,8%).

Aumenta l’utilizzo della capacità produttiva

La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è aumentata passando dall’80,2% del 2021 all’86,6% del 2022.

Le tendenze per il 2023: ancora crescita (+7%) ma ordini in calo

Per il 2023 “ci si attende ancora una crescita del comparto, con le vendite che toccheranno i 7,8 miliardi di euro”, dice Colombo. Il dato farebbe segnare un +7% rispetto al 2022.

Quanto al consumo nazionale i 6,31 miliardi di euro del 2022 dovrebbero crescere a 6,8 miliardi (anche qui con una crescita del 7%).

A destare qualche preoccupazione è però l’andamento degli ordinativi, che nel primo semestre risultano in calo condizionati – spiega Colombo – “dal contesto internazionale, dalla crisi dell’automotive, dall’andamento dell’inflazione e del costo del lavoro”, nonché dalla forte riduzione degli incentivi previsti dal piano Transizione 4.0.

Incentivi per digitalizzazione e sostenibilità

E proprio gli incentivi sono uno dei temi affrontati da Colombo nell’analizzare quello che serve al settore.

La prima sfida di medio lungo periodo, per rafforzare il posizionamento nel mercato internazionale, è infatti l’innovazione che si traduce in digitalizzazione e sostenibilità. Si tratta di un’abbinata “che si traduce sia nella capacità di realizzare sistemi che assicurino all’utilizzatore processi efficienti, caratterizzati cioè da corretto uso delle risorse e adeguati tempi di produzione, sia nella possibilità di misurare l’impatto ambientale (per esempio carbon footprint) di ogni momento del processo di lavorazione”, spiega Colombo.

Per questo chiediamo alle autorità di governo di confermare e potenziare il piano Transizione 4.0 che – a nostro avviso – deve prevedere, in via strutturale, un sistema modulare di incentivi fiscali che possano essere tra loro combinati e cumulati e che premino maggiormente chi investe in nuove macchine ove la digitalizzazione è anche abilitatore di sostenibilità. Nello specifico riteniamo che alla prima misura – che è quella attualmente in vigore e che consiste nel credito di imposta per gli investimenti in tecnologie di produzione digitali di ultima generazione – debba aggiungersi un secondo credito di imposta per gli investimenti in macchinari che vengono integrati tra loro per dar vita ad un sistema che implementa le due catene del valore, fisica e digitale. Infine, ci dovrebbe essere una terza misura che garantisca un credito di imposta per la sostenibilità, così da spingere le aziende verso la green manufacturing, in linea con le direttive europee”.

La risposta di Urso: “Quattro miliardi subito per Transizione 5.0”

All’Assemblea Ucimu è intervenuto anche Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. “Il nostro Paese sta facendo meglio degli altri partner europei, sia in termini di PIL sia di aumento dell’occupazione”, ha sottolineato. “La recessione in Germania non ci sta favorendo, così come l’aumento dei tassi di interesse della BCE”.

Quello che il governo ritiene necessario fare è supportare i consumi e gli investimenti. “Sul primo punto il lavoro è stato avviato con il taglio del cuneo fiscale in legge di bilancio e poi nel decreto del 1 maggio”, spiega Urso.

Quanto al rilancio degli investimenti, “Il ministro Fitto si sta confrontando con la Commissione Europea e la prima misura che vogliamo rilanciare con le risorse del RePowerEU sarà il finanziamento, per almeno 4 miliardi di euro, del Piano Transizione 5.0 per supportare investimenti in tecnologie green e digitali delle imprese”.

Urso ha poi sottolineato l’importanza del recente vertice trilaterale con i suoi omologhi tedesco e francese. “L’incontro di Berlino con Germania e Francia non è stato importante solo perché abbiamo parlato di quelle materie prime che fondamentali per la transizioni, ma soprattutto perché la trilaterale sancisce l’avvio di una collaborazione strutturata tra le tre grandi economie industriali europee per una politica industriale comune che abbia come faro la competitività del sistema industriale”, ha spiegato. “Una politica industriale – ha concluso – con la quale l’Europa deve rispondere alle sfide sistemiche di Cina e USA”.

Le altre sfide: competenze e internazionalizzazione

Tra le altre sfide per le imprese del settore c’è la mancanza di personale preparato. “Mi riferisco sia alle figure tecniche tradizionali sia a quelle che richiedono competenze digitali”, dice Colombo. ” È fondamentale che il sistema paese intervenga direttamente per sostenere Scuola e Università adeguando i programmi di studio dei percorsi formativi di ogni ordine e grado ai cambiamenti del contesto. D’altra parte, alle autorità di governo chiediamo anche che sia confermata, anche in futuro, l’operatività del credito di imposta per la formazione, fondamentale per sostenere le aziende in un rapido processo di aggiornamento del proprio personale”.

Infine il tema dell’internazionalizzazione – ha concluso la presidente Barbara Colombo – “chiediamo alle autorità di governo più risorse per invito di buyer esteri in Italia e, al più presto, la riapertura del Fondo 394, che auspichiamo sia aperto non solo alle PMI ma anche alle Mid Cap (che agiscono da traino della filiera) per finanziamento, a fondo perduto e a tasso agevolato, delle attività di internazionalizzazione quali, per esempio, l’apertura di sedi e filiali e la creazione di reti di imprese all’estero così come i progetti di sviluppo in materia di transizione ecologica e digitale e la partecipazione a fiere internazionali”.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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