i risultati della ricerca

L’Internet of Things vale 9,7 miliardi: la Smart Factory cresce del 15%, ma oltre la metà delle aziende non usa i dati raccolti dai macchinari connessi

Il mercato italiano dell’Internet of Things continua a crescere, raggiungendo nel 2024 un valore di 9,7 miliardi di euro (+9%). Tra i settori trainanti vi è la Smart Factory che registra una crescita del 15% grazie anche all’integrazione tra Industrial IoT e AI. Ma solo il 48% delle grandi aziende utilizza i dati raccolti dai dispositivi IoT, in forma grezza o rielaborata. In numeri della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano

Pubblicato il 02 Apr 2025

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Cresce ancora il mercato italiano dell’Internet of Things che nel 2024 raggiunge un valore di 9,7 miliardi di euro, +9% rispetto al 2023: è quanto rivela la ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano.

Dai risultati della ricerca emerge che oggi sono 155 milioni gli oggetti connessi attivi nel nostro Paese, 2,6 per abitante. Cresce anche l’interesse delle aziende verso nuovi progetti, con un’attenzione sempre maggiore all’integrazione tra IoT e Intelligenza Artificiale.

Aumentano le aspettative per il futuro, complici anche le evoluzioni normative nella gestione dei dati e gli obblighi previsti sul fronte della riduzione dei consumi energetici. È necessario però accelerare la diffusione delle iniziative, come nel caso dei progetti legati al Piano Transizione 5.0.

Internet of Things: crescono Utility e Smart Factory, Smart Agriculture in calo

Tra i diversi ambiti dell’Internet of Things, la fetta più grande del mercato è rappresentata dalla Smart Car che si conferma al primo posto in termini di fatturato (1,66 miliardi di euro), con un tasso di crescita del 7%.

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Al secondo posto, le applicazioni smart per le Utility (1,59 miliardi di euro), in forte crescita del 15% grazie alla spinta delle comunità energetiche rinnovabili. E poi lo Smart Building (1,37 miliardi di euro, +6%), seguito da Smart Factory (1,04 miliardi, +15%) e Smart City (1,03 miliardi, +8%), che superano entrambe per la prima volta la soglia del miliardo di euro nel 2024.

Subito sotto cresce il mercato delle soluzioni per la Smart Home (900 milioni di euro, +11%), trainato dal comparto della sicurezza, quello della Smart Logistics (825 milioni di euro, +7%) per la gestione di flotte aziendali e antifurti satellitari, e quello dello Smart Asset Management (360 milioni di euro, +9%).

Le soluzioni di Smart Agriculture sono le uniche a far registrare un segno “meno” nel 2024 (550 milioni di euro, -4%), causa riduzione degli incentivi.

Negli ultimi cinque anni, il comparto Internet of Things in Italia si è consolidato in ambito consumer, industriale e pubblico. Oggi quasi 6 italiani su 10 (59%) possiedono almeno un oggetto smart in casa, rispetto al 42% di cinque anni fa. L’80% delle grandi aziende manifatturiere ha almeno una soluzione di Industrial IoT, rispetto al 66% del 2019. In ambito pubblico, il 65% dei comuni italiani ha avviato almeno un progetto Smart City sul territorio, mentre 5 anni fa questa percentuale era pari al 42%.

“L’Internet of Things rappresenta ormai una tecnologia radicata nel tessuto economico e sociale del Paese”, afferma Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio IoT.

“Negli ultimi anni, l’adozione delle tecnologie smart ha visto un’accelerazione costante, sostenuta da una crescente consapevolezza dei benefici legati all’automazione, all’ottimizzazione dei processi e all’integrazione tra dispositivi connessi. La Smart Home, l’Industrial IoT e le applicazioni IoT nella Pubblica Amministrazione sono solo alcune aree in cui questa rivoluzione sta avendo un impatto concreto, dimostrando che l’IoT non è più solo una prospettiva futura, ma una realtà consolidata e sempre più pervasiva”, aggiunge.

IoT industriale: cresce la Smart Factory, ma il Piano Transizione 5.0 fatica a decollare

In ambito industriale si rafforza la diffusione di iniziative di Smart Factory: il 25% delle grandi aziende e il 22% delle medie imprese ha avviato almeno un progetto nell’ultimo anno, evidenziando una tendenza in aumento rispetto ai due anni precedenti.

Gli incentivi continuano a giocare un ruolo centrale nell’adozione di soluzioni Industrial IoT, ma il Piano Transizione 5.0 fatica a decollare.

Il totale dei crediti d’imposta prenotati a fine marzo ammonta a poco più di 560 milioni di euro, solo il 9% delle risorse complessive in carico al Mimit. Oggi solo una grande azienda su due (il 49%) e solo una media impresa su tre (il 32%) ha intrapreso iniziative in chiave 5.0, che non risultano ancora completamente comprese e implementate.

Una più ampia adesione al Piano 5.0 potrebbe portare a una riduzione delle emissioni del settore industriale italiano – misurate in CO2 equivalenti – del 2,6%. Si tratta di un valore medio, ottenuto ipotizzando diversi scenari possibili, e sono molteplici i fattori che possono influenzare questo risultato, in positivo o in negativo.

IoT e AI: solo il 48% usa i dati raccolti dai dispositivi IoT

Il connubio tra IoT e AI ha un ruolo fondamentale e lo avrà sempre di più in futuro, ma c’è un divario tra il mercato industriale e quello consumer.

Il settore industriale percepisce già benefici concreti, tanto che ben il 55% delle grandi imprese e il 33% delle medie che hanno avviato progetti IoT desiderano integrare anche l’AI in queste iniziative.

Quello consumer è più lento: solo il 25% dei consumatori oggi vorrebbe utilizzare sistemi integrati con l’AI per migliorare comfort e risparmio energetico all’interno della propria abitazione, con forti differenze generazionali: il 38% dei millennials è favorevole, contro solo l’8% dei boomers.

L’IoT gioca un ruolo chiave perché consente la pervasiva raccolta di dati su cui gli algoritmi di AI si basano. E proprio questa rappresenta la seconda grande sfida del settore: perché i dati raccolti dagli oggetti connessi possano generare valore, è essenziale che vengano adeguatamente elaborati e gestiti. Ma oggi meno della metà (48%) delle grandi aziende utilizza i dati raccolti dai dispositivi IoT, in forma grezza o rielaborata, nonostante questi possano consentire di abilitare nuovi servizi.

Le tecnologie che trainano il mercato dell’Internet of Things

A trainare alla crescita del mercato Intenet of Things sono soprattutto le applicazioni che usano tecnologie LPWA (Low Power Wide Area Network, o Rete a lungo raggio a basso consumo) sia su rete cellulare sia su reti alternative. A fine 2024 sono 7,8 milioni le connessioni LPWA, ancora il 5% delle connessioni IoT totali, ma in crescita di ben il +95% rispetto al 2023.

Le soluzioni su rete cellulare continuano a pesare molto sul mercato complessivo (4 miliardi di euro, 41%), ma il tasso di crescita è da qualche anno contenuto (+3% nel 2024, +3% nel 2023). Le applicazioni su rete non cellulare confermano un ruolo di primo piano sul mercato (5,7 miliardi di euro, +14%); oltre alle soluzioni su LPWA crescono bene quelle che utilizzano WiFi e, in misura minore, ZigBee, Bluetooth Low Energy e 169MhZ.

“Sul fronte tecnologico il riflettore è puntato verso le potenzialità di impiego del 5G per supportare le applicazioni IoT”, spiega Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Internet of Things.

“Mentre le specifiche della Release 18 sono ormai state ‘congelate’, il 3rd Generation Partnership Project sta lavorando alla Release 19, prevista entro la fine del 2025, che rappresenta un importante step nell’evoluzione del 5G Advanced e pone le basi per la futura transizione verso il 6G”, aggiunge.

È aumentato il numero di componenti che supportano l’integrazione nativa del 5G nei dispositivi consumer e industriali. Le soluzioni NB-IoT basate su 5G stanno prendendo piede in diversi ambiti – in primis Smart Metering, Smart Logistics e Smart Asset Management, nonostante il ritardo tra il rilascio delle specifiche e l’effettiva commercializzazione.

Ulteriori innovazioni riguardano l’efficienza energetica: nuovi trigger per la trasmissione on-demand dei segnali e algoritmi avanzati basati su Intelligenza Artificiale consentiranno una gestione più intelligente e sostenibile della rete, riducendo i consumi sia lato infrastruttura sia lato terminale.

Inoltre, sarà ulteriormente ampliato il supporto per dispositivi a capacità ridotta, includendo l’abilitazione alla comunicazione satellitare per garantire una copertura globale anche in aree remote grazie alle reti non terrestri.

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Michelle Crisantemi

Giornalista bilingue laureata presso la Kingston University di Londra. Da sempre appassionata di politica internazionale, ho vissuto, lavorato e studiato in Spagna, Regno Unito e Belgio, dove ho avuto diverse esperienze nella gestione di redazioni multimediali e nella correzione di contenuti per il Web. Nel 2018 ho lavorato come addetta stampa presso il Parlamento europeo, occupandomi di diritti umani e affari esteri. Rientrata in Italia nel 2019, ora scrivo prevalentemente di tecnologia e innovazione.

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