Cresce il valore della produzione delle macchine per la produzione del legno con un sensibile aumento sia delle esportazioni che delle importazioni. Segnali di ottimismo resi possibili anche dall’opportunita’ per le aziende di dotarsi di tecnologie più innovative e aggiornate in piena ottica “Industria 4.0” che aumentano la competitività. Sono ottimi risultati quelli che emergono dal pre-consuntivo elaborato dall’Ufficio studi di Acimall, l’associazione confindustriale che rappresenta le imprese del settore delle macchine e impianti per la lavorazione del legno e l’industria del mobile.
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Tutti i numeri della crescita delle macchine per il legno
Secondo i dati nel 2017 si è raggiunto un valore della produzione pari a 2,29 miliardi di euro, l’11,6% in più rispetto all’anno precedente. Le esportazioni, invece, si sono attestate a 1,6 miliardi di euro, il 7,1% in più rispetto al 2016 e vedono, tra i migliori clienti di tecnologie italiane, gli Stati Uniti, che hanno comperato macchine per il legno per un valore pari a 165,5 milioni di euro, seguiti dalla Germania (105,8 milioni), dalla Polonia (102,4 milioni) e dalla Francia (92,5 milioni). In aumento anche il valore delle importazioni che si attestano a 199 milioni di euro, più 10% rispetto all’anno precedente.
In aumento anche gli investimenti delle imprese italiane che, grazie anche alle politiche di sostegno messe in atto dal Governo negli ultimi anni, hanno permesso una forte crescita del mercato interno, con chiare previsioni di ulteriori progressi nel breve e medio periodo. Nel 2016 le imprese italiane avevano, infatti, investito in macchine per il legno 743 milioni di euro, diventati 894 (140 milioni in più) nel 2017 con una previsione per il 2018 vicino al miliardo di euro, il nuovo record dopo i 900 milioni del 2001.
Cresce la fiducia, lo dice l’indagine congiunturale Acimall
A confermare il clima di ottimismo anche i dati emersi dalla tradizionale indagine congiunturale elaborata dall’Ufficio studi Acimall che vede quarto trimestre 2017 chiudersi con una crescita degli ordini del 36,8% rispetto all’analogo trimestre 2016, era il 42,9% nel periodo luglio-agosto, sempre confrontando il trimestre con lo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato che è la sintesi dei risultati conseguiti dalle commesse in arrivo dall’estero, cresciute del 35,2% (il 51,5 nel trimestre precedente) e dell’ottimo andamento della domanda italiana, che si attesa a quota più 49,5% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2016 (era il 19,7 nel secondo trimestre).
“E’ indubbio che gli utilizzatori italiani siano oramai nel pieno di un clima di maggior fiducia e che questo – spiega Dario Corbetta, direttore di Acimall – unitamente agli interventi di sostegno statali, stia generando una robusta domanda, superiore anche alle più rosee aspettative. Il settore del legno e dell’arredo negli scorsi anni ha dovuto affrontare una stagione estremamente complessa, riducendo al minimo ogni investimento. Dotarsi oggi di tecnologie più innovative e aggiornate significa poter disporre di strumenti più efficaci e performanti, produrre di più e meglio in piena ottica “Industria 4.0”, sfruttando l’interconnessione fra tecnologia e sistemi di gestione aziendale per recuperare competitività e anche capacità propositiva in termini di prodotto”.
Aumentano ordini e produzione ma l’occupazione resta stabile
Dall’indagine emergono altri dati interessanti, tra i quali quello del carnet ordini che sale a 3,6 mesi (erano 3,4 nel trimestre precedente). I prezzi dal primo gennaio mostrano una sostanziale stabilità, attestandosi al più 1,1%, lo stesso dato del periodo luglio-settembre, mentre il trend della produzione, viene valutato in crescita dal 50% degli intervistati mentre resta stabile per gli altri. Anche l’occupazione non dovrebbe registrare cambiamenti, almeno secondo quasi i tre quarti degli intervistati (72%) mentre il restante 28% pensa addirittura a una crescita.
Le previsioni: aumenta l’export ma resta fermo il mercato interno
Il 72% del campione ritiene, inoltre, che nel breve periodo gli ordini dall’estero aumenteranno ulteriormente, mentre per il 28% non ci saranno variazioni di rilievo (saldo più 72, contro il più 32 del trimestre precedente). Per quanto riguarda il mercato interno il 39% del campione crede in un trend positivo; per il 56% si dovrà parlare di stabilità mentre il 5% si attende un calo.