Il Consiglio di Stato cinese ha recentemente pubblicato il “Piano per le industrie emergenti strategiche nazionali” come parte del tredicesimo piano quinquennale. Nel piano si stabilisce che entro il 2020 in Cina il valore aggiunto delle “industrie emergenti strategiche” passerà a costituire il 15% del PIL, dall’8% del 2015, grazie a investimenti per 10 mila miliardi di yuan (circa 1.400 miliardi di euro) in cinque nuovi “pilastri”: nuove tecnologie informatiche, manifattura di alto livello, biotecnologia, green tech e tecnologie per ridurre le emissioni e nella creatività digitale. La crescita tecnologica dell’industria porterà anche un consistente aumento dei posti di lavoro.
“L’industria manifatturiera tradizionale cinese si trova ad affrontare molte nuove sfide, incluso l’aumento del costo del lavoro, e le industrie strategiche emergenti giocheranno un ruolo di enorme importanza se si vorrà superare la difficile situazione di sviluppo. Ad esempio, la combinazione tra la nuova generazione di tecnologie dell’informazione e l’industria manifatturiera tradizionale deterrà un ruolo molto importante nel miglioramento della produttività del lavoro industriale e della qualità dei prodotti”, ha detto il Preside della Facoltà di Amministrazione Pubblica dell’Università Qinghua, Xue Lan
Il “Piano” si concentrerà sull’attuazione della strategia del “Made in China 2025” (l’equivalente dei piani europei per il 4.0), accelerando l’innovazione tecnologica, affinché entro il 2020 la dimensione del valore di produzione e dell’industria degli apparecchi di fascia alta e dei nuovi materiali superi i 12 mila miliardi di yuan.
“L’obiettivo principale sono le apparecchiature di fascia alta per la produzione intelligente in fabbrica”, ha detto il direttore dell’Istituto per le attrezzature industriali del Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’informazione, Zuo Shiquan.