Sale da 99,2 a 99,8 (con un incremento pari a 0,6 punti) l’indice del clima di fiducia delle imprese. Nei dati diffusi dall’Istat relativi al mese di febbraio 2020, si segnala in particolare la crescita dell’indice di fiducia nel settore manifatturiero (salito da 100 a 100,6), così come quello del commercio al dettaglio (da 106,6 a 107,6), mentre il dato dei servizi rimane stabile (a 99,4) e quello delle costruzioni è in calo (da 142,7 a 142,3).
Uno scenario, quello rilevato dall’istituto di statistica, in controtendenza rispetto all’andamento del clima di fiducia dei consumatori, che a febbraio vede ridursi di 0,4 punti (da 111,8 a 111,4): in particolare, l’indice relativo alla fiducia nel clima economico scende da 123,8 a 123,4.
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Nella manifattura migliorano i giudizi sugli ordini, ma le attese sono in calo
I giudizi delle imprese manifatturiere (che impiegano almeno 5 addetti) sugli ordini relativi al mese di febbraio sono in crescita: si passa da un indice di -15,5 a -14,3, un miglioramento trainato dal giudizio sugli ordini interni (salito da -20,0 a -17,5), dato che quello sugli esteri scende di 0,4 punti (da -16,1 a -16,5). Anche l’indice di giudizio sui livelli di produzione cresce, passando dal -13,4 di gennaio a -12,1.
Al contrario, sono le attese su ordini e produzione a subire un calo. Per i primi, l’indice scende da 6,4 a 5,1, mentre sulla seconda si passa da 5,6 a 4,7. L’andamento dell’economia infatti spaventa l’industria manifatturiera: l’indice di attesa cala di oltre un punto (da -12,6 a -13,5). Invariati invece i dati relativi alle attese su prezzi (1,0) e occupazione (-1,5).
L’analisi dell’Istat, che raccoglie le opinioni di tutti gli agenti economici riguardo a specifiche variabili connesse al loro comportamento futuro ed all’ambiente economico in cui essi operano, si sofferma anche sui principali raggruppamenti dell’industria manifatturiera: a febbraio sono i produttori di beni strumentali a far registrare un maggiore incremento del clima di fiducia (andamento partito lo scorso gennaio), salito da 104,4 a 105,8, con l’indice di giudizio sugli ordini che passa da -17,2 a -15,5 (anche qui, però, calano le attese, il cui indice passa da 6,1 a 4,0). Se anche la fiducia dei produttori di beni intermedi è in crescita (da 94,4 a 94,8), lo stesso non si può dire per chi si occupa di beni di consumo, il cui clima di fiducia scende da 102,1 a 101,8. In quest’ultimo raggruppamento, infatti, di fronte all’incremento dell’indice di giudizio sugli ordini totali (da -8,3 a -7,5), si registra un netto calo delle attese relativo a questa variabile (sceso di ben 3 punti rispetto a gennaio, da 12,3 a 9,3).
Export manifatturiero: crescono i giudizi, calano le attese
Anche in riferimento ai giudizi delle imprese manifatturiere riguardo al fatturato legato all’export, l’indice è in crescita: nel quarto trimestre del 2019 è salito di 0,8 punti rispetto al trimestre precedente (da -2,6 a -1,8). Le attese relative a questo parametro, però, sono in calo: si passa dal 7,7 del terzo trimestre al 6,4 del quarto trimestre del 2019.
Tra le risposte delle aziende ai questionari, cresce la percentuale di chi trova ostacoli alle esportazioni (salita nel quarto trimestre dal 22,8% al 23,6%). In particolare, il 12,3% di questi identifica nei costi e nei prezzi più elevati il problema principale per l’export, il 2,6% nei tempi di consegna lunghi, l’1,7% nei finanziamenti meno facili, il 4,6% nelle difficoltà di ordine amministrativo, e il 2,1% nella differente qualità dei prodotti.
Per quanto riguarda il grado di utilizzo di impianti nelle imprese manifatturiere, nel quarto trimestre del 2019 si è registrata un calo dello 0,4% (da 77% a 76,6%), nonostante sia sceso il numero di aziende che affermano di trovare ostacoli alla produzione (dal 28,2% al 25,4%). L’ostacolo principale identificato nello scorso trimestre continua ad essere l’insufficienza della domanda (per il 17,5% delle imprese, dato che però e calato del 2,6% rispetto al terzo trimestre del 2019), a cui seguono la scarsità di manodopera (1,8%), i vincoli finanziari (1,7%) e l’insufficienza di impianti e/o materiali (1%).