L’industria cartaria italiana chiude il 2018 con un fatturato in crescita del 4,2% a quota 7,72 miliardi di euro. Stabile la produzione a 9,1 milioni di tonnellate (0,1%). Dati questi che confermano l’Italia 4° produttore di carta in Europa.
Attenzione all’ambiente: dei 9 milioni di tonnellate prodotte il 57% è generato da carta da riciclare, ma nel comparto imballaggio la percentuale raggiunge l’80% centrando il nuovo obiettivo di riciclo della Direttiva Comunitaria, ancora da recepire. La carta è, inoltre, la frazione più raccolta tra i rifiuti urbani, dopo l’organico, e dà un contributo fondamentale alla gestione dei rifiuti e all’Economia Circolare del Paese.
“La carta è un esempio di bio-economia circolare in quanto rinnovabile e riciclabile ma è anche espressione di una cultura che porta i nostri imprenditori a investire il 5,9% del fatturato sul territorio, incidendo sullo sviluppo ambientale e sociale del nostro Paese”, afferma il Presidente di Assocarta Girolamo Marchi.
Tra i dati di dettaglio più interessanti il trend positivo per gli imballaggi e le speciali. Stabili le carte igienico sanitarie, in riduzione le carte grafiche. La quota di produzione nazionale destinata ai mercati esteri, scende dal 44,7% (2017, massimo storico), al 42,7%, con una tendenza analoga per tutte le tipologie, ad eccezione dell’export di carte per usi igienico-sanitari (+3,1%).
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Il 2019 apre in calo
Nel primo trimestre 2019 produzione e fatturato sono in calo rispettivamente del 2% e del 2,2% rispetto allo stesso periodo 2018. Scendono le carte grafiche, stabili le carte igienico sanitarie, cresce ancora l’imballaggio ma su livelli inferiori rispetto all’anno passato.
Negli ultimi mesi inoltre stanno scendendo i prezzi delle cellulose: tenendo dicembre 2016 come riferimento (prezzo 650 dollari), il mercato aveva subito un’impennata a novembre 2018 (1050 dollari, +400 dollari) per poi scendere a 930 dollari ad aprile 2019. Un livello comunque elevato anche se in riduzione.
Il problema del gas
“Il settore cartario, che in passato è riuscito a contenere gli effetti della crisi e che sta cercando di costruire delle strategie di rilancio, si trova a combattere contro due vulnera competitivi: il più alto costo del gas e la mancanza di impianti di recupero per la gestione degli scarti del riciclo”, evidenzia Marchi.
L’industria della carta è energivora e utilizza il gas, il migliore combustibile in assoluto, con prezzi superiori del 15% a quello dei concorrenti esteri. Secondo una rilevazione della Associazione europea di categoria (CEPI) i primi 5 paesi utilizzatori di gas naturale in Europa (tra cui l’Italia) immettono nel mercato il 70% di carta riciclata e, se lo estendiamo ai primi 7, la percentuale sale all’83%. Il gas ha quindi anche un ruolo fondamentale nell’economia circolare della carta.
“Chiediamo al Governo di intervenire per ridurre questo “spread” e agire sulle componenti parafiscali che via via aumentano. A livello europeo e nazionale è urgente l’azzeramento del gap di prezzo del gas tra Italia e Europa, sia attraverso il definitivo varo del meccanismo di riduzione degli oneri parafiscali sia con l’ampliamento delle interconnessioni con il Nord Europa (TENP) e i Balcani (TAP)”, conclude Marchi.
Altrettanto urgente, secondo Assocarta, l’attuazione dei principi del pacchetto sull’economia circolare, mantenendo l’impianto del DLgs n. 152/2006 per quanto riguarda i sistemi di responsabilità del produttore (Conai/Comieco) e prevedendo misure concrete per recuperare gli scarti del riciclo, quale una cabina di regia tra Amministrazioni e Ministeri competenti e l’obbligo di considerare gli stessi nella programmazione territoriale in quanto rifiuti del tutto assimilabili a quelli urbani sotto il profilo tecnologico; il prossimo varo di un EoW (End of Waste) carta che migliori l’attuale sistema Materie Prime Secondarie.