Nel mese di aprile il settore manifatturiero dell’Eurozona ha fatto segnare una significativa contrazione. Il Purchasing Managers Index (PMI) del Manifatturiero, l’indice composito dell’attività manifatturiera elaborato da Markit Group che riflette la capacità di un’area economica di acquistare beni e servizi tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte nel settore manifatturiero, ha registrato il valore di 47,9.
Anche se c’è stato un aumento dell’indice – per la prima volta dopo nove mesi – rispetto al valore del mese precedente, il valore del PMI resta significativamente al di sotto della soglia critica 50 punti, il valore che indica una contrazione del settore. Con il dato di aprile, in particolare, l’indice si è ormai attestato un valore inferiore ai 50 punti per tre mesi consecutivi.
Beni capitali e intermedi sono rimasti ad aprile le area principali di debolezza. Nonostante leggeri miglioramenti dell’indice rispetto al mese precedente, entrambi i settori sono in contrazione. Viceversa i beni di consumo hanno riportato una modesta crescita.
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Male l’Italia, peggio la Germania
Analizzando le singole nazioni, la Germania ha registrato la contrazione maggiore (44,4). Anche Austria (49,2) e Italia (49,1) hanno registrato valori al di sotto della soglia di 50, ma la contrazione è stata significativamente inferiore rispetto al declino tedesco.
Di contro, la Grecia ha registrato di gran lunga la crescita più forte (56,6), con una crescita che ha raggiunto il livello più alto in quasi 19 anni.
Buone performance anche per Irlanda (52,5), Paesi Bassi (52) e Spagna (51,8); nessun cambiamento è stato registrato in Francia.
Ordini in calo
Il volume dei nuovi ordini ricevuti dalle imprese manifatturiere continua a diminuire ad aprile: nonostante non sia peggiorato allo stesso livello di marzo quando è stato riportato il livello record negativo in 75 mesi, la contrazione rimane pur sempre elevata.
Le esportazioni rimangono inoltre una delle ragioni della debolezza della domanda: gli ordini esteri, incluso il traffico intra eurozona, sono diminuiti allo stesso ritmo del totale degli ordini.