L’Italia dell’elettronica, dell’elettrotecnica e dell’impiantistica, un comparto che rappresenta il 3,4% del PIL nazionale con 1.400 imprese, 80 miliardi di fatturato e 500 mila addetti, ed è rappresentato da ANIE Confindustria, chiude il 2018 con una crescita del 4,7%.
Un anno, però, a doppia faccia: dopo un ottimo primo semestre, il secondo semestre ha fatto segnare un forte rallentamento. E il 2019 sarà, probabilmente all’insegna della stagnazione.
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Il peso dell’incertezza
A causare una forte decelerazione degli investimenti nel secondo semestre, secondo Giuliano Busetto, presidente di ANIE Confindustria, è stata “l’incertezza sul rinnovo degli incentivi e la diminuita attenzione sull’industria”.
“Tra Brexit, guerra commerciale tra USA e Cina e rapporti critici tra Italia ed Unione Europea, il 2018 è stato dominato dall’incertezza”, spiega. “Nel complesso però il comparto è cresciuto più del 2017, mettendo a segno un +4,7% che rappresenta la media tra il +7,1% dell’elettronica e il +4% dell’elettrotecnica. La nota positiva è che a crescere sono tutti i comparti, tranne l’illuminazione”.
Le prospettive per il 2019 non sono positive. “Per il 2019 la manovra di bilancio e l’andamento dei consumi delle famiglie lasciano presagire una situazione di stagnazione, che è confermata dal sentiment di un campione di 130 imprese che abbiamo intervistato, espressione di un fatturato aggregato pari a 16 miliardi di euro. Delle imprese che hanno preso parte all’indagine il 54% prevede di chiudere il primo semestre di quest’anno con un fatturato totale in diminuzione o in stabilità, il 60% non prevede crescita per il proprio portafoglio ordini”. Dati, questi, che trovano riscontro anche nei numeri resi noti dall’Istat sul primo trimestre.
Continuità per il Piano Industria 4.0
Qual è la ricetta? Innanzitutto la continuità del piano Industria 4.0. “Nel 2017 – secondo i dati MEF – il piano ha generato 10 miliardi di investimenti in beni materiali a cui vanno aggiunti 3 miliardi di investimenti in software. Le imprese manifatturiere hanno usufruito dell’87% degli investimenti, e il 67% è rappresentato da PMI a conferma che il Piano nazionale Impresa 4.0 ha dato la possibilità a tutte le imprese, anche le più piccole, di modificare il proprio DNA in favore di un upgrading tecnologico che avrà come risultato finale un miglioramento della loro competitività sia sul mercato nazionale sia sul mercato estero”, dice Busetto.
“Consci dell’importanza di questo piano, abbiamo lavorato e, nella legge di bilancio, abbiamo ottenuto il rinnovo di tutte le misure tranne del superammortamento, che poi è arrivato con il Decreto Crescita insieme al voucher per gli investimenti in digitalizzazione delle PMI”.
Il Piano 4.0 “ha avuto un impatto che in fisica si definisce attrito di primo distacco: ora ci vogliono continuità e risorse per la formazione delle skill, perché senza innovazione sulla digitalizzazione non ci sarà impresa in futuro”.
Un piano per il Building 4.0
Secondo Busetto ci vuole poi un piano nazionale Building 4.0. “È un mercato vivo e di interesse, che coinvolge domotica, impiantistica, mobilità, rinnovabili, elettrodomestici… l’edificio non può prescindere dalla digitalizzazione. In Italia abbiamo competenze, sistemi, piattaforme tecnologiche che possono giocare un ruolo importante nello svecchiamento degli edifici. Non bisogna inoltre dimenticare che le tecnologie digitali sono abilitanti anche per la prevenzione dei rischi e il supporto all’invecchiamento della popolazione…”.
ANIE Confindustria sta lavorando a un libro bianco sul Building Digitale nel quale ci saranno diverse proposte “tra cui quella di rendere obbligatorio l’indicatore digitale (Smartness Indicator) introdotto dalla nuova Direttiva, che classifica l’edificio per il suo livello di digitalizzazione e quindi per la sua intrinseca capacità di interconnessione e ne aumenta, al contempo, il valore economico”, dice Busetto.
L’energia
Sull’Energia ANIE chiede alle Istituzioni di “dare concretezza al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità del Piano Clima ed Energia attraverso una maggiore spinta verso il vettore elettrico. Mettiamo a disposizione le nostre competenze per un piano di interventi strutturati e che veda l’impiego di soluzioni tecnologiche in grado di garantire la riduzione delle congestioni, la sicurezza e il bilanciamento della rete”.
Le proposte sul piatto
Alle Istituzioni ANIE chiede cinque cose più una:
- di portare a compimento la Digitalizzazione delle Infrastrutture di Rete: velocità e sicurezza per lo scambio e la trasmissione, sicura, delle informazioni;
- di dare continuità al Piano Industria 4.0, perché occorre spingere sull’Industria come fattore determinante della competitività del Paese e traino di tutti i comparti;
- di raggiungere gli Obiettivi di sostenibilità del Piano Nazionale Clima ed Energia, dando concretezza alle misure necessarie e attuative;
- la Digitalizzazione degli Edifici, mettendo in pratica la proposta ANIE di misure efficaci per l’evoluzione tecnologica degli stessi.
- una Mobilità integrata e verde, grazie ad un piano completo di investimenti nelle infrastrutture accompagnato alle iniziative sui trasporti intelligenti e sostenibili.
Tema trasversale è la formazione. “Il processo evolutivo in atto porterà tra qualche anno ad avere lavori molto diversi rispetto a quelli che conosciamo e che in alcuni casi non riusciamo ancora ad immaginare. Occorre, quindi, garantire a tutti i lavoratori una formazione continua perché nessuno subisca il cambiamento ma ne possa essere, in forme diverse, protagonista. Già oggi esistono profili professionali nuovi e specializzazioni sempre più specifiche, ma ora, chiedendo al Paese di investire in innovazione, occorre guardare alla Formazione come ad una risposta primaria ad un chiaro bisogno delle aziende. Il capitale umano dunque rappresenta un investimento imprescindibile da valorizzare per le sue competenze e conoscenze tecnologiche”, conclude Busetto.
Boccia: questione industriale cruciale per l’Europa
“La questione industriale è cruciale non soltanto per un Paese come l’Italia, ma per l’Europa tutta: bisogna costruire le condizioni per attrarre una ricchezza che altrimenti finirebbe in Asia o in America. Per non perdere il suo peso l’Europa deve quindi diventare un gigante politico, oltre ad essere un gigante economico”, così il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, intervenuto all’assemblea ANIE.
Nelle prossime settimane “va evitato che la procedura di infrazione diventi un alibi per non avere un commissario europeo di primo livello, al commercio, alla concorrenza, al mercato interno o all’industria”. E occorre stare attenti che “alla BCE arrivi una persona che segua una politica coerente con quella di Draghi”.
Sul piano interno “a febbraio 2016 abbiamo lanciato l’idea della politica dei fattori al posto di quella dei settori. Quello è, se vogliamo, l’atto di nascita anche di Industria 4.0, ci cui ci consideriamo la madre, e nel 2018 a Verona abbiamo posto l’idea di una politica dei fini basata su lavoro (la mission), crescita e debito (le precondizioni)”.
Bisogna invertire il paradigma, dice Boccia: “prima si devono stabilire gli effetti che si desidera avere sull’economia reale, poi individuare strumenti e risorse e infine intervenire sui saldi di bilancio”.
Con questo governo “abbiamo avuto la fase dello scontro al tempo del Decreto Dignità, una seconda fase di confronto col governo che hanno portato allo Sbloccacantieri e al Decreto Crescita. Oggi siamo in una terza fase, molto critica, con la questione Ilva, la revoca delle concessioni ad Atlantia, due questioni che mettono in crisi la certezza del diritto e la credibilità del Paese. C’è poi il fronte del salario minimo, che non si può definire per legge”.
La manovra di autunno – conclude Boccia – non sarà facile e servirà aprire un confronto immediato. “Servono obiettivi politici e spiegazioni economiche”.