Dopo 4 mesi di crescita, a settembre il rimbalzo della produzione industriale si è arrestato. Secondo i dati resi noti dall’ Istat, a settembre l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito del 5,6% rispetto ai dati di agosto.
Rispetto a febbraio 2020, prima che esplodesse la crisi, il livello è inferiore del 4%, mentre rimane superiore dell’1,3% rispetto al mese di luglio.
Rispetto ai dati di agosto, si registrano cali congiunturali in tutti i comparti: la flessione più significativa è registrata per i beni di consumo (-4,8%), seguiti da i beni strumentali (-3,9%) e dai beni intermedi (-1,6%). Meno marcato, invece, il calo per il comparto energetico, che a settembre registra un -0,3% dopo il dato positivo di agosto (+5,3%).
Per quanto riguarda il dato tendenziale (cioè nel confronto con il dato del settembre 2019), l’indice complessivo diminuisce del 5,1%, con flessioni che riguardano tutti i comparti. Il calo più ampio si registra per i beni strumentali (-7,1%), i beni di consumo (-5,7%) e i beni intermedi (-4,2%), mentre il comparto energetico rimane stazionario (-0,1%).
Duramente colpite le industrie tessili, dell’abbigliamento, pelli e accessori, dove si registra un calo del dato tendenziale del 20,8%. Duramente colpite anche la produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-20,4%) e la fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-11,9%).
Gli unici settori dove si registra un incremento tendenziale sono l’attività estrattiva (+2,7%), la fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+2,0%) e le altre industrie (+0,2%).