La produzione industriale mostra a maggio segni di ripresa, ma rispetto al 2018 perde ancora. “Verosimilmente sarà negativo anche il contributo dell’industria alla dinamica del PIL nei mesi primaverili, dopo che ne ha supportato la crescita nel primo trimestre”. Resta inoltre basso il livello di fiducia tra le imprese e le famiglie. Sono queste le note salienti che emergono dalle analisi elaborate dal Centro Studi Confindustria sulla produzione industriale.
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I numeri
A maggio il dato destagionalizzato sulla produzione industriale è cresciuto dello 0,4% rispetto al mese precedente, ma cede lo 0,3% rispetto a maggio 2018. Se guardiamo il dato grezzo, che non tiene conto del diverso numero di giorni lavorativi, il +0,4% diventa un +0,3%.
Complessivamente il secondo trimestre sta al momento perdendo lo 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre il primo trimestre aveva fatto segnare un +1%.
Bene invece gli ordini che registrano incrementi congiunturali sia in maggio (+0,3% su aprile, +0,5% sui dodici mesi) che in aprile (+0,1% su marzo, -2,7% anno su anno).
L’analisi: il problema è la domanda interna
La dinamica dell’attività negli ultimi due mesi, rileva lo studio, “è condizionata da un contributo negativo dell’energia elettrica e da una particolare distribuzione delle giornate lavorative che ha consentito, in aprile, la chiusura di alcune attività verso la fine del mese, in un contesto di domanda bassa e calante. L’indebolimento dell’attività nell’industria è dipeso soprattutto dalla domanda interna. Questa, che già nel primo trimestre era risultata fiacca (con l’unica eccezione degli investimenti in costruzioni), si conferma l’anello debole nell’attuale fase congiunturale”.
Che cosa ci aspetta
Un dato positivo è che nel settore manifatturiero si è interrotto a maggio quel calo dell’indice di fiducia che andava avanti da sette mesi, anche se “i livelli restano tra i più bassi degli ultimi anni”.
Gli imprenditori si attendono una dinamica debole della domanda e per il terzo mese consecutivo è stata rilevata una diminuzione delle scorte (che nei primi due mesi erano salite rapidamente).
Non sono migliori i dati sulla fiducia delle famiglie, che poi influenza la domanda. Osservando il bimestre aprile-maggio la fiducia delle famiglie è calata da 112,5 del primo trimestre a 111,2 a causa del peggioramento di giudizi e attese sulla situazione economica personale e sulla disoccupazione.
“In tale contesto – commenta il CSC – è cruciale riportare la fiducia tra le imprese e le famiglie attraverso adeguate misure di politica economica. Diversamente, il prezzo da pagare è il persistere di una sostanziale stagnazione dell’economia italiana”.