Dopo sei trimestri consecutivi di calo, l’indice degli ordini raccolti dai costruttori italiani di macchine utensili torna in terreno positivo, registrando un +7,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. A trainare la ripresa è soprattutto l’export (+10,7%), mentre sul mercato interno la crescita è più contenuta (+4,3%).
A diffondere i dati il Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu – Sistemi per Produrre.
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Un settore che viaggia a due velocità
Il ritorno al segno positivo “è una notizia da accogliere con favore – commenta il presidente di Ucimu Riccardo Rosa – perché interrompe un trend negativo che si protraeva da troppo tempo”.
L’ottimismo tuttavia è frenato da alcune considerazioni. Innanzitutto, come sottolinea Rosa, il dato positivo va letto in relazione alla debolezza del terzo trimestre 2023, uno dei peggiori di sempre. “Ci muoviamo ancora su livelli decisamente bassi”, osserva il presidente di Ucimu.
La vera preoccupazione però riguarda la profonda spaccatura che emerge all’interno del settore. “Appare una netta spaccatura tra l’andamento del comparto delle macchine lavoranti con tecnologie per la deformazione e lavorazione della lamiera e quello delle macchine per l’asportazione di truciolo”, spiega Rosa.
Mentre il comparto delle macchine per la deformazione della lamiera va bene grazie anche alla capacità di intercettare la domanda di settori diversificati, le macchine per l’asportazione di truciolo sono alle prese con difficoltà legate alla forte concorrenza estera, in particolare asiatica, e all’incertezza che regna sul futuro dell’automotive.
Proprio la crisi dell’industria automobilistica, che sta travolgendo anche l’economia tedesca, rappresenta un grave ostacolo per i costruttori italiani. “Crediamo sia fondamentale che le nostre autorità di governo continuino a sottolineare sui tavoli internazionali, e in particolare in Europa, la necessità di sviluppare politiche a sostegno della transizione industriale determinata dal cambio di rotta del settore che più di ogni altro ha trainato lo sviluppo economico e sociale del Vecchio Continente, vale a dire l’automotive. Occorre pensare a strumenti che possano accompagnare la riorganizzazione della manifattura europea affinché, pur nel rispetto dei criteri della green manufacturing, possa continuare a garantire attività e lavoro nei paesi dell’Unione, elementi fondamentali, insieme alla salvaguardia dell’ambiente, per il benessere della popolazione” dice Rosa.
Urgente semplificazione e confronto su Transizione 5.0
Il presidente di Ucimu incalza poi il Governo sul tema del Piano Transizione 5.0, sollecitando il ministro Adolfo Urso a semplificare la misura. “Al ministro ribadiamo la necessità, nell’immediato, di poter disporre della semplificazione della misura di Transizione 5.0 affinché essa possa dispiegare i suoi effetti sostenendo i nuovi investimenti in tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico”, dice Rosa.
Ma è sull’intero tema della politica industriale che occorre un cambio di passo: “Al di là della contingenza gli imprenditori si aspettano che il Governo avvii subito un tavolo di dialogo, che coinvolga i rappresentanti di settore, sulle misure di politica industriale che dovranno accompagnare la manifattura italiana dal 2025 in poi perché, alla fine dell’anno prossimo, si chiudono sia Transizione 4.0 che 5.0. Non manca tanto, dobbiamo attivarci fin d’ora se vogliamo sostenere, anche nel prossimo futuro, il processo di sviluppo e incremento della competitività della nostra industria”.