Macchine utensili, nel 2018 è ancora record (ma la spinta sembra esaurita)

I risultati messi a segno dall’industria italiana della macchina utensile, nel 2018, sono in assoluto i migliori di sempre. Ma nel 2019 il miracolo non si ripeterà. Carboniero: “Bisogna abbandonare la logica dell’intermittenza: dopo il piano Industria 4.0 è tempo di un’altra svolta”.

Pubblicato il 25 Giu 2019

Foto: Ruggiero Scardigno

“I risultati messi a segno dall’industria italiana della macchina utensile, robot e automazione nel 2018 sono in assoluto i migliori di sempre, con incrementi a doppia cifra per quasi tutti i principali indicatori economici, allungando il trend, ampiamente positivo, iniziato nel 2014″.

Commenta così Massimo Carboniero, presidente di Ucimu – Sistemi per Produrre, i dati del settore in apertura della 74 esima edizione dell’assemblea annuale dell’associazione. Il settore ha toccato la cifra record di 6,7 miliardi di euro.

Le stime per il 2019 indicano, invece, per la prima volta dopo 5 anni, una battuta d’arresto, dovuta principalmente a una situazione di incertezza e instabilità sia sul fronte interno che estero.

Un 2018 memorabile

Quarta tra i produttori, l’industria italiana della macchina utensile si è confermata terza tra gli esportatori e ha inoltre consolidato il quinto posto nella classifica di consumo, a testimonianza della vivacità della domanda locale che ha beneficiato dei provvedimenti per la competitività (Industria 4.0/Impresa 4.0).

Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, nel 2018 la produzione di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 6.775 milioni di euro, registrando un aumento dell’11,3% rispetto al 2017.

Il risultato è stato determinato sia dal positivo andamento delle consegne dei costruttori sul mercato interno, salite, del 15,2%, a 3.112 milioni, sia dall’export, che si è attestato a 3.663 milioni di euro, crescendo di oltre otto punti percentuali rispetto all’anno precedente.

Nel 2018, principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono risultati: Germania (394 milioni +15,1%), Stati Uniti (354 milioni, +11,5%), Cina (341 milioni, -0,4%), Polonia (229 milioni +41,7%), Francia (227 milioni, +6,7%), Spagna (144 milioni, +7,9%), Russia (100 milioni, +11,9%), Turchia (90 milioni, +2,6%).

Decisamente positivo il risultato del consumo nazionale (consegne dei produttori sul mercato interno + import) che ha registrato, per il quarto anno consecutivo, un incremento a doppia cifra, attestandosi a 5.164 milioni di euro, il 15,7% in più rispetto al 2017.

Dati 2018

Nel 2019 la crescita rallenterà

In base ai dati di previsione elaborati dal Centro Studi e Cultura di Impresa di Ucimu, il settore, nel 2019, crescerà molto meno. In particolare, la produzione dovrebbe aumentare del 3,6%, a 7.020 milioni di euro; l’export che dovrebbe raggiungere il valore di 3.900 milioni di euro, il 6,5% in più rispetto al 2018. Il rapporto export su produzione si stima debba crescere a quota 55,6%.

Rallenta anche la crescita del consumo nazionale, che si attesterà a 5.220 milioni di euro (+1,1%), rimanendo dunque sostanzialmente sullo stesso livello del 2018, così come le consegne dei costruttori sul mercato domestico (3.120 milioni, +0,3%) e le importazioni (2.100 milioni, +2,3%).

Secondo il presidente di Ucimu Carboniero “considerato il contesto e l’evoluzione repentina dello scenario politico economico internazionale, potremmo dirci già molto soddisfatti se queste previsioni fossero realmente confermate alla fine dell’anno. Questo perché la situazione è piuttosto complicata; molto più complicata rispetto anche solo a pochi mesi fa”.

Proposte di politica industriale

“Con Industria 4.0 – ha affermato Carboniero – le autorità hanno dato vita al più importante piano di politica industriale di cui si sia dotato il paese dal dopoguerra ad oggi. Super e iperammortamento, pilastri di questi programmi, hanno dato i loro frutti, favorendo la sostituzione dei macchinari obsoleti e stimolando le aziende ad interconnettere macchine e impianti grazie alle tecnologie digitali di cui sono dotate.”

“Ora abbiamo bisogno di una svolta ulteriore. Se infatti il contenuto di questi provvedimenti risponde pienamente alle esigenze di crescita e sviluppo della competitività delle imprese, e in particolare delle PMI ossatura del nostro sistema industriale, ciò che va cambiato è la modalità con cui questi provvedimenti sono resi disponibili”.

“Alle autorità di governo chiediamo di abbandonare la logica dell’intermittenza con cui fino ad oggi è stata definita l’operatività di tutte le misure a favore delle imprese, come nello specifico caso del Piano Industria 4.0, con super e iperammortamento”.

Un “pacchetto di provvedimenti” in materia 4.0

“Le imprese italiane per crescere hanno bisogno di un quadro chiaro e definito delle misure di medio-lungo termine. Solo così potranno pianificare gli investimenti da fare e le azioni da intraprendere. Per questo chiediamo un cambio di approccio e la costruzione di un pacchetto di provvedimenti in materia 4.0 che possa essere strutturale, liberato cioè dalle annuali attese e incertezze legate alla possibile riconferma di ciascuna delle misure in esso inserite, come invece è accaduto fino ad oggi”.

“Nello specifico, in risposta alla necessità di sostenere l’innovazione continua di prodotto e processo delle imprese italiane, chiediamo sia reso disponibile un documento unico strutturale che sommi in sé i vantaggi fiscali legati agli investimenti in ricerca e sviluppo e a superammortamento e iperammortamento per gli investimenti in nuovi macchinari, disegnando così un progetto di insieme di lungo periodo”.

Formazione 4.0 e giovani

Per il presidente di Ucimu è importante focalizzarsi sui giovani, le nuove leve di domani.

“Nuove tecnologie portano un nuovo lavoro, nuove mansioni, nuovi ruoli, nuove professionalità e, dunque, competenze, che sono e saranno sempre più multidisciplinari. Per questo in tema di formazione 4.0 chiediamo che il provvedimento per II credito di imposta per la formazione sia rivisto e soprattutto prosegua nella sua operatività anche nel 2020″.

“Attualmente il credito è calcolato solo sul costo del personale impegnato nella formazione per le ore di aggiornamento svolte. La parte più consistente dei costi della formazione aziendale è invece rappresentata dal costo dei formatori: occorre includere quella voce di spesa nel calcolo del credito di imposta perché si tratta dell’aspetto più oneroso, specialmente per una PMI”.

“A differenza dei provvedimenti per la competitività (Pacchetto di provvedimenti in materia 4.0), riteniamo che le misure legate alla formazione 4.0 debbano essere gestite e implementate secondo una pianificazione definita di anno in anno, in linea con le esigenze contingenti dell’industria del paese, poiché la trasformazione organizzativa delle aziende, attivata dalla rivoluzione digitale, è appena iniziata”.

“Un discorso a parte meritano poi i giovani a cui dobbiamo poter offrire valide opportunità di lavoro e di crescita professionale. Nonostante un tasso di disoccupazione giovanile in Italia superiore al 30%, noi costruttori di macchine utensili incontriamo una grandissima difficoltà nel reperire figure professionali adeguate quali: meccatronici, elettronici, informatici ed esperti in tecnologie della produzione”.

“Sono, infatti, purtroppo ancora troppo pochi i ragazzi che scelgono questi percorsi scolastici, specifici per le professioni legate al mondo dell’automazione e della meccanica di precisione. Mentre, in realtà gli istituti tecnici offrono opportunità formative e professionali anche molto stimolanti”.

“Senza dimenticare che sono un’ottima base per il prosieguo dello studio attraverso gli ITS, le scuole di Alta formazione tecnica-tecnologica da cui escono, dopo due anni post diploma, i cosiddetti Super Periti. E a proposito di ITS chiediamo nuovamente al governo di lavorare per incrementare la presenza di queste scuole soprattutto nelle aree a maggior concentrazione industriale”.

E per consentire alle aziende di assumere, ‘oltre ad intervenire sulla riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, a beneficio delle buste paga dei nostri collaboratori, suggeriamo l’attuazione di un provvedimento, per i giovani, che permetta, per tre anni, l’esenzione contributiva per i neo assunti di età inferiore ai 30 anni’.

Internazionalizzazione e fiere

Il presidente Carboniero ha inoltre parlato dell’importanza strategica dell‘internazionalizzazione: “Deve divenire per tutti noi un imperativo da attuare attraverso tutti i canali e gli strumenti, a nostra disposizione, a partire dalle manifestazioni fieristiche che per noi rappresentano lo strumento di marketing più efficace”.

Per questo “accogliamo con favore la decisione delle autorità di governo di prevedere il credito di imposta per le imprese italiane che partecipano a manifestazioni internazionali, in particolare nei paesi extra-UE, ma devono essere individuati, con l’aiuto delle stesse organizzazioni di imprenditori, gli eventi considerati di riferimento, così da evitare di polverizzare le risorse disponibili che non sono certo abbondanti (solo 5 milioni)”.

“D’altra parte, chiediamo però di ragionare sull’introduzione di misure che favoriscano l’internazionalizzazione indoor delle PMI italiane. In questo senso, pensiamo sia utile prevedere un incremento delle risorse destinate all’invito degli operatori esteri da parte di Ministero Sviluppo Economico e Ice-Agenzia alle fiere internazionali che si tengono nel nostro paese, assicurando così più contatti, anche stranieri, alle PMI espositrici”.

Boccia: ‘Salario minimo un costo per le imprese’

All’Assemblea Ucimu è intervenuto anche il presidente di Confindustria. Nel suo intervento Vincenzo Boccia, a proposito di salario minimo, ha dichiarato che è meglio alzare i salari riducendo il cuneo fiscale, che incide tra il 70% e il 120%.

“Se il salario minimo deve diventare un costo per le imprese, è un problema reale. Se questo governo intende caricare le imprese di oltre 6 miliardi di oneri senza uno scambio salario-produttività, partendo dal salario minimo, mi sembra una incoerenza totale sulla questione flat tax. Da una parte si parla di ridurre le tasse e dall’altra si caricano i fattori della produzione in nome di un salario minimo, un vero capolavoro che solo in Italia riusciamo a realizzare”.

Per il presidente di Confindustria dunque, “è fondamentale redigere un libro delle priorità. Stabilire cosa fare, con quali risorse, dove individuarle, tenendo sempre conto che abbiamo un debito pubblico rilevante e quindi risorse non elevate”.

“L’Italia è il secondo Paese manifatturiero d’Europa, che vanta però una politica anti-industriale senza precedenti. Se l’obiettivo è conservare questa posizione, bisogna agire con pragmatismo, non dobbiamo dare la colpa all’Europa, ma invocare al realismo, al senso del limite e alla sostenibilità economica. Non esiste infatti soltanto una sostenibilità ambientale. Bisogna ricominciare a sognare, a pensare ai grandi obiettivi”, ha concluso Vincenzo Boccia, sottolineando che è importante evitare la procedura d’infrazione con Bruxelles, sia quella attuale, sia quella d’autunno.

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Beatrice Elerdini

Giornalista di professione, reporter, copywriter, Social Media Manager e autrice di testi per la tv e il web. Da dieci anni lavoro su piattaforma Wordpress e mi nutro di SEO. Ogni giorno mi occupo di cronaca, attualità, economia e nuove tecnologie. Avete storie, notizie e curiosità da raccontare? Scrivetemi a biaraven@libero.it

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