Nel quarto trimestre 2023 si è registrato un forte calo degli ordini delle macchine utensili. A dimostrarlo è l’indice degli ordini elaborato dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per Produrre, che evidenzia un calo del 31,1% rispetto al periodo ottobre-dicembre 2022. In valore assoluto l’indice si è attestato a 92,1 (base 100 nel 2015).
Il risultato negativo è frutto della riduzione della raccolta ordinativi sul mercato interno, a fronte di una sostanziale tenuta mostrata da quello estero.
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Macchine utensili, crolla la domanda interna, meglio la domanda estera
In particolare, gli ordinativi raccolti oltreconfine risultano in calo del 2,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il valore assoluto dell’indice si attesta a 100,9.
Sul fronte interno, gli ordini hanno segnato un arretramento del 69,1%, rispetto al quarto trimestre del 2022, per un valore assoluto di 79,4. Va sottolineato che a fine 2022 le aziende erano “corse” a ordinare macchinari per assicurarsi l’aliquota del 40%.
In ragione d’anno, l’indice ha segnato un calo del 24,7% rispetto alla media del 2022 (90,5 indice assoluto). L’indice interno segna una diminuzione del -48,4% (74,6 indice assoluto), mentre l’indice estero registra un calo più moderato (-11,3% , 102,8 indice assoluto).
Numeri che confermano le attese di Ucimu, anche per quanto riguarda il differente andamento della domanda estera rispetto a quella interna.
In particolare, l’andamento del mercato estero conferma un trend di lungo periodo che, spiega Barbara Colombo (presidente Ucimu-Sistemi per Produrre) “evidenzia un andamento più regolare delle commesse ottenute dai costruttori oltreconfine rispetto a quelle conseguite sul mercato domestico ove gli incentivi disponibili nel corso degli anni hanno dato luogo a marcate oscillazioni della domanda”.
Ucimu: “Bene lo scambio commerciale con gli Stati Uniti, ma in Europa occorre fare di più”
“In particolare, i costruttori italiani hanno da sempre negli Stati Uniti un partner di eccezione e, in questo momento, la prima area di destinazione dell’export. La vivacità della domanda nordamericana, che ci attendiamo resti tale anche nei prossimi mesi, ha sostanzialmente bilanciato la debolezza di quella asiatica ed europea”, aggiunge.
“Ora l’auspicio è che l’Europa e soprattutto la Germania tornino a lavorare come in passato o anche di più, considerato che il fenomeno del reshoring può avvantaggiare i costruttori italiani già presenti nelle catene del valore tedesche”.
Un auspicio che, spiega Colombo, diviene oggi ancora più accalorato, se si considera la grande incertezza che grava sul mercato internazionale ove le numerose crisi geopolitiche aperte rendono l’attività economica sempre più complicata.
Con riferimento alla Germania, nel periodo gennaio-settembre 2023 (ultimo dato disponibile) le vendite di made in Italy di settore sono risultate pari a 244 milioni di euro, il 10% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“Nonostante ciò – prosegue la presidente di Ucimu – occorre considerare che il valore dell’export italiano lì destinato risulta decisamente più contenuto rispetto al periodo precedente al 2018 e rispetto al record segnato nel 2008 quando raggiunse la cifra di 465 milioni di euro”.
Dati che indicano che uno sforzo maggiore è ora indispensabile. Per questo Ucimu ha presentato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale una proposta di azione e collaborazione per il biennio 2024-2025, dedicata agli operatori del settore, costruttori italiani e costruttori e utilizzatori tedeschi, con l’obiettivo di avviare, insieme a loro, un dialogo su un possibile piano di azioni comuni volte a rafforzare e valorizzare le peculiarità delle due industrie e le possibili partnership in mercati di interesse condiviso.
Domanda interna in calo, pesano le attese sui nuovi incentivi
Tornando ai dati del mercato interno, nonostante l’andamento negativo Ucimu evidenzia che le le aziende del settore stanno ancora lavorando intensamente per smaltire la coda degli ordini accumulata nei mesi passati.
Il calo registrato sarebbe dunque “fisiologico”. Tuttavia, spiega Colombo, l’andamento del mercato interno nell’ultimo trimestre è anche influenzato dalle attese per le nuove misure di incentivo che si aspettavano, e tuttora si aspettano, per il 2024.
“La discussione aperta negli ultimi mesi dell’anno da Governo e Parlamento in merito alla possibilità di introdurre nuovi incentivi 5.0 ha certamente spinto le aziende a sospendere le decisioni di acquisto in attesa di chiarezza. Al momento siamo in attesa dei decreti attuativi relativi ai provvedimenti 5.0 che dovrebbero tramutarsi in un credito di imposta per la formazione e per gli investimenti in progetti di innovazione finalizzati alla twin transition ovvero alla sostenibilità digitale”, aggiunge.
Ricordiamo che, dopo l’ok da parte della Commissione Europea sulla proposta di revisione del PNRR avanzata dall’Italia – sia per integrare il REPowerEU che per reindirizzare risorse verso obiettivi concretamente realizzabili entro la scadenza del piano –, si sono liberati circa 4 miliardi che dovrebbero finanziare il Piano Transizione 5.0.
Ad oggi, tuttavia, si attende ancora il decreto – che sarebbe dovuto arrivare entro questo mese – che dovrebbe dare chiarezza sugli incentivi disponibili e le modalità di accesso da parte delle imprese.
“In pratica – ha aggiunto la presidente di Ucimu – è accaduto l’opposto di ciò che si verificò l’anno scorso quando vi fu la corsa ad investire nell’ultimo trimestre dell’anno per poter sfruttare l’aliquota del credito di imposta al 40% prima che venisse dimezzata con l’anno nuovo”.
Colombo: “Per i primi mesi del 2024 prevediamo ancora cautela negli investimenti”
Considerati i tempi e tutte le procedure per rendere operativi i nuovi provvedimenti, Ucimu si aspetta che i primi mesi dell’anno saranno ancora caratterizzati da una certa cautela nella definizione degli acquisti in nuovi macchinari, per poi sbloccarsi a partire dall’inizio del secondo trimestre.
“Nel frattempo, un indicatore ulteriore della ancora buona predisposizione del mercato italiano ad investire è data dall’andamento di adesioni alla BI-MU, la biennale della macchina utensile, robotica e automazione, in programma il prossimo ottobre a Fieramilano Rho che, al momento, ha raccolto un numero di adesioni decisamente superiore a quello che aveva ottenuto, pari periodo, per l’edizione 2022″, aggiunge.
“In ogni caso – ha concluso Colombo – alla luce di quanto sta accadendo, probabilmente, sarebbe utile sganciare alcuni provvedimenti dalla temporaneità delle Leggi di Bilancio così da garantire alle aziende un set di strumenti fiscali strutturali che possano permettere loro di pianificare gli investimenti nel lungo periodo”.
Ciò consentirebbe al mercato di distribuire in modo più omogeneo la domanda favorendo, tra l’altro, l’attività dei costruttori che potrebbero meglio programmare la propria produzione.