Il settore italiano delle macchine e delle attrezzature per la ceramica chiude il 2024 con un fatturato totale di 1,80 miliardi di euro, il 24% in meno rispetto al 2023: è quanto evidenziano i dati Acimac, l’associazione che rappresenta le aziende del settore.
Dopo tre anni di crescita costante, il fatturato del 2024 riporta il settore allo stesso livello raggiunto nel 2019, l’ultimo anno prima degli eventi che hanno scosso il commercio internazionale.
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Il calo del mercato interno e dell’export
La frenata riguarda sia l’export che il mercato domestico. Il mercato interno ha generato un fatturato di 480 milioni di euro, con un calo del 26% rispetto all’anno scorso.
La corsa delle esportazioni si è fermata a 1,32 miliardi di euro, segnando un -23,4% rispetto al 2023. Il calo è diffuso in tutte le aree geografiche, con pesanti risultati nel continente americano e in Europa, e qualche segnale positivo su singoli mercati, come ad esempio Algeria e Vietnam.
“Stiamo attraversando un momento molto critico, è inutile negarlo, e ce lo aspettavamo”, commenta il Presidente di Acimac Paolo Lamberti. “C’è sicuramente un elemento di ciclicità come ragione di questa crisi, ma non solo. Subentrano altri fattori come la competizione internazionale sempre più aggressiva, in particolare quella cinese, una naturale flessione dovuta ai forti investimenti degli ultimi anni da parte dei clienti sulle loro linee produttive e l’aumento dei nostri costi produttivi”.
Macchine per ceramica, l’insoddisfazione delle imprese per gli incentivi 5.0 e 4.0
Lamberti esprime insoddisfazione riguardo ai nuovi incentivi previsti dal piano Transizione 5.0, sottolineando che tali misure non sono state applicate a causa delle forti limitazioni nei settori soggetti a normative Ets, come quello ceramico.
Ha inoltre evidenziato che, sebbene le recenti modifiche in fase di approvazione possano ampliare la platea di beneficiari, c’è il rischio che le aziende non riescano a partecipare pienamente a causa del poco tempo rimasto per accedervi.
“E certamente non aiuta nemmeno la restrizione prevista dal governo per il 2025 in relazione al piano Transizione 4.0“, aggiunge Lamberti.
Il settore si prepara a un 2025 non positivo
Le previsioni per il 2025 sono tutt’altro che rosee. “Ci prepariamo a un 2025 ancora in sofferenza, sperando di tornare a crescere nel 2026″, spiega Lamberti.
Il vero impulso per i prossimi anni potrebbe arrivare dalla ripresa dell’edilizia, con 1000 miliardi di investimenti attesi nei prossimi 4 anni nel mondo, di cui 700 miliardi nella sola Asia. Di conseguenza anche la produzione mondiale di piastrelle è prevista in crescita da qui al 2028.