CONNETTIVITA'

L’Italia e il 5G: le applicazioni crescono, ma non è ancora boom

Nel 2024 il mercato del 5G in Italia è cresciuto del 70% a quota 14,5 milioni di euro, un valore ancora molto basso in termini assoluti. Diverse le barriere, tra cui la difficoltà nel valutare il ritorno economico, la presenza di alternative valide e un contesto normativo complesso. I principali ambiti applicativi sono manifatturiero, università e logistica.

Pubblicato il 07 Nov 2024

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Il mercato del 5G in Italia continua a crescere, ma non con la velocità che ci si poteva aspettare. Secondo i numeri resi noti dall’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano la spesa in 5G industriale si attesta sui 14,5 milioni di euro: un valore oggettivamente basso in termini assoluti, sebbene in crescita del 70% rispetto al 2023.

Le barriere all’adozione del 5G

Sono diversi i fattori che frenano l’adozione di questa tecnologia, dalla difficoltà nel dimostrare il ritorno sull’investimento alla presenza di alternative valide, come il WIFI, fino al quadro normativo complesso.

Come sottolineato da Giovanni Miragliotta, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, “le motivazioni di questa scarsa crescita sono diverse, dalla mancanza di una forte domanda da parte della clientela per la difficoltà a comprendere appieno le potenzialità, ai costi ancora molto elevati per la progettazione di una rete privata e l’adeguamento dei dispositivi al 5G, alla mancanza di una politica univoca sullo spettro che favorisca la replicabilità delle soluzioni in diversi Paesi, fino alla limitata spinta sul 5G da parte dell’offerta IT e OT (operational technology)”.

Luca Dozio, Direttore dell’Osservatorio, osserva che “il 5G soffre la competizione con altre tecnologie di connettività come il WiFi industriale”, ma può essere integrato per potenziare le soluzioni esistenti.

Dal punto della copertura, il 5G in Italia ha superato il 75% della popolazione, ma rimangono contesti dove le prestazioni richieste sono troppo elevate per la rete pubblica. In questi casi le reti mobili private e le infrastrutture speciali rappresentano le soluzioni migliori.

La connettività: una “commodity” sottovalutata

Un altro ostacolo è la percezione della connettività come una semplice “commodity”, un servizio basilare a basso costo.

Nonostante il 64% delle grandi aziende italiane si dichiari insoddisfatto della propria connettività gli investimenti in questo ambito rimangono bassi e rappresentano solo il 7% del budget ICT.

Marta Valsecchi, Direttrice dell’Osservatorio, evidenzia la necessità di un cambio di prospettiva: “In un mondo in cui il digitale rappresenta un vantaggio competitivo, la connettività non può più essere vista come una semplice voce di costo da minimizzare, ma un abilitatore indispensabile dell’innovazione digitale”.

L’Italia in ritardo rispetto all’Europa

L’Osservatorio ha mappato 198 progetti di reti private e dedicate 5G in Europa, di cui solo 31 in Italia. Il nostro Paese rappresenta quindi circa il 7% del mercato europeo che è dominato dalla Germania con il 23% dei progetti.

Dal punto di vista applicativo, i principali ambiti di applicazione del 5G in Italia sono il manifatturiero (26%), le università e i centri di innovazione (23%) e la logistica (13%) dove le aree portuali beneficiano della copertura 5G per servizi digitali avanzati come il monitoraggio con telecamere intelligenti e il telecontrollo di asset.

Sul fronte tecnologico si segnalano progressi nella copertura 5G, nello sviluppo di reti private e nella condivisione delle infrastrutture.

La spesa italiana per il 5G è sostenuta in buona parte dai fondi pubblici, che costituiscono circa il 40% del totale tra il 2021 e il 2024.

L’accesso rapido alle frequenze 3,7-3,8 GHz per l’uso locale costituisce un evidente fattore di sviluppo del mercato, spiega la ricerca.

Il ruolo delle istituzioni

Antonio Capone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, sottolinea l’importanza dell’intervento delle istituzioni:

“Il 2024 è stato un anno di forte attenzione da parte delle istituzioni europee al futuro delle Telecomunicazioni e ai cambiamenti necessari nel settore per garantire investimenti in infrastrutture di rete altamente performanti, come testimoniato dai Rapporti Draghi e Letta. Tuttavia il settore sta affrontando grandi difficoltà nel sostenere gli investimenti necessari, richiesti anche dai governi, per modernizzare le infrastrutture di rete pubblica. Questa condizione si affianca alla scarsa propensione all’investimento in infrastrutture di rete private e limita ulteriormente le aziende del settore nella revisione dei propri modelli di business, rallentando l’adozione di soluzioni digitali innovative e sostenibili”, dice il professore.

Le sfide per il futuro del 5G

Il 5G in Italia si trova dunque in una fase di stallo, frenato da barriere culturali, economiche e normative. Per sbloccare il suo potenziale è necessario un cambio di mentalità da parte delle aziende, un maggiore impegno delle istituzioni e un’offerta di servizi più innovativa da parte degli operatori del settore.

Per il futuro del 5G l’Osservatorio individua diverse sfide: la competizione con tecnologie alternative come il WiFi industriale, la necessità di sviluppare nuovi casi d’uso, l’allineamento europeo sulla gestione dello spettro e lo sviluppo tecnologico in termini di copertura, condivisione dell’infrastruttura e dispositivi.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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