Lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale (IA) coinvolge e riguarda tutti: imprese, Pubblica amministrazione, cittadini. E ha la capacità di influenzare ogni settore e fase delle attività di business. Per questo, l’Italia deve avere una strategia pubblico-privato basata su tre pilastri fondamentali: competenze e conoscenza, a partire da una rapida messa in funzione del Centro nazionale per l’IA di Torino, ma senza lasciare indietro Pubblica amministrazione, scuola, università; risorse significative da destinare a ricerca, sviluppo, innovazione e Industria 4.0; un quadro di regole semplici e rivolte all’innovazione.
In pratica, sviluppo del capitale di conoscenza e competenze digitali, risorse e strumenti di sostegno all’innovazione, regole semplici ed equilibrate sono i principali ingredienti per fare in modo che l’Italia benefici al massimo dell’utilizzo di questa tecnologia.
Indice degli argomenti
Come l’AI sta cambiando e cambierà le imprese
Sono anche le principali tendenze e linee di sviluppo, che riguardano l’AI (Artificial intelligence) e il sistema-Paese, emerse nel corso dell’evento intitolato ‘#IArevolution: l’Intelligenza artificiale per un’impresa più competitiva e sostenibile’, che si è svolto presso la sede del Competence center Made, al Politecnico di Milano in zona Bovisa.
Un incontro organizzato da Anitec-Assinform, l’Associazione Italiana per l’Information and Communication Technology aderente a Confindustria, che ha anche presentato il White paper ‘L’IA in azione’, una panoramica completa dell’ecosistema e dello scenario: si parte dall’evoluzione del contesto tecnologico fino all’approfondimento sul mercato italiano dell’IA, che ha raggiunto il valore di 435 milioni di euro nel 2022, con una crescita del 32% rispetto al 2021.
Banking, telecomunicazioni e media prima di tutti
Banking, telecomunicazioni e media sono i settori economici che guidano la sperimentazione dell’IA, tutti settori che evidenziano un volume di mercato oltre gli 80 milioni di euro e un tasso di crescita superiore al 30% annuo. Altri settori, come la sanità, la manifattura e le assicurazioni, mostrano tassi di crescita significativi, con volumi di mercato che oscillano tra i 30 e i 50 milioni di euro.
Nonostante questi incrementi, il mercato italiano dell’IA presenta ancora un volume complessivo limitato. La diffusione dell’IA tra le aziende italiane, in particolare nel segmento delle PMI, è ancora ridotta: secondo dati Istat del 2021, solo il 6% delle aziende italiane con almeno 10 addetti ha integrato soluzioni basate sull’IA, con una netta prevalenza delle grandi (24%), mentre la percentuale scende al 5% per le piccole imprese tra 10 e 49 addetti.
I motivi di chi è un ritardo
Questa lacuna nell’adozione può essere attribuita a una serie di fattori, tra cui: la mancanza di consapevolezza delle potenzialità dell’IA; la percezione che sia una tecnologia troppo complessa o inaccessibile; una formazione accademica spesso troppo teorica e poco orientata alle esigenze concrete delle imprese. Ma è rilevante sottolineare anche come l’ecosistema delle startup italiane stia dimostrando un crescente interesse e buona capacità nello sviluppo di soluzioni innovative basate sull’IA.
“L’intelligenza artificiale sta innovando tutti i settori e può garantire la competitività delle imprese italiane nel prossimo futuro. Oggi dobbiamo però far sì che la sua adozione diffusa diventi un obiettivo chiave”, rimarca Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform: “è necessario che si definisca una strategia comune e forte a livello nazionale, per far sì che idee e potenzialità si trasformino in investimenti”.
Un roadshow per l’Italia lungo due anni
L’avvio del Centro nazionale sull’IA di Torino, annunciato dal ministro Adolfo Urso, è un tassello chiave in questa strategia, per accompagnare le imprese lungo i due binari delle trasformazioni digitale e sostenibile. Così come l’AI Act, la legge europea del settore, avrà un ruolo chiave per indirizzare gli investimenti: dobbiamo creare un ambiente in cui l’innovazione possa prosperare senza trascurare le questioni etiche e di sicurezza.
“Come associazione abbiamo attivato da tempo molte iniziative per sensibilizzare le imprese sulle opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, ad esempio insieme alla Piccola di Confindustria stiamo realizzando un roadshow che in due anni toccherà tutte le regioni italiane”, sottolinea Gay, e “siamo pronti a lavorare con le Istituzioni per accompagnare questa trasformazione e per garantire un futuro migliore per le nostre imprese e il nostro Paese”.
I trend di investimento nel 2023: chi investirà e dove?
Per quanto riguarda le previsioni di investimento in IA nel 2023, e la distribuzione degli investimenti per diverse tipologie, due terzi delle aziende del Finance e il 60% di quelle dei servizi prevedono investimenti in IA, più caute invece le aziende dell’industria (45%) e di grande distribuzione e retail(44%).
Cambiano le tecnologie, i processi, le competenze
La quota di aziende che indicano un utilizzo importante dell’IA in molti processi passerà dal 4% al 14%, così come la quota di aziende che non utilizzano l’IA o la utilizzano in minima parte, diminuirà sensibilmente.
Più in generale, la transizione digitale, il Metaverso e i Data spaces, sono tre elementi di cui si parla molto ma che non trovano ancora un’adeguata ‘metabolizzazione’ nella cultura aziendale e di management strategico. Anche su questo versante una formazione strategica, sia nel pubblico che nel privato, sarà sempre più importante. La transizione digitale sposterà le attività nel Metaverso – consumer, ma soprattutto industriale –, e questo comporta un ripensamento dei processi, e una parallela rivisitazione della gestione delle risorse umane.