L’Industria metalmeccanica prosegue, anche nella seconda metà dell’anno, la fase espansiva iniziata a giugno 2020, seppure con ritmi di crescita più bassi rispetto ai primi sei mesi del 2021. Nel terzo trimestre dell’anno il settore cresce dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, dopo il +1,5% del primo e il +1,3% del secondo trimestre. Sono così stati superati del 2,5% i livelli pre-Covid, grazie alla ripresa della domanda interna e dell’export.
A settembre 2021 i volumi di produzione dei principali Paesi europei (Francia, Germania e Spagna) risultano ancora inferiori di circa 10 punti percentuali rispetto al periodo pre-pandemico, mentre nel nostro Paese sono superiori di circa il 2%.
Questi risultati sono la conseguenza soprattutto della ripresa della domanda interna, a cui si unisce la crescita degli scambi internazionali, che hanno avuto un impatto positivo sulle esportazioni italiane. Nei primi nove mesi del 2021 le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 24%, superando in questo modo il livello rilevato per l’intera economia (20,1%), mentre le importazioni del 29%. Nel confronto con l’analogo periodo del 2019, l’export metalmeccanico è superiore del 7%.
Ma restano diversi ostacoli da affrontare e superare: l’aumento dei costi di produzione, la difficoltà di reperire materie prime e la carenza di semiconduttori.
È il bilancio e lo scenario che emergono dall’indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria metalmeccanica, che mette in evidenza: “i volumi di produzione nel terzo trimestre sono superiori di circa 2,5 punti percentuali rispetto al periodo pre-pandemico (gennaio-febbraio 2020)”. E sottolinea: “nel periodo gennaio-settembre 2021, i volumi di produzione metalmeccanica sono cresciuti del 22% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente, rispetto al +14,5% dell’intero comparto industriale, recuperando quasi integralmente quanto prodotto nello stesso periodo del 2019 ( -0,2%)”.
Materie prime, energia, chip, trasporti “continuano a essere un problema molto serio e che non vede schiarite”, rimarca Diego Andreis, vicepresidente di Federmeccanica, “e che sta frenando la ripresa. È una situazione critica per l’intero sistema considerando che tutte le aziende che abbiamo interpellato, senza eccezioni, segnalano, oltre a un incremento dei costi delle materie prime, difficoltà di reperimento delle stesse, che sta causando fermi produttivi nelle filiere e l’Automotive nell’ultimo trimestre ne è un evidente esempio. Siamo dentro una situazione paradossale: abbiamo ordini ma non riusciamo a evaderli secondo le richieste”.
Tutto questo si riflette su un incremento dei costi di produzione delle imprese, che incideranno negativamente sulla loro marginalità e quindi sulla loro competitività e capacità di investimento. Da questo punto di vista, il 2022 si prospetta ancora più difficile del 2021 dove le imprese, almeno nella prima parte dell’anno, hanno in parte potuto contare sulle scorte. “Non possiamo permettercelo. È necessario intraprendere tutte le azioni necessarie a ogni livello, da quello nazionale a quello europeo, per calmierare questa situazione iper-inflattiva che rischia di essere disastrosa”, sottolinea il vicepresidente di Federmeccanica.
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Le sfide aperte: la carenza di materie prime e il caro prezzi
Quindi il settore cresce, ma con incertezze rilevanti sul prossimo futuro. Il miglioramento in atto sta interessando tutte le attività dell’aggregato con tassi di crescita superiori al 20% per la metallurgia, i prodotti in metallo, le macchine e gli apparecchi elettrici; di poco inferiori al 20% per le produzioni di macchine e apparecchi meccanici, mentre più contenuta è la crescita per gli altri mezzi di trasporto (+5%). In particolare, il comparto Autoveicoli e rimorchi è cresciuto mediamente del 35%, ma nei mesi più recenti si osservano cali connessi alla mancanza di parti essenziali per la produzione, dovute alla carenza di semiconduttori.
Anche nel terzo trimestre proseguono le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e il continuo aumento dei prezzi. “Il 91% delle imprese censite dall’indagine ha registrato ulteriori rincari”, fanno notare gli analisti di Federmeccanica, “il 72% ha dichiarato difficoltà di approvvigionamento, mentre il 26% corre il rischio di dover interrompere l’attività produttiva. Tutto ciò ha determinato una forte crescita dei prezzi alla produzione: a settembre 2021 abbiamo rilevato un incremento dell’11,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso”.
Le prospettive a breve
Le prospettive a breve, secondo quanto registrato dall’indagine congiunturale condotta presso un campione di imprese metalmeccaniche associate, indicano che anche nell’ultimo trimestre dell’anno in corso dovrebbe proseguire la fase espansiva dell’attività produttiva metalmeccanica, seppure a un ritmo più contenuto: il 39% delle imprese intervistate dichiara infatti un portafoglio ordini in miglioramento; il 37% prevede incrementi di produzione; il 28% ritiene di dover aumentare i livelli occupazionali nei prossimi mesi, al contrario di un 10% che prevede un loro ridimensionamento.
“Alle difficoltà legate ai costi e alla carenza delle materie prime”, fa notare Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, “si aggiunge quella del reperimento dei profili professionali che servono alle imprese. È un altro paradosso: c’è il lavoro ma non si trovano i lavoratori con le competenze necessarie e non solo quelle legate alle nuove tecnologie ma anche quelle tradizionali”.
Franchi osserva: “noi insieme al sindacato abbiamo fatto la nostra parte con il contratto del 2021 che ha dato ancor più spinta alla formazione continua grazie a servizi messi a disposizione delle imprese con Metapprendo e al percorso di alfabetizzazione digitale per tutti i metalmeccanici con DigitalMec. Tutto l’ecosistema dell’apprendimento deve però fare un salto di qualità. Attendiamo la riforma degli ITS e interventi qualificanti sull’alternanza scuola lavoro ad esempio. Solo grazie ad un’operazione a tutto tondo si potrà risolvere l’annoso problema del mismatch e creare opportunità per le imprese e le persone”.