MACCHINARI

L’industria italiana dei beni strumentali archivia un 2023 da record grazie all’export, ma per il 2024 c’è un calo (moderato) in vista

Federmacchine presenta i dati annuali dei produttori italiani di beni strumentali: crescita del fatturato e delle esportazioni, ma mercato interno in calo e previsioni al ribasso per il 2024

Pubblicato il 17 Lug 2024

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L’industria italiana del bene strumentale rappresentata da Federmacchine ha chiuso il 2023 con un nuovo record di fatturato a quota 56,6 miliardi di euro (+2,1%), grazie all’andamento delle vendite all’estero e nonostante il calo della domanda nazionale. Ma le previsioni per il 2024 indicano un rallentamento, a causa della perdurante contrazione dei consumi interni e di una crescita meno marcata dell’export. Questo il quadro delineato dai dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, presentati durante l’Assemblea soci della federazione.

Un 2023 da record (grazie all’export)

Partiamo dunque dai numeri di consuntivo relativi al 2023: il fatturato del comparto, come anticipato, ha raggiunto i 56,6 miliardi di euro, segnando un incremento del 2,1% rispetto al 2022. Le esportazioni, in particolare, hanno trainato la crescita, con un balzo del 5,8% e un valore complessivo di 37,7 miliardi di euro, pari al 66,6% del totale.

Il mercato europeo ha assorbito il 36,1% del totale, con l’area europea nel suo complesso che ha rappresentato quasi il 70% del fatturato italiano del comparto. Le Americhe hanno costituito il 15,6% delle vendite, mentre l’Asia ha rappresentato l’11,3%. Tra i principali mercati di destinazione, gli Stati Uniti hanno registrato un incremento del 6,7%, raggiungendo i 5 miliardi di euro. La Germania ha segnato un +4,3% con 3,9 miliardi di euro, mentre la Francia ha visto una crescita del 7,9%, arrivando a 2,6 miliardi di euro. In controtendenza la Cina, che ha registrato un calo del 4,4%, fermandosi a 1,8 miliardi di euro. La Polonia ha mostrato la crescita più significativa, con un incremento del 15,6% e un valore di 1,6 miliardi di euro.

Il mercato interno ha mostrato invece segnali di debolezza. Le consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico sono scese del 4,6%, fermandosi a 18,9 miliardi di euro; anche le importazioni hanno subito una contrazione, con un decremento del 3%, raggiungendo gli 11,5 miliardi di euro. Complessivamente la domanda interna (consegne dei produttori italiani sul mercato nazionale più importazioni) ha registrato un calo del 4%, attestandosi a 30,4 miliardi di euro.

Le prospettive per il 2024

Le previsioni per il 2024 indicano un “calo moderato”.

Il fatturato complessivo dovrebbe attestarsi a 54,7 miliardi di euro, segnando una riduzione del 3,3% rispetto al 2023. A contribuire al calo sarà – ancora una volta – il mercato nazionale.

Il consumo interno è previsto in diminuzione dell’8,3%, a quota 27,9 miliardi di euro, a causa di una riduzione sia delle importazioni, attese in calo del 2,6% a 11,2 miliardi di euro, sia delle consegne dei costruttori italiani sul mercato nazionale, che dovrebbero fermarsi a 16,7 miliardi di euro, registrando un decremento dell’11,7%.

L’export dovrebbe invece continuare a crescere, seppur con un incremento contenuto allo 0,9%, superando i 38 miliardi di euro e stabilendo un nuovo record per il comparto.

Il rapporto export su fatturato dovrebbe crescere fino a sfiorare il 70%.

Bettelli (Federmacchine): “Attivare subito il piano Transizione 5.0”

“Il piano Transizione 5.0, al di là dell’evidente beneficio economico, farà sicuramente da traino alla transizione verso la green manufacturing. In sostanza, questa misura di politica industriale può e deve essere interpretata come leva per sensibilizzare le imprese su un nuovo modo di operare, rendendo così più competitivo il made in Italy del comparto e di tutti quei settori che utilizzano i macchinari di ultima generazione”, ha commentato Bruno Bettelli, presidente Federmacchine.

“La misura ha però necessità di funzionare al più presto, affiancandosi al piano Transizione 4.0. Stiamo perdendo tempo prezioso che rischiamo di non poter recuperare, visto che le risorse dedicate sono legate al PNRR, e in particolare al Fondo Repower EU che, per regole di rendicontazione, prevede che il macchinario 5.0 possa godere dell’agevolazione prevista solo se sarà installato e interconnesso entro il 31 dicembre 2025. I tempi così compressi tra la disponibilità della misura e il termine di consegna e interconnessione del macchinario mettono in difficoltà i costruttori italiani che, specializzati nel prodotto personalizzato, hanno tempi di produzione di circa 6-8 mesi. Questa attesa rischia di favorire prima di tutto l’import (che notoriamente arriva dall’Asia) a scapito del nostro prodotto o comunque del prodotto Made in Europe”.

Bettelli chiede quindi a Confindustria “di attivarsi quanto prima presso le autorità affinché si consideri l’allungamento al 2026 della possibilità di utilizzo dei fondi stanziati per tale provvedimento. Conosciamo i vincoli legati all’utilizzo di questi 6,3 miliardi di euro stanziati dall’Europa ma sappiamo anche che vi sono paesi i cui sistemi industriali non navigano certo in buone acque. Per questo pensiamo di non essere gli unici a poter beneficiare di una revisione che permetta più agio nella fruizione della misura così da evitare che le risorse tornino a Bruxelles senza essere spese, per mancanza dei tempi tecnici. Occorre però che le nostre autorità si coordinino appena possibile con i colleghi europei per capire quali sono gli spazi di manovra”.

Presente alla presentazione dei dati, anche Marco Nocivelli, vicepresidente di Confindustria con delega alle Politiche Industriali e Made in Italy, si è espresso in maniera fortemente critica sui ritardi del provvedimento attuativo e ha chiesto al Governo una politica di incentivi strutturali.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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