Uno degli aspetti meno conosciuti ma potenzialmente interessanti del paradigma Industria 4.0 è la capacità di offrire, oltre agli ormai noti vantaggi in termini di efficienza e flessibilità, anche la possibilità di lavorare a un’evoluzione dei modelli di business.
Il legame tra le tecnologie abilitanti e la strada che porta alla cosiddetta servitizzazione si può comprendere considerando che, grazie alla possibilità di accedere ai dati della macchina – e quindi conoscere quello che stanno facendo e come lo stanno facendo – i costruttori di macchine possono offrire ai loro clienti, le aziende manifatturiere, delle nuove possibilità di accedere all’uso dei macchinari. Come? Siglando delle partnership, in una logica di collaborazione di filiera, che trasformano una parte del costo del macchinario in un costo operativo, pagato su base annuale.
Le tecnologie abilitanti giocano qui il ruolo di informare fornitore e utilizzatore sulle performance delle macchine, sullo stato di usura di componenti critici, sui consumi di materiali. Grazie alle condivisione di queste informazioni, l’OEM può proporre nuove forme contrattuali all’acquirente che superino la tradizionale vendita con successivo contratto di servizio a chiamata.
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I vantaggi e le criticità
Per il fornitore di tecnologie un’evoluzione di questo genere significa poter beneficiare di una maggiore stabilità finanziaria grazie a ricavi ricorsivi, come hanno già fatto per esempio i produttori di stampanti e di macchine per il caffè.
Dal suo punto di vista, l’utilizzatore ha, oltre al vantaggio di trasformare spese Capex in spese operative (Opex), l’enorme beneficio di poter usare i macchinari sempre nelle migliori condizioni possibili semplicemente perché la massima efficienza dei beni strumentali è interesse comune suo e del fornitore. A beneficiarne sarà, naturalmente, anche la sostenibilità del processo manifatturiero, visto l’interesse comune a ridurre sprechi e malfunzionamenti.
Ci sono certamente alcune criticità che richiedono attenzione: dal punto di vista del fornitore del macchinario non sempre è semplice ricondizionare un macchinario il cui contratto è scaduto per rimetterlo sul mercato; dal lato dell’utilizzatore invece occorre tutelare bene, contrattualmente, la proprietà intellettuale, visto che il fornitore di tecnologia ha accesso a dati “sensibili” sulla produzione.
Per una discussione ad alto livello su questo tema, ANIE Automazione ha organizzato a Milano un convegno intitolato “Nuovi modelli di business per l’automazione. Dall’asset fisico al servizio”. A portare le proprie testimonianza aziende manifatturiere del calibro di Lavazza, Sacmi e Masmec.
Il caso Lavazza – Goglio
Michele Galbiati, Manufacturing International Director Lavazza, ha raccontato l’ormai pluriennale esperienza di Lavazza con Goglio, il suo fornitore delle linee di imballaggio. Una partnership che è approdata alla stipulando di contratti a performance garantite.
“Con la servitizzazione è possibile creare maggior valore, a condizione di volerlo condividere tra utilizzatore e fornitore della piattaforma”, spiega Galbiati. “Chiaramente esistono diversi modi di suddividere il canone tra una parte fissa e una variabile in base alle performance. Nel nostro caso abbiamo ottenuto un canone che per il 25% è fisso, basato sulla quota di MME (Maintenance Of Mechanical Equipment) del mese per ogni specifica per linea, indipendente dal fornitore di imballaggio, e per il 75% è variabile, basato sulla media della %MME mensile e specifico per linea”.
Al fornitore Lavazza ha richiesto di farsi carico della supervisione tecnica su base giornaliera, della manutenzione preventiva, delle ispezioni straordinarie e dei materiali nonché della gestione dei pezzi di ricambio. I materiali consumabili sono invece in carico a Lavazza.
Lavazza ha poi fatto proprio questo modello applicandolo anche alla gestione della propria forza lavoro, offrendo ai propri dipendenti un contratto integrativo di secondo livello che prevede un premio (circa 3000-3500 euro) per il cui ottenimento occorre raggiungere
- un obiettivo collettivo basato su parametri legati alla qualita’ (scarti e non conformità di prodotto) e all’OEE
- obiettivi individuali tra i quali rientrano, oltre alle presenze, anche le attività di formazione presso il fornitore.
Il caso Sacmi
Sfruttare le tecnologie abilitanti il paradigma 4.0 non serve solo a sviluppare nuovi contratti tra OEM e utilizzatori, ma può aiutare le aziende anche a superare ostacoli che potenzialmente potrebbero impattare la business continuity, come è accaduto nelle fasi più dure del lockdown pandemico.
In questo contesto si inserisce l’esperienza di Sacmi. Tra i tanti ambiti in cui opera l’azienda emiliana c’è la produzione di impianti completi per il settore ceramico. Si tratta di un contesto in cui il commissioning e l’assistenza tecnica sono di fondamentale importanza e su cui il lockdown ha rischiato di incidere a causa delle limitazioni degli spostamenti.
“A maggio 2020 nasce così un progetto votato alla digitalizzazione del commissioning e allo sviluppo di una soluzione per l’assistenza remota”, racconta Marco Corsi, Group CIO and Digital Officer Sacmi Group.
Per farlo Sacmi ha collaborato con Ehancers allo sviluppo di una soluzione Sacmi Virtual Commissioning.
“Il lavoro è partito con delle interviste a utenti interni (personale Sacmi) e clienti per comprendere i diversi processi e workflow. Sono state identificate quattro aree che sono diventati altrettanti progetti, due dei quali sono oggi già in funzione”, spiega Alessandro Catanzariti, Head of Business Development Enhancers.
La prima è una web app dedicata alla gestione della commessa che monitora tutto il ciclo di vita di una commessa, dalla fase iniziale di negoziazione alla fase di engineering.
Le informazioni relative alla documentazione di progetto sono disponibili grazie all’integrazione con l’ERP aziendale. Utenti interni ed esterni possono comunicare tramite la piattaforma con video call e chat integrate.
Poi è stata sviluppata una app di regia che permette di gestire il layout di tutte le inquadrature video richieste, offrendo un’esperienza su misura e che rispetti le esigenze dell’interlocutore, come lo zoom e la direzione di alcune camere.
Si ottiene così una visione dettagliata del collaudo in sostituzione dell’incontro in presenza. È possibile registrare la videocall e fruire della registrazione in modalità indicizzata dopo la sessione, ottimizzando la navigazione per punti chiave.