Il piano Transizione 4.0 porterà a quota 112 miliardi di euro il totale di investimenti e consumo di macchinari da parte delle aziende manifatturiere italiane al termine del periodo 2020-2023: è quanto emerge da un documento di Unimpresa (Unione Nazionale di Imprese).
Secondo l’analisi, il Piano Transizione 4.0 ha generato nel triennio 2020-2023 una spesa media di 28 miliardi l’anno: un dato che è significativamente maggiore rispetto a quello registrato nel periodo 2017-2019, quando la media era di 24,5 miliardi di euro all’anno. Ma se si considera l’era pre – industria 4.0, cioè il periodo 2008-2015, quando la media era di 17 miliardi di euro all’anno, siamo al 65% in più all’anno.
L’incremento del consumo, evidenzia il documento, ha inoltre generato anche la crescita della produzione dei costruttori italiani di beni strumentali, a cui si sono rivolti due terzi degli acquisti, creando un circolo virtuoso straordinario per tutta la filiera di macchine industriali nuove.
“È in gran parte grazie al vecchio Piano Industria 4.0 che si ascrive la crescita della manifattura italiana negli ultimi sette anni, cresciuta di più di quelle di Germania, Francia e Spagna”, commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Isa Gatti.
Subito regole chiare per proseguire con gli incentivi
Ed è proprio in virtù dei risultati che il piano ha conseguito che, sottolinea Gatti, è importante il segnale dato dal Governo sulla volontà di proseguire il cammino sui crediti d’imposta per il programma 4.0.
Un percorso che Unimpresa si auspica coinvolgerà le categorie interessate per “potenziare e migliorare il sistema dei crediti di imposta riferiti al pacchetto di misure 4.0 così da poter dare maggiore slancio al settore tecnologico nazionale”.
Auspicio che arriva dopo che nei mesi scorsi i rappresentanti del Governo avevano lasciato intendere di stare lavorando a una profonda revisione del piano, a partire dal nome: non più Transizione 4.0, ma Transizione 5.0 o, come sottolinea Unimpresa, Society 5.0.
“È molto importante che il Governo inizi a fissare subito paletti chiari sui programmi 4.0. Avevamo appreso della volontà di modificare il programma in Society 5.0, ma in linea con quanto emerso dall’Assemblea di Assolombarda, auspichiamo che i Ministri Giorgetti e Urso possano confermare gli investimenti sul Piano Transizione 4.0 e, se possibile, potenziarli anche utilizzando i fondi del PNRR”, conclude Gatti.