Ricerche

La partita del digitale si gioca sul cloud aperto e ibrido

I risultati del nuovo studio globale firmato IBM su quasi 7.200 dirigenti C-suite in 28 settori e 47 paesi, tra cui l’Italia, dimostrano che il mercato del cloud è entrato nell’era ibrida e multi-cloud e che le preoccupazioni intorno al vendor lock-in, alla sicurezza, alla conformità e all’interoperabilità rimangono centrali

Pubblicato il 10 Nov 2021

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Secondo i risultati della nuova ricerca di IBM sulla trasformazione del cloud, nell’ultimo anno c’è stato un drastico cambiamento nelle esigenze di business: solo il 3% degli intervistati ha riferito di aver utilizzato un singolo cloud privato o pubblico nel 2021. Un dato decisamente in calo rispetto al 29% del 2019, tanto che il cloud ibrido si è stabilito come architettura IT dominante e le preoccupazioni intorno al vendor lock-in, alla sicurezza, alla conformità e all’interoperabilità permangono. Condotto dall’IBM Institute for Business Value (IBV) in collaborazione con Oxford Economics, lo studio si basa sulle interviste a quasi 7.200 dirigenti C-suite in 28 settori e 47 paesi, tra cui l’Italia

“All’inizio del percorso di evoluzione verso il cloud, molte aziende hanno adottato diversi cloud creando complessità e discontinuità tra varie aree di business, esponendole potenzialmente a importanti minacce alla sicurezza – ha dichiarato Howard Boville, Head of IBM Cloud Platform – Lo studio conferma che gli strumenti di sicurezza, governance e conformità devono poter essere eseguiti su più cloud e previsti in modo nativo nelle architetture di cloud ibrido affinché abilitino trasformazioni digitali di successo”.

I risultati completi del report sono disponibili QUI.

Adozione del cloud: lo stato dell’arte in Italia

Dall’inizio della pandemia da Covid-19, l‘uso di un singolo cloud pubblico o privato è passato dal 32% all’1%: nel 2021, il numero di aziende che hanno iniziato ad adottare più cloud è aumentato del 26%, con la maggioranza delle imprese (37%) che basano le proprie operazioni almeno su un cloud privato e un cloud pubblico. Le organizzazioni che già si affidano a più cloud pubblici e uno o più cloud privati sono pari al 35% e proseguono in questa direzione di hybrid multi cloud.

Più di 2 aziende su 3 ritengono di aver quasi completato il loro percorso di adozione del cloud e raggiunto una situazione stabile di operazioni. Inoltre, per l’83% dei 216 C-suite executive intervistati, la capacità di integrare i dati nel cloud è particolarmente importante, molto al di sopra della media globale del 71%.

Dai limiti del vendor lock-in verso l’open hybrid cloud

Quasi il 79% degli intervistati ha dichiarato come importante o estremamente importante per il successo delle loro iniziative digitali che i carichi di lavoro siano completamente portabili da un cloud all’altro senza alcun vendor lock-in. E secondo il 69% il vendor lock-in rappresenta un ostacolo significativo al miglioramento delle prestazioni aziendali nel caso di cloud proprietari.

Anche in Italia, mentre gli ambienti cloud ibridi diventano sempre più una realtà, quasi il 79% dei C-suite executive italiani ritiene che il vendor lock-in ostacoli il miglioramento delle performance aziendali e l’87% dei dirigenti italiani evidenzia la necessità di workload completamente portabili, per realizzare iniziative digitali.

Gli intervistati nei settori regolamentati, come il pubblico (85%) e dei servizi finanziari (80%), hanno affermato che strumenti di governance e conformità in grado di funzionare su più cloud sono molto importanti per il successo delle iniziative digitali. Solo l’1% degli intervistati nei settori dell’elettronica, delle assicurazioni, del manifatturiero, delle telecomunicazioni, dei trasporti e dei viaggi, ha riferito di utilizzare un singolo cloud privato o pubblico nel 2021.

Sicurezza, conformità, interoperabilità, competenze e costi ostacolano le prestazioni aziendali

L’utilizzo di diversi cloud, senza controlli in atto, crea un effetto “Frankencloud”, con un’architettura complessa che aumenta l’esposizione alle minacce informatiche. Eppure, nonostante l’escalation di attacchi cyber, dovuta alla maggiore complessità delle infrastrutture informatiche, per un terzo degli intervistati la sicurezza informatica non è la priorità principale e la riduzione dei rischi di security non rientra tra i principali investimenti aziendali e IT.

Allo stesso tempo, l’80% (in Italia l’83%) ha affermato che la sicurezza dei dati incorporata in tutta l’architettura cloud è importante o estremamente importante per iniziative digitali di successo. Inoltre, il miglioramento della cybersecurity è considerato una leva fondamentale per la trasformazione dei settori d’industria dal 36% degli intervistati italiani.

Il 65% dei 216 C-suite executive italiani identifica nella conformità normativa di settore un ostacolo significativo al miglioramento delle performance aziendali nel caso di cloud proprietari. Lo è anche la mancanza di interoperabilità tra i cloud secondo il 69%, in quanto frena l’adozione del cloud, la velocità, la migrazione e le opportunità di risparmio sui costi.

Il 65% degli intervistati (41% a livello globale), invece, addossa la colpa alla mancanza di competenze ed esperienze necessarie perché il cloud possa esprimere tutto il proprio potenziale a favore delle performance aziendali. Ma anche gli alti costi delle operazioni e della gestione del cloud pesano ancora sulle aziende italiane, segnalati come ostacoli rispettivamente dal 57% e dal 60% dei dirigenti.

Ecosistemi e flussi di lavoro reinventati sono le iniziative digitali più apprezzate

Il 40% dei C-suite italiani ritiene che l’adozione di iniziative digitali possa favorire nuove modalità di lavoro e apportare miglioramenti a singoli progetti così come a divisioni e unità di business.

Il 22% riconosce nello sviluppo di piattaforme per ecosistemi industriali l’iniziativa digitale in grado di apportare miglioramenti positivi nelle performance, ancora in ritardo rispetto alla media globale del 35%: tuttavia, in Italia si fa sempre più affidamento sugli ecosistemi, con il 41% degli intervistati che riporta effetti positivi almeno a livello di unità/progetto.

Lo stesso livello di fiducia si riversa nella reinvenzione dei flussi di lavoro aziendali che coinvolgono supply chain, vendite e servizi, finanza e HR, ma solo 1 persona su 10 ritiene che ci sia stata una trasformazione completa in questi ambiti.

Infine, 3 intervistati su 4 riferiscono che la leadership della loro organizzazione sta proponendo o sta già adottando cambiamenti per passare da una struttura piramidale a una struttura organizzativa alternativa volta a concentrare competenze e skill in modo orizzontale per ottimizzare la reattività verso i clienti, i partner e il mercato in generale. L’83% si impegna ad abbattere le barriere tra il business, i programmi di trasformazione digitale e i programmi IT tradizionali.

Raccomandazioni per un uso efficiente del Cloud

Lo studio ha inoltre evidenziato che le imprese devono valutare come usano il cloud tenendo in considerazione parametri quali adozione, velocità, migrazione, opportunità di risparmio sui costi e ha fornito alcune raccomandazioni

  • Concentrarsi sulla sicurezza e sulla privacy: il che significa determinare dove risiedono i workload critici e controllare chi accede e a cosa, verificare regolarmente che i controlli di sicurezza e le politiche sulla privacy siano rispettate, ma anche che le risorse configurate in modo improprio e le vulnerabilità del software siano prontamente affrontate.
  • Chiedersi quali carichi di lavoro dovrebbero essere spostati nel cloud: e quindi fare un inventario dell’ambiente IT per determinare quali carichi di lavoro e applicazioni produrranno il maggior valore nel cloud e quali sono più adatti a rimanere on premise.
  • Fare leva sui dati: ovvero analizzare i carichi di lavoro avvalendosi di strumenti e best practice guidate dall’AI per determinare dove è meglio collocarli rispetto agli obiettivi.
  • Impostare un approccio tattico: cioè affrontare i compromessi tecnologici, come la selezione dell’approccio migliore per modernizzare applicazioni specifiche e gestire questioni importanti come la sicurezza, la governance e il disaster recovery.
  • Staffare il giusto team di lavoro: creando un team interdisciplinare di persone per ripensare il modo in cui l’azienda crea valore per i suoi clienti.

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