La “nuvola” continua a crescere in Italia (+18%): ecco perché nelle aziende si diffonde sempre più il Cloud ibrido

Il mercato Cloud italiano continua a espandersi, arrivando a toccare i 4,5 miliardi di euro, con un incremento del 18% rispetto al 2021. L’analisi di scenario realizzata dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano

Pubblicato il 06 Ott 2022

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Il mercato Cloud italiano continua a crescere, arrivando a un valore complessivo di 4,5 miliardi di euro, per un incremento del +18% rispetto al 2021. E aumenta l’adozione anche nelle PMI: oggi il 52% utilizza almeno un servizio Cloud (+7% in un anno), come emerge dalla nuova analisi di scenario realizzata dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano.

La componente Public and Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, evidenzia la dinamica di crescita più significativa, per una spesa di circa 3 miliardi di euro, in crescita del +22% in un anno.

Spesso in molte aziende, e anche nella pubblica amministrazione, la strada scelta per innovare è quella del multi-Cloud ibrido. Ecco perché: “seguire la strada del multi-Cloud ibrido, per le connessioni tecnologiche e i flussi di dati, consente di ottenere minori costi complessivi”, rilevano Flavius Stef, Digital engineering in Syneto, e Federico Morreale, Cloud transformation manager di Edison.

Entrambi concordano: “in ultima analisi i costi finali risultano inferiori, a cominciare da quelli collegati ai consumi energetici: affidarsi a specialisti e strutture esterne consente infatti di avvalersi di economia di scala e ottimizzare il rapporto tra risorse utilizzate e i loro costi. Inoltre, un altro vantaggio del multi-Cloud ibrido è collegato alla sicurezza dei sistemi, in quanto con queste modalità di connessione e trasferimento dati molte procedure di sicurezza vengono automatizzate, eliminando ad esempio troppe password e molti errori umani”.

Giovanni Satriano, Marketing manager offerta Multicloud in TIM Enterprise, pone invece l’accento sul principio della ‘sovranità del dato’. E rimarca: “la Data sovranity – il dato aziendale o della PA che resta in Italia – è un aspetto sempre più delicato e importante. Significa innanzitutto rimanere indipendenti dalla regolamentazione e dalla normativa di altri Paesi, come ad esempio il Cloud Act che regola il settore negli Stati Uniti.

Ecco altri numeri e trend che emergono dall’analisi di scenario realizzata dall’Osservatorio Cloud Transformation: i servizi Platform as a Service (PaaS) si diffondono nelle imprese raggiungendo il valore di 531 milioni di euro (+33% sul 2021). Quelli Infrastructure as a Service (IaaS) fanno segnare un +27% per un totale di 1,15 miliardi di euro, mentre quelli Software as a Service (SaaS) risultano in crescita del +14%, per un totale di 1,27 miliardi di euro.

Occorre una visione di medio e lungo periodo

Oltre alla sostenibilità economica, nel percorso di trasformazione delle imprese è sempre più cruciale il perseguimento di obiettivi di sostenibilità ambientale: se oggi solo il 14% delle organizzazioni end user italiane possiede già una strategia di Green IT, un ulteriore 21% di realtà sta iniziando a muovere i primi passi in questa direzione.

Per diffondere il Cloud nella pubblica amministrazione, ma più in generale in ogni realtà complessa, “occorre una visione di medio e lungo periodo, condivisa a tutti i livelli organizzativi, e sostenuta da finanziamenti adeguati nel corso del tempo”, fa notare Roberto Nocera, direttore Infrastrutture tecnologiche di Aria, la società ICT di Regione Lombardia. E rileva: “serve poi il monitoraggio costante dei risultati raggiunti, perché siamo soggetti a un cambiamento tecnologico continuo, spesso veloce, e occorre stare al passo di queste trasformazioni”.

Ogni 100 Km di distanza, la latenza del segnale digitale aumenta di un millisecondo, per cui, anche per ridurre l’effetto latenza “prima usavamo server e data center collocati in Germania, a Francoforte, di recente abbiamo trasferito tutta l’infrastruttura tecnologica in Italia, avvalendoci anche di data center in sinergia con Amazon e poi anche con Oracle”. L’evoluzione anche in questo comparto tecnologico procede a ritmo serrato, “un progetto avviato nel 2017 dal punto di vista delle tecnologie digitali oggi è come di un’altra era geologica”, osserva Davide Pezzolla, Senior advisor in Storm Reply.

L’adozione del Cloud tra grandi imprese e PMI

Nelle grandi imprese l’adozione del Cloud è ormai una certezza e rappresenta la modalità di erogazione del 44% del parco applicativo, in sostanziale bilanciamento con gli ambienti on-premises.

“Superata la prima importante fase di adozione del Cloud, basata prevalentemente sugli approcci più semplici, veloci e meno rischiosi, si è oggi accumulata una consapevolezza e una base di esperienza utile per affrontare le sfide più complesse che inevitabilmente richiedono anche interventi di modernizzazione delle applicazioni core. La ricerca 2022 ha rilevato un rafforzamento della tendenza in atto nel concentrare le attività progettuali in importanti progetti di durata pluriennale capaci di abilitare una più profonda trasformazione digitale”, dichiara Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.

Anche il comparto delle PMI, dopo anni di scetticismo, ha recentemente realizzato un passo avanti. Nel 2022, infatti il 52% delle PMI adotta almeno un servizio Cloud (+ 7 punti percentuali rispetto al 2021) e complessivamente la spesa Cloud delle PMI crescerà quest’anno del +24%, attestandosi a un valore di 351 milioni di euro.

La sostenibilità economica e ambientale del Cloud

La crescente maturità tecnologica sul Cloud delle grandi imprese e l’aumento della complessità dei sistemi informativi hanno portato le organizzazioni a comprendere la necessità di ripensare i propri modelli di governance. “Per affrontare le nuove sfide di sostenibilità, economica e ambientale, l’ecosistema Cloud dovrà fare un salto culturale e di competenze che deve coinvolgere tutti gli stakeholder”, sottolinea Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.

Le organizzazioni dovranno prendere atto di una nuova complessità da gestire ed investire non solo all’interno della direzione ICT, ma anche nelle Line of Business, nello sviluppo di nuove competenze e professionalità. I player dell’offerta, dal canto loro, dovranno mettersi in grado di proporre non solo tecnologie più efficienti, ma anche servizi a valore aggiunto e modelli di relazione e pricing più trasparenti e collaborativi”.

Le politiche aziendali di Green IT restano limitate

A oggi il 58% delle grandi imprese attribuisce i costi del Cloud in modo centralizzato nell’IT, con un modello poco adatto alla flessibilità e alla logica self-service della nuvola. Inoltre, nonostante l’esistenza di 57 realtà che offrono piattaforme di cost management sul mercato, si registra un’adozione limitata, legata soprattutto a un’insoddisfazione delle aziende della domanda rispetto all’attuabilità degli strumenti in diversi contesti di business.

Solo il 14% delle organizzazioni end user italiane oggi possiede una strategia di Green IT attiva da tempo, intesa come riduzione dell’impatto ambientale dell’IT aziendale, con risultati tangibili, con un ulteriore 21% di realtà che sta iniziando a muovere i primi passi.

Si tratta di un cambio di direzione cruciale in tutti i mercati, la cui rilevanza è oggi acuita dall’intensificarsi della crisi energetica, che impone alle aziende di rivalutare i propri processi operativi e quelli dei partner di filiera. In questo contesto, l’IT rappresenta oggi una fornitura strategica in qualsiasi settore, facendo emergere molte domande legate alla sostenibilità del Cloud, in quanto fondato su infrastrutture energivore.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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