Quanto peserà sulla nostra economia la crisi connessa all’epidemia del Coronavirus? È una delle domande più frequenti in un periodo in cui, per effetto delle misure restrittive per il contrasto del contagio (applicate ormai in tutto il mondo), la produzione, il commercio e tutte le attività economiche hanno subito un brusco rallentamento. Non esiste una risposta certa, perché tutto dipenderà dalla durata dell’epidemia e dalla velocità di reazione che saprà mettere in campo il sistema economico, a partire dal nostro Paese. Una prima stima realizzata dal Cerved (l’agenzia italiana di informazioni commerciali) su oltre 200 settori della nostra economia, indica in un intervallo tra i 275 e i 642 miliardi di euro la perdita di fatturato che subiranno le imprese del nostro Paese nel biennio 2020/2021.
La migliore delle ipotesi corrisponderebbe a uno scenario in cui l’emergenza terminerebbe a maggio 2020, seguita da due mesi necessari per il ritorno alla normalità; la peggiore, invece, vede l’epidemia durare fino alla fine dell’anno, con un periodo di 6 ulteriori mesi per far sì che tutto torni come prima.
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La “migliore delle ipotesi”: -275 miliardi di fatturato
Nel primo scenario, come abbiamo detto, si ipotizza che l’emergenza Coronavirus termini a maggio 2020 e sia seguita da 2 mesi di “normalizzazione”. La previsione tiene conto della presenza di importanti sostegni pubblici a favore di imprese e famiglie e la tenuta dei mercati finanziari, ma anche di impatti importanti sulle economie mondiali e sull’export.
Secondo questa dinamica, come si è detto, la perdita di fatturato complessiva nel biennio 2020/2021 sarebbe di 275 miliardi di euro (220 nel 2020 e 55 nel 2021). Le imprese italiane, infatti, perderebbero il 7,4% dei propri ricavi (rispetto al 2019) nell’anno in corso, mentre nel 2021 si stima un aumento del 9,6% su base annua: in questo “scenario base” quindi i fatturati tornerebbero di nuovo sopra i livelli del 2019.
Analizzando i vari settori, quasi tutti subirebbero un calo di fatturato per l’anno in corso: si “salverebbero” solo le aziende agricole (+1,2%), la chimica farmaceutica (+1,1%) e l’elettrotecnica e informatica (+0,2%). Crolli di ricavi importanti sarebbero registrati in alcuni settori, con perdite a doppia cifra per i mezzi di trasporto (-11,7%), la logistica e i trasporti (-13,7%) e i servizi non finanziari (-10,1%). Da notare però che, sebbene in questo scenario sia previsto per il 2021 un netto rimbalzo dei fatturati per gran parte dei settori analizzati, la variazione dei ricavi tra il periodo pre-crisi e quello successivo rimanga in territorio negativo per alcune aree: il settore moda registrerebbe una variazione del fatturato tra il 2021 e il 2019 pari a -0,7%, -1,7% per il sistema casa, -0,5% per l’elettromeccanica, -1,3% per l’informazione e comunicazione, -0,4% per i servizi non finanziari. Si stima che nel 2021 il fatturato del settore metallurgico sia identico a quello del 2019, con una variazione dello 0%.
Secondo lo scenario base configurato dal Cerved, inoltre, nella “top ten” dei settori più colpiti dalla crisi economica si troverebbero il turismo (alberghi, agenzie di viaggio, strutture ricettive extra-alberghiere registrerebbero tutti perdite di fatturato superiori al 30% nel 2020), seguito dai trasporti aerei (-25%), l’organizzazione di fiere e convegni (-25%), la produzione di rimorchi e l’allestimento di veicoli (-24,6%), i concessionari (-24,5%), la gestione degli aeroporti (-22,5%), i parrucchieri e istituti di bellezza (-22,3%) e gli autonoleggi (-21,7%).
Tra chi invece non verrebbe colpito dagli effetti negativi dell’emergenza Covid-19 nel 2020, ma anzi vedrebbe aumentare il proprio fatturato su base annua, spicca il commercio online (+26,3%), seguito dalla distribuzione alimentare moderna (+12,9%), apparecchi medicali (+11%), l’industria farmaceutica (specialità farmaceutiche +8,5%; materie prime +7,8%; ingrosso prodotti farmaceutici e medicali +6,4%), i gas industriali e medicali (+5,2%), la cantieristica (+4,5%), la produzione di ortofrutta (+2,7%) e le lavanderie industriali (+2,3%).
Le imprese più colpite in questo caso, in termini numerici, sarebbero quelle di Lombardia e Lazio, che nel 2020 perderebbero rispettivamente 62,1 e 40,3 miliardi di euro. Tuttavia, in termini percentuali, le regioni che soffrirebbero di più sarebbero Basilicata (-11,1% di ricavi nel 2020) e Piemonte (-9,8%), particolarmente penalizzati dalla specializzazione nel settore automotive.
La “peggiore delle ipotesi”: -642 miliardi di fatturato
Si complicherebbe drasticamente l’impatto sul fatturato delle imprese italiane nello “scenario pessimistico” raffigurato dal Cerved. Questa seconda stima tiene conto di un’emergenza che duri fino a dicembre 2020, di ulteriori 6 mesi “di transizione” per il ritorno alla normalità, completo isolamento e chiusura dei Paesi Ue. Si continuano ad escludere crisi finanziarie e si considerano sempre interventi di spesa pubblica e a sostegno di imprese e famiglie.
In questo caso, la perdita dei ricavi nel biennio 2020/2021 sarebbe di 642 miliardi di euro. Nel 2020 il fatturato scenderebbe del 17,8% (-470 miliardi), e il rimbalzo nel 2021 (+17,5%) farebbe comunque registrare un’ulteriore perdita di 172 miliardi rispetto allo scenario tendenziale.
I settori più colpiti sarebbero gli stessi dello scenario “normale”, ma per alcune aree l’impatto sarebbe drammatico: gli alberghi nel 2020 perderebbero quasi tre quarti dei propri ricavi (-73,3%), agenzie di viaggi e strutture extra-alberghiere quasi due terzi (rispettivamente -68,8% e -64,2%), automotive e trasporti aerei intorno alla metà (rispettivamente -45,8% e -55%). L’industria metallurgica vedrebbe i propri ricavi passare dai 104,3 miliardi del 2019 agli 86,8 del 2020 (-16,8%). Nel 2021 non si riuscirebbe a tornare ai livelli pre-crisi, con un fatturato che salirebbe a 99,6 miliardi, rimanendo al di sotto del valore relativo al 2019 (la variazione 2021/2019 sarebbe pari a -4,5%, con un incremento dei ricavi del 14,7% nel 2021).
Tra chi invece guadagnerebbe di più, le previsioni si fanno anche più positive: l’e-commerce vedrebbe aumentare il proprio fatturato nel 2020 del 55%, seguito a distanza dalla distribuzione alimentare moderna (+22,9%).
Dal punto di vista regionale, in questa “peggiore delle ipotesi” nessuno recupererebbe i livelli di fatturato precedenti alla crisi causata dal Coronavirus. Per sei regioni la perdita dei ricavi del 2020 sarebbe superiore al 20% (Basilicata -26,5%, Abruzzo -22,9%, Sardegna -22,5%, Piemonte -22,8%, Valle d’Aosta -21,2%, Lazio -22,1%), mentre nelle restanti la caduta sarebbe comunque intorno al 15%.