Le catene della manifattura sono al centro degli affari e degli scambi commerciali tra Italia e Germania. Che sono anche i due colossi manifatturieri d’Europa. L’interscambio e il valore degli affari continuano a crescere, ma l’alta inflazione e le ombre della recessione rischiano di erodere valore e risultati del prossimo futuro.
Per questo, per sostenere un interscambio commerciale e volumi d’affari fondamentali per la nostra economia e manifattura, è sempre più importante sviluppare e realizzare politiche industriali comuni.
I due sistemi economici sono così interconnessi da rappresentare come un unico ecosistema, e quindi integrare strategie e soluzioni, soprattutto in materia ambientale e digitale, può essere cruciale per aiutare le imprese a far fronte a una nuova fase di stress senza rinunciare a lavorare su priorità non rimandabili, come la transizione ecologica. Che, come rimarcano gli esperti, è strettamente collegata all’innovazione e alla transizione digitale, delle aziende, dell’economia e dell’intera società.
Sono tendenze e priorità emerse nel corso del convegno intitolato ‘Italia-Germania: transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le PMI’, organizzato a BolognaFiere da Piccola Industria Confindustria in collaborazione con AHK Italien, la Camera di Commercio Italo-Germanica, e Fondirigenti. Un evento che si è svolto oggi nell’ambito di Farete, la due giorni di networking promossa e organizzata da Confindustria Emilia.
Indice degli argomenti
Italia e Germania, due sistemi economici interconnessi
“L’interscambio italo-tedesco è in crescita costante e i due Paesi sono fortemente interconnessi”, come rileva Paolo Poma, vicepresidente AHK Italien e Chief Financial Officer e consigliere delegato di Automobili Lamborghini.
Che osserva: “con la pandemia e la guerra in Ucraina, abbiamo visto fenomeni di rientro delle catene del valore, che creano opportunità per le piccole e medie imprese italiane. Il contesto attuale, però, può mettere a repentaglio i nostri legami, ed è per questo che il dialogo, politico ma anche economico, tra i nostri due Paesi è fondamentale in questa fase, per innovare i nostri sistemi produttivi compiendo la transizione e conservando il nostro ruolo leader nella manifattura europea”.
L’interscambio Italia-Germania si è accresciuto negli anni: un’interdipendenza reciproca che ha il suo fulcro proprio nel settore manifatturiero, che vale oltre la metà del valore totale degli scambi. Questo interscambio ha mostrato un legame solido superando ripetutamente i livelli record precedentemente fissati, l’ultimo nel 2022, con 168,5 miliardi di euro (elaborazione AHK Italien su dati Istat).
La manifattura al centro degli affari italo-tedeschi
Guardando ai settori di attività, emerge come più della metà del valore totale dell’interscambio, storicamente, sia rappresentato da quelli manifatturieri. Commercio e manifattura reggono gran parte della presenza tedesca nel nostro Paese. Tanto nell’export quanto nell’import, siderurgia, chimico-farmaceutico, macchinari e mezzi di trasporto rappresentano il fulcro dei rapporti economici tra i Italia e Germania. Questi settori, inoltre, sono quelli dove più forte è la presenza di aziende italo-tedesche nei due Paesi, che alimentano spesso indotti significativi anche al di fuori dell’interscambio strettamente inteso.
Le sfide ecologiche e digitali da affrontare
Nel periodo gennaio-maggio del 2023, il chimico- farmaceutico e la siderurgia hanno visto scendere i propri valori (a 12 miliardi di euro rispetto ai 15 del 2022 nel chimico farmaceutico e a 10 miliardi di euro rispetto agli 11,3 del 2022 nella siderurgia). In questo quadro, secondo l’Outlook AHK di aprile 2023 il 48% delle aziende teme un calo della domanda, il 30% teme alterazioni alle catene di fornitura nei prossimi mesi.
Mentre per il 76% delle imprese i rapporti economici tra Italia e Germanica sono un asset strategico per affrontare le sfide ecologiche e digitali che abbiamo di fronte, e il 56% ritiene che i rapporti tra i due Paesi vadano ampliati anche con un dialogo politico.
Armonizzare i percorsi di formazione e training
Per correre ai ripari, e continuare a sviluppare gli scambi italo-tedeschi, occorre, ad esempio, armonizzare i percorsi di formazione e training tra i due Paesi, che potrebbe rappresentare un asset cruciale nell’ottica della transizione ambientale e digitale, capitalizzando e favorendo ulteriormente l’interdipendenza produttiva esistente tra i due Paesi e contrastando lo skill mismatch che spesso affligge le piccole e medie imprese.
È di importanza strategica anche incentivare gli investimenti nelle transizioni ecologiche, in particolare per quanto riguarda l’economia circolare e le energie rinnovabili. Per questo motivo è necessario creare un quadro legislativo per incentivare gli investimenti e un partenariato pubblico-privato per garantire un piano di sviluppo coerente.
Le iniziative di Piccola Industria Confindustria
In quest’ottica, la Piccola Industria di Confindustria ha avviato un confronto con i vertici del procurement di grandi gruppi appartenenti ai principali Paesi di esportazione dell’Italia e operanti nei più importanti settori di esportazione per le nostre PMI. In una prospettiva triennale, che toccherà anche Stati Uniti e Francia, la prima tappa, organizzata in collaborazione AHK Italien, si è concentrata sul principale partner commerciale dell’Italia, la Germania, anche per l’altissimo livello di integrazione delle economie delle prime due manifatture d’Europa.
“Le catene del valore e la loro evoluzione sono da tempo al centro delle riflessioni di Confindustria proprio perché rappresentano un elemento di preoccupazione e una sfida strategica per le aziende nei prossimi mesi e anni”, sottolinea il presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giovanni Baroni.
E anticipa: “il 22 settembre prossimo presenteremo la prima edizione del volume ‘Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica’, a cura del Centro Studi Confindustria. Tutelare i rapporti Italia-Germania significa lavorare per vincere questa sfida e sostenere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo: penso in particolare alle Pmi che spesso svolgono un ruolo cruciale nelle catene di fornitura”.