Innovazione tecnologica, cala la fiducia delle imprese

L’indice Ifiit, che misura la fiducia delle imprese nell’innovazione tecnologica, è di nuovo in calo. Tra le possibili cause la mancanza di un quadro chiaro delle misure nella legge di bilancio.

Pubblicato il 14 Gen 2019

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Le imprese italiane perdono un po’ di fiducia nell’innovazione tecnologica. A fine 2018 per il secondo mese di seguito l’indice Ifiit, l’Indice di Fiducia sugli Investimenti in Innovazione Tecnologica, accreditato presso il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Agenzia dell’Innovazione, si è posizionato a quota 37,90, dopo il 38,7 di ottobre e il 38,4 di novembre.

Gli imprenditori, è il commento che accompagna la pubblicazione del dato di dicembre, mostrano maggiore cautela rispetto al passato, sia per la complessità geopolitica internazionale sia per le difficoltà legate alla vita politica ed economica italiana.

Nonostante i primi segnali di una possibile recessione, le grandi imprese fortemente internazionalizzate non mostrano cedimenti nella vitalità, mentre più segmentato è il tessuto delle piccole e medie imprese, che sono più esposte ai venti della congiuntura nazionale, soprattutto per quelle tipicamente orientate al mercato interno.

Il settore che manifesta la più alta propensione agli investimenti tecnologici è quello della difesa e della sicurezza. Il Made in Italy conferma la sua forza trainante nei segmenti della meccanica fine, in quello delle macchine utensili, della robotica e dell’energia mentre appaiono stabili i settori dei trasporti, energetico e farmaceutico. Sempre tonico il Fintech; l’agroalimentare si presenta invece in ordine sparso e rimane scarsa la propensione agli investimenti per i settori dell’edilizia e del commercio al minuto.

Anche le famiglie si ritraggono

La situazione però si fa difficile. Nel trimestre si registra anche una contrazione degli investimenti, che erano però cresciuti molto negli ultimi due anni sulla scorta degli incentivi fiscali; potrebbe essere una semplice normalizzazione dei livelli, ma il peggioramento del clima di fiducia delle imprese e il deterioramento delle condizioni finanziarie potrebbero accentuare l’entità della correzione al ribasso.

Il pessimismo coinvolge anche le famiglie che hanno tirato i remi in barca. “Un risultato – spiega la nota che accompagna il rapporto – che confligge con i buoni livelli della fiducia dei consumatori nei mesi estivi e l’elevato grado di consenso che i sondaggi attribuiscono al Governo. Di fatto il mood positivo non ha riscontro nei comportamenti di spesa”.

Il problema è l’incertezza

L’incertezza è la parola chiave che, secondo Alfonso Fuggetta, amministratore delegato del Cefriel, contribuisce a spiegare l’atteggiamento delle aziende. Dalle frequenze di Radio 24 Fuggetta ha parlato di “incertezza e mancanza di chiarezza su quali saranno le misure che verranno portare avanti e soprattutto sulla loro estensione temporale. Nella legge di bilancio ci sono  molte iniziative anche piccole che valgono uno o due anni o per le le quali ci sarà bisogno di un decreto attuativo che uscirà entro tre quattro mesi. Questo significa che il 2019 più o meno ce lo stiamo giocando”.

Manca lo scenario complessivo, è l’osservazione principale dell’amministratore delegato del Cefriel, che contesta anche cifre esigue come i 25 milioni annuali per il manager dell’innovazione, gli altri soldi stanziati per intelligenza artificiale e blockchain e un milione per la sicurezza informatica.

Più positivo invece Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Sda Bocconi, che più che ai soldi del Governo guarda agli interventi in favore dei venture capital che dovrebbero beneficiare degli investimenti dei Pir, i piani individuali di risparmio. Si tratta di una riallocazione di parte del risparmio verso l’innovazione, sottolinea Maffè, un segnale di interesse e di apertura.

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Luigi Ferro

Giornalista, 54 anni. Da tempo segue le vicende dell’Ict e dell’innovazione nel mondo delle imprese. Ha collaborato con le principali riviste del settore tecnologico con quotidiani e periodici

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