Le principali barriere all’innovazione per il mondo produttivo che si è trovato ad affrontare l’emergenza pandemia sono rappresentate dalle sfide legate al lavoro e dalle normative. Ma nonostante questi ostacoli l’85% delle aziende manifatturiere ha trovato il modo di adottare rapidamente nuovi modi di lavorare per superare l’emergenza pandemia. Inoltre il 56% degli executive vorrebbe investire le risorse risparmiate durante la pandemia per implementare in azienda progetti di digital transformation verso l’industria 4.0. Sono le principali evidenze che emergono dalla ricerca “The Work Survey” commissionata da ServiceNow, società specializzata nei worflow digitali, che analizza i principali impatti che l’emergenza Covid-19 ha avuto sul mondo del lavoro, e realizzata da Wakefield Research. Lo studio ha coinvolto 900 executive C-Level e 8.100 dipendenti professionisti di aziende con oltre 500 dipendenti in Australia, Francia, Germania, Giappone, India, Irlanda, Olanda, Nuova Zelanda, Singapore, Uk e Usa.
Secondo lo studio il 61% degli executive nel settore industriale è convinto che le diverse normative, anche a livello geografico, abbiano rappresentato una sfida durante la pandemia, mentre un ulteriore 54% ritiene che la gestione di persone e processi che non possono operare da remoto rappresenti una barriera al progresso.
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I cambiamenti imposti dalla pandemia
Secondo l’85% degli executive l’aver dovuto affrontare l’emergenza ha dato alle aziende la possibilità di ripensare a come le attività vengono svolte, e l’87% afferma che abbia aperto l’opportunità di sviluppare modi di lavorare nuovi e migliori. Un cambiamento che secondo l’85% degli executive e l’87% dei dipendenti è stato ampio, rapido e più veloce del previsto.
Quanto c’è ancora da fare
I cambiamenti sui luoghi di lavoro non si sono certo esauriti con il periodo del lockdown: quello che ora rimane da fare, secondo gli intervistati, è fare in modo che le innovazioni siano a lungo termine: così il 61% del campione afferma l’organizzazione in cui lavora non conti ancora su un sistema completamente integrato per gestire i workflow digitali, mentre il 94% ammette di utilizzare ancora molti workflow offline. Da questa constatazione scaturisce infine che il 59% degli executive vorrebbe poter utilizzare i fondi che sono stati risparmiati durante i mesi più duri della pandemia per recuperare questo gap e investire in progetti di digital transformation che rimangano una volta che ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza.
Come cambierà il lavoro
Le principali preoccupazioni nel settore manifatturiero sul futuro del lavoro riguardano le attività da remoto. poco più della metà del campione, per l’esattezza il 53%, nutre il timore che questo possa avere conseguenze negative sull’erogazione dei servizi o sulla consegna dei prodotti, mentre il 52% ha paura che non essere fianco a fianco possa comportare una riduzione della collaborazione tra business unit. Ma a parte queste preoccupazioni, il 94% degli intervistati ammette che il lavoro da remoto ha portato una serie di benefici, con il 48% che ha apprezzato un miglioramento dell’equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata. Se così per il 54% degli intervistati il ritorno alla normalità potrebbe essere un momento di criticità, il 59% dei dipendenti e il 53% degli executive è convinto che una volta terminata l’emergenza sarà bene fare tesoro delle innovazioni sperimentate e mantenerle per il futuro per ottenere più produttività.
“La digital transformation nel settore industriale ha avuto un’accelerazione significativa negli ultimi 12 mesi, ma c’è ancora molto da fare – afferma Uwe Vieth, senior director di ServiceNow – La pandemia si è aggiunta alla già incerta situazione globale. I cambiamenti nella supply chain e quelli dovuti al lavoro da remoto hanno reso la resilienza operativa una prerogativa ancora più fondamentale. La digitalizzazione del lavoro sarà un fattore chiave per proteggersi dai rischi e rispondere alle esigenze dei clienti”.