Il rapporto tra uomo e macchina, sia per quanto riguarda l’innovazione tecnologica, sia per l’apporto che le nuove tecnologie possono dare all’uomo, ma anche la possibilità che, in un momento in cui ogni giorno si parla di intelligenza artificiale o internet of things, le macchine possano sbagliare o ribellarsi e che, di conseguenza, debbano essere dotate di un senso morale o etico. Uno scenario ben delineato da David Orban, ambassador della Singularity University, che ha tenuto un Keynote nel corso della conferenza di apertura di SPS Italia, che si è aperta a Parma. “Noi viviamo già in un mondo di macchine – spiega – se tu chiedi a un tecnico Intel di disegnare un chip con carta e matita non lo riuscirà a fare. Il supporto infrastrutturale delle macchine alla nostra civiltà è molto utile e, per questo, grazie alle macchine, abbiamo il 2% della popolazione che produce cibo per il 100% degli abitanti”.
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Attenzione alla società che stiamo costruendo
Da Orban, però, arriva anche un invito alla platea di Sps, composta principalmente da persone che si occupano di alta tecnologia. “Abbiamo di fronte ondate di cambiamento che si avvicinano tra loro – spiega Orban -. La difficoltà nell’adozione di queste ondate di proposte si deve tradurre in valore economico, ma anche sociale. Bisogna, quindi, avere una grande attenzione verso quelle che sono le conseguenze ultime: che tipo di società andiamo a costruire in base alle scelte che stanno cambiando il modo in cui viviamo”.