Transizione 4.0 ‘agnello sacrificale’ del PNRR: i fondi europei scendono a meno di 14 miliardi

Lo strumento simbolo della transizione digitale, il piano Transizione 4.0, è finito sull’altare scarificale nel momento in cui è stato necessario trovare gli equilibri tra le mille richieste delle parti politiche. Dai 18,8 miliardi previsti ancora a marzo i fondi sono scesi a 13,9 miliardi. Parte delle risorse finisce a banda ultralarga, tecnologie satellitari ed economia spaziale, il resto al superbonus. In soccorso arriverebbe il fondo complementare, che destina al Transizione 4.0 4,88 miliardi aggiuntivi. Nell’articolo il testo finale del PNRR trasmesso al Parlamento

Pubblicato il 25 Apr 2021

Transizione 4.0

Nelle ultime giornate si sono susseguite, in maniera piuttosto convulsa, diverse bozze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il documento in cui è scritto, nero su bianco, come e dove saranno investiti i 191,5 miliardi del Next Generation EU che l’Italia avrà a disposizione per indirizzare il proprio futuro in chiave digitale e green, oltre ai 30,64 miliardi del Fondo Complementare.

Ebbene, proprio lo strumento simbolo della transizione digitale, il piano Transizione 4.0, è finito sull’altare scarificale nel momento in cui è stato necessario trovare gli equilibri tra le mille richieste delle parti politiche.

Diciamola tutta: il piano Transizione 4.0 è partito lancia in resta, con una dotazione di 21,7 miliardi nelle bozze di dicembre 2020, e da allora in poi si è vista erodere progressivamente risorse.

Già nell’ultima bozza del Governo Conte 2 il totale scendeva a 18,8 miliardi. La prima bozza del Governo Draghi, a marzo 2021, riportava ancora 18,8 miliardi. È nelle bozze di questa settimana che le cifre sono cambiate radicalmente. Prima si è passati da 18,8 a 18,46 miliardi e poi nell’ultima bozza i fondi sono crollati a 13,98 miliardi, per attestarsi infine a 13,97 previsti nel testo che il Governo ha trasmesso al Parlamento.

Che cosa possa aver portato a una riduzione così drastica delle risorse assegnate a uno strumento unanimemente riconosciuto come strategico non è dato saperlo al momento. Di sicuro salta all’occhio, nell’ambito della Componente “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo” di cui fa parte l’investimento Transizione 4.0, l’aumento delle risorse per il capitolo dedicato a banda ultralarga e a tecnologie satellitari ed economia spaziale.

Ci limiteremo inoltre solo incidentalmente a rilevare che le risorse per Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (di cui fa parte il superbonus) sono aumentate di 3,73 miliardi, da 11,49 miliardi a 15,22 miliardi.

L’effetto netto è comunque una perdita di oltre 3 miliardi per la componente M1C2, che passa da 27,47 miliardi a 24,3 miliardi. E anche l’intera Missione 1 scende da 43,56 a 40,73 miliardi.

*** Aggiornamento a seguito della disponibilità della tabella di ripartizione del Fondo Complementare ***

Questo per quanto riguarda le risorse europee previste dal Next Generation EU. Fortunatamente alla M1C2 “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo” sono riservati 5,88 miliardi dei 30,64 del Fondo complementare, cioè il “portafoglio” di risorse italiane che il Governo ha deciso di stanziare quella parte dei progetti non coperte dai fondi europei.

Di questi 5,88 miliardi, 4,48 miliardi sono riservati al Transizione 4.0, portando il totale a 18,45 miliardi.

Vale la pena sottolineare che, guardando i conti fatti nella scorsa legge di bilancio, il piano Transizione 4.0 ha un costo di 23,8 miliardi, di cui 8,4 miliardi per l’ex superammortamento, cioè il credito d’imposta per l’acquisto dei beni materiali non 4.0. Quest’ultima misura non rientra tra quelle finanziabili con il Next Generation EU e infatti è atteso, nel prossimo decreto Sostegni 2, un provvedimento di copertura (almeno parziale), sfruttando parte dell’ultimo scostamento di bilancio da 40 miliardi autorizzato dal Parlamento. Se così fosse, il costo dell’attuale Transizione 4.0 in legge di bilancio, pari a 15,4 miliardi (23,8 meno gli 8,4 miliardi dell’ex superammortamento) sarebbe più che coperto dalla cifra complessiva di 18,45 miliardi (13,97 del NGEU + 4,88 del fondo complementare), con spazio anche per gli attesi piccoli interventi migliorativi.

Discorso diverso sarebbe il caso in cui si decidesse invece di usare i 4,88 miliardi del fondo complementare per la copertura dell’ex superammortamento, senza quindi attingere allo scostamento di bilancio. In questo caso le risorse complessive – 18,45 miliardi – non basterebbero a coprire i 23,8 di costo totale del piano italiano.

Riduzione anche per ricerca e trasferimento tecnologico

Negli “aggiustamenti” operati, inoltre, scendono anche le risorse assegnate alla componente dedicata a ricerca e trasferimento tecnologico – M4C2 “Dalla Ricerca all’impresa”, che sono calate da 12,44 a 11,44 miliardi. In questo caso però si tratta di un “rientro” rispetto a un aumento importante di risorse che erano state assegnate a questa componente: a gennaio erano 10,71 miliardi, poi cresciuti a 11,29 e infine a 12,44 per poi tornare a 11,44 miliardi.

Il testo finale del PNRR trasmesso al Parlamento è qui

testoPNRR

Qui invece la tabella con la ripartizione delle risorse del fondo complementare.

Fondo_Complementare

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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