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Supply Chain alla prova lockdown
Per le Supply Chain complesse, di respiro internazionale, il lockdown legato all’emergenza Covud-19 ha rappresentato una prova unica, assolutamente imprevedibile e nello stesso tempo per tanti aspetti ancora difficilissima da comprendere. Chi gestisce Supply Chain internazionali ha una attentissma strategia di Risk Management e dispone di fonti specializzate per intercettare le minacce e per poter leggere i possibili segnali di una disruption. La pandemia Coronavirus é un evento che si é manifestato con una modalitá, una velocitá e una portata tali da superare qualsiasi previsione. Oggi il periodo di crisi causato da questa sanitaria continua a pesare e ostacolare il corretto funzionamento di tantissime catene di approvvigionamento, costrette a sempre più gravi interruzioni e sempre più repentini e spesso imprevedibili picchi di domanda o carenza di offerta. Tuttavia, alcune aziende, che hanno ripensato le loro catene di approvvigionamento in chiave digitale, sono in grado di affrontare meglio alla situazione. Queste realtá possono contare sullo sviluppo di capacità di intelligenza dei dati avanzate della propria supply chain che consente di individuare i rischi, mitigarli e disporre dell’agilità necessaria per evitare o rispondere alle interruzioni.
Supply Chain verso un modello da ecosistemi di filiera autonomi.
Se l’agilitá e la flessibilitá sono fattori chiave per le supply chain si deve oggi parlare prima di tutto di adattabilitá e della necessitá di trasformarsi in ecosistemi di filiera autonomi.
Per perseguire e realizzare questo modello occore fare largo uso di intelligenza artificiale e di Big Data Analytics per ottenere maggiore trasparenza, per migliorare i processi gestionali; per attuare forme di logistica intelligente che é in grado di generare un grande potenziale di risparmio e consente di disporre di dati per aumentare la sicurezza. Questa disponibilitá di dati permette di gestire con piú oculatezza le risorse e consente di aumentare la sostenibilità, l’attenzione al cliente e la qualità. Ma il valore oggi piú rilevante sta nel fatto che queste Supply Chain implementano strategie efficaci di risk management. Uni scenario questo che si traduce in una riduzione dei costi della supply chain del 6,8% e un aumento dei ricavi del 7,7%.
Da supply chain lineari ad ecosistemi connessi ed autonomi
Queste sono alcune delle evidenze dell’indagine “Ecosistemi connessi e autonomi della supply chain 2025”, pubblicata dalla società di servizi professionali PwC che ha intervistato oltre 1.600 aziende in 7 settori e 33 paesi allo scopo di comprendere le attuali capacità di gestione della supply chain e i piani per il futuro. Lo studio ha identificato le strategie e le azioni che le imprese più attente al digitale hanno attuato nella gestione delle proprie catene di approvvigionamento e ha analizzato le capacità necessarie per attualizzarle nella situazione attuale.
Il rapporto include casi di studio sulle supply chain di aziende specifiche, tra cui IKEA, Bayer Crop Science Division, Nokia, Continental, TRUMPF e Advantest.
Come spiega Vincenzo Grassi, Partner PwC Italia, per garantire la ripresa del settore manifatturiero italiano dopo il lockdown a causa del Coronavirus, l’innovazione della supply chain diventa una priorità fondamentale per tutte le aziende. L’Italia è il sesto esportatore al mondo nel manifatturiero e i prodotti di questo comparto esportati rappresentano l’80% dell’export complessivo. E per garantire efficienza operativa, continuità produttiva e flessibilità logistica sia nella gestione dell’import di materie prime sia nella gestione dell’export dei prodotti finiti é assolutamente necessario riformulare e ridisegnare le catene di approvvigionamento.
AI e analisi dei dati per una maggiore trasparenza e migliori decisioni nelle supply chain
Il 70% delle aziende intervistate utilizzano l’AI in almeno un’area e fanno affidamento sull’analisi dei dati per prendere decisioni migliori e ottimizzare la propria catena di approvvigionamento. Questo significa una maggiore trasparenza lungo l’intera supply chain, l’ottimizzazione del costo del servizio, la segmentazione della catena di approvvigionamento e la pianificazione integrata.
PwC qualifica come campioni digitali il 43% delle aziende che utilizza già l’AI per una maggiore trasparenza della supply chain, rispetto al 23% di tutte le aziende intervistate. Anche sul fronte dei dati “I campioni digitali sono già molto avanzati nell’uso dei dati operativi, finanziari e di vendita per guidare la supply chain. Inoltre, utilizzano sempre più sistematicamente dati esterni non strutturati, come i dati provenienti dall’IoT e dalle applicazioni dei social media, nonché i dati dei propri clienti e fornitori” spiega Gabriele Caragnano, Partner EMEA Operations Leader di PwC.
Smart logistic supply chain: in testa campioni digitali e grandi aziende
Per il 59% delle imprese che rientrano nella categoria dei campioni digitali la logistica intelligente costituisce una priorità alta o assoluta. Questo perché è grazie a questa che si ottiene il 50% dei risparmi sui costi della catena di approvvigionamento. In tutti i settori e i paesi del sondaggio, meno di un quinto delle aziende (18%) ha indicato la logistica intelligente come priorità alta o assoluta.
La logistica smart sembra dipendere dalle dimensioni dell’azienda. Queste soluzioni sono state implementate dal 42% delle aziende con un fatturato annuo di oltre $ 5 miliardi; dal 25% delle aziende con un fatturato compreso tra $ 3 e $ 5 miliardi e dal 18% delle aziende con un fatturato compreso tra 100 mln $ e il miliardo $. Le aziende più piccole, e questo è il caso più comune in Italia, spesso sono restie ad affrontare gli elevati investimenti necessari in tecnologie avanzate.
Le supply chain hanno bisogno di trasparenza, mitigare i rischi, aumentare sostenibilità e qualità
Dei campioni digitali, il 62% contro il 33% di tutte le aziende intervistate, ha già raggiunto la trasparenza della catena di approvvigionamento, indicata come priorità assoluta dal 55%. Il vantaggio consiste nell’ottenere l’immagine digitale della propria supply chain e quindi una visibilità quasi in tempo reale di informazioni sui prodotti, sulla componente finanziaria e sulle logistica. A questo si aggiunge l’utilizzo dell’AI per predire o identificare fin dal’inizio interruzioni, rischi o iniziative potenziali di ottimizzazione.
Una maggiore trasparenza aiuta anche le aziende a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. Come afferma Caragnano, “I clienti vogliono sempre più sapere da dove provengono i loro prodotti. E le aziende con supply chain più trasparenti sono in grado di fornire queste informazioni. Allo stesso tempo, rendere i prodotti completamente tracciabili aumenta la qualità, perché le aziende possono tracciare tutti i prodotti e individuare, ad esempio, quando e dove i prodotti o le merci sono stati danneggiati durante il trasporto. Ciò è particolarmente vero per i campioni digitali, che eccellono in questo ambito”.
A questo link lo studio completo.