Le modifiche introdotte ai criteri per la compilazione dei bilanci hanno un impatto negativo sul calcolo di super e iper ammortamento, almeno nei casi in cui il bene acquistato venga pagato a rate con interessi nulli o “irragionevolmente bassi”.
A ben vedere si tratta di una situazione non rarissima: il fornitore, anziché scontare il costo di acquisto del bene, pratica condizioni di favore per il pagamento. Ma che cosa c’entra tutto questo con super e dell’iper ammortamento?
Come sappiamo, questi incentivi consistono in una maggiorazione rispettivamente del 40% e del 150% del capitale messo ad ammortamento. E proprio qui sta la novità: dal Bilancio 2016 è infatti obbligatorio scorporare dalla quota capitale del bene gli interessi impliciti, cioè la quota di interessi che sarebbe stato normale pagare prendendo quel capitale a credito. Questo principio si applica soltanto ai debiti che prevedono piani di rimborso delle rate superiori ai 12 mesi e tassi di interesse espliciti nulli o – appunto – “irragionevolmente bassi”. Va da sé che, abbassandosi in tal modo la quota di capitale da ammortare, si riduce di conseguenza anche il beneficio di super e iper ammortamento.
Qual è il tasso di interesse da considerare? Quello di mercato oppure quello medio pagato per i capitali presi a credito.
Un esempio pratico
Consideriamo il caso di una macchina 4.0 che costa 100 mila euro e che dà diritto all’iperammortamento al 250%. Se si paga interamente il bene al momento della consegna, il risparmio ottenuto alla fine del periodo di ammortamento è pari a 60.000 euro (100000*250%*24%).
In caso di dilazione del pagamento con rate oltre i 12 mesi occorre invece ricalcolare la quota capitale sottraendo la quota di interessi impliciti. Se la quota di interessi impliciti fosse di 5.000 euro, il risparmio diventa quindi 57.000 euro (95000*250%*24%).