Come si arriva a realizzare e sostenere l'”Industria intelligente”? Con quali competenze e con quale formazione? “Smart Industry” non è solo l’espressione di un fenomeno basato sull’innovazione digitale nelle imprese manifatturiere, ma è anche il nome scelto per un dottorato finanziato dalla Regione Toscana con il bando Pegaso e condotto in maniera congiunta dalle Università di Pisa, Firenze e Siena. Si tratta di un percorso di formazione che si prefigge lo scopo di formare figure professionali che possano guidare l’innovazione tecnologica nei processi industriali, sfruttando al meglio le enormi potenzialità di Industria 4.0. Un percorso triennale di studio e ricerca che metterà gli allievi in contatto con le aziende. Dodici i primi ammessi, tra cui due studenti stranieri, provenienti da Turchia e India, mentre gli altri dieci, tra i quali figurano tre donne, provengono da Toscana, Liguria e Sicilia.
“Vogliamo trasmettere agli studenti le conoscenze necessarie per risolvere problemi complessi usando tecnologie innovative e un approccio creativo e multi-disciplinare – commenta il professore Andrea Caiti del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione di Pisa, coordinatore del dottorato – Devono quindi formarsi in diversi campi, che vanno dall’informatica, matematica, ingegneria industriale e dell’informazione fino al management d’impresa. Per questo motivo il dottorato è condotto in modo congiunto tra tre Atenei, che metteranno in comune le proprie competenze in settori di ricerca trasversali”.
Oltre alla multidisciplinarietà, l’altro punto di forza di questo dottorato è l’obbligo di condurre parte della ricerca presso laboratori di imprese o laboratori misti Università-imprese. L’obiettivo è quello di abbattere uno degli ostacoli più rilevanti per il 4.0 in Italia: lo scollamento tra ricerca e impresa.
“Si tratta di un percorso orientato al trasferimento tecnologico – prosegue Caiti – e che necessita di un confronto continuo con il mondo industriale e manifatturiero, in particolare regionale, per mantenere un allineamento tra l’offerta formativa e di ricerca e l’esigenza del sistema produttivo territoriale. È quindi necessario che gli studenti che fanno ricerca su un campo specifico della nuova industria, processi, organizzazione aziendale, filiere, possano sperimentare direttamente sul campo le soluzioni metodologiche e tecnologiche che propongono”.
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