“Il Cluster Fabbrica Intelligente accoglie oggi quasi 450 soggetti tra università, imprese, centri di ricerca ed enti territoriali. Puntando su ricerca, innovazione e collaborazione possiamo aiutare le aziende ad affrontare i processi di trasformazione digitale”. Sono le parole con le quali Gianluigi Viscardi, presidente del Cluster Fabbrica Intelligente, ha dato il via a Bergamo al convegno intitolato “Tecnologie 4.0 motori della fabbrica intelligente”, organizzato proprio dal CFI, uno dei 12 cluster tecnologici creato per indirizzare le linee di politica industriale del Paese.
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Le fabbriche faro e i Club Lighthouse Plant
“Siamo partiti dall’idea che le tecnologie non devono essere fini a se stesse, ma mirare a risolvere problemi concreti. Per questo abbiamo pensato ai Lighthouse Plant, fabbriche-faro che devono fungere da esempio e fiore all’occhiello del manifatturiero italiano”, ha detto Viscardi.
“I Lighthouse Plant non sono progetti pilota, ma veri impianti produttivi“, ha detto Tullio Tolio, presidente del Comitato Tecnico Scientifico del CFI.
Come funzionano? “I nuovi Lighthouse Plant prevedono tre fasi: la prima è quella attuale, cioè la realizzazione dell’impianto con beni in linea con i criteri di Industria 4.0 che saranno acquisiti sfruttando l’incentivo dell’iperammortamento. Seguirà una fase di ricerca e innovazione con la collaborazione di diversi attori, fornitori, integratori, istituzioni ed enti di ricerca, sfruttando l’incentivo del credito d’imposta e i diversi bandi regionali. La terza fase è quella dell’evoluzione continua e si propone l’obiettivo di proseguire nel miglioramento continuo di impianti e soluzioni anche attraverso partnership internazionali”, ha spiegato Tolio.
I Lighthouse Plant dovranno poi evolvere in un network e ad essi saranno associati dei “club” con compiti di promozione e diffusione, di modo che queste fabbriche diventino esempi di best practice e casi di studio. I club costituiranno “un supporto strategico e operativo per le imprese che vogliono puntare a ricerca e innovazione in ambito manifatturiero”, ha specificato Tullio Tolio, presidente del Comitato Tecnico-scientifico del cluster.
I primi quattro Lighthouse Plant
Uno dei primi quattro Lighthouse Plant avviati sono gli impianti produttivi di ABB a Dalmine, Frosinone e Santa Paomba dove si producono interruttori. “Qui il focus è creare linee multiprodotto flessibili. E’ centrale anche il tema dell’integrazione lungo la filiera e della sicurezza del lavoro”, ha detto Tolio.
Il secondo Lighthouse Plant è l’impianto bresciano di Tenova e Ori Martin, che hanno voluto creare la “cyber factory dell’acciaio”, con un impianto ad alta integrazione verticale, orizzontale e trasversale. Tema centrale in questo caso è la circular economy, l’elevata integrazione. Obiettivo aumento competitività, sicurezza, sostenibilità.
Terzo caso è quello di Hitachi Rail, costruttore di treni. “E’ il lighthouse più grande di tutti, attraversa tutte le fasi della creazione del valore, dal design al service”, ha spiegato Tolio. “Punto critico in questo impianto è l’integrazione delle informazioni per arrivare poi a una digitalizzazione spinta”.
Quarto Lighthouse Plant è quello di Ansaldo Energia, produttore di turbine a gas, e riguarda un impianto greenfield (ci sarà reshoring dall’estero in Italia) e uno brownfield. In questo caso – ha spiegato Tolio – sono cruciali il tema della supply chain e del rapporto tra prodotto e servizio.
I Cluster e Industria 4.0
“I Lighthouse Plant sono delle testimonianze reali di come l’applicazione dell’industria 4.0 possa contribuire al miglioramento della competitività delle imprese”, ha detto Francesco Cuccia, capo della segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo Economico.
Cuccia si è soffermato sui risultati del Piano nazionale Industria 4.0: “Ad oggi i risultati del piano sembrerebbero positivi. Federmacchine prevede per il primo trimestre 2017 un incremento del 13% con picchi nella ceramica e nelle macchine utensili; Anie prevede un +9%. Anche i dati Istat sembrano andare in questa direzione. Ma sono dati preliminari e la strada è ancora lunga”. Cuccia ha poi spiegato il motivo della mini-proroga dell’iperammortamento: “L’incremento degli ordini ha generato già oggi delle difficoltà per il rispetto delle scadenze: per questo abbiamo inserito nel Decreto Mezzogiorno la proroga delle consegne da giugno a luglio. Monitoreremo l’execution del piano e vedremo di fare in modo che la misura sia operativa effettivamente fino a fine anno, come previsto. A settembre comunque faremo un primo bilancio”.
Non solo tecnologie
Ma il piano Industria 4.0 non è solo incentivi fiscali. “Le competenze sono fondamentali: ci sono aziende per le quali questo deficit rischia di frenare il piano”, ha detto Cuccia. “Per questo è nato il Network nazionale Industria 4.0 con i Punti Impresa Digitale, gli Innovation Hub e i Competence Center”.
Al convegno è intervenuto anche Oscar Pasquali, responsabile della segreteria tecnica del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca: “Industria 4.0 tocca le nuove generazioni e le imprese”, ha detto . “Il 9% dei posti di lavoro è automatizzabile e in alcune attività questa cifra tocca il 35%. Da questa consapevolezza nasce il lavoro fatto dal Miur col Mise per Industria 4.0. Il cambiamento deve essere gestito lavorando sulle competenze che aiuteranno a governare questo processo”.
Il Miur – ha ricordato Pasquali – ha recentemente stanziato importanti fondi che serviranno a finanziare i Cluster e la ricerca (il bando arriverà a luglio). “I Cluster sono importanti perché offrono alle Istituzioni delle indicazioni sulle priorità sulle quali il Paese deve puntare”, ha spiegato Pasquali.