Piano Transizione 4.0, il ministro Patuanelli ha firmato il decreto attuativo

Il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli ha firmato il decreto attuativo che dà corpo, a cinque mesi di distanza dal varo della Legge di Bilancio, ai nuovi crediti di imposta per ricerca, sviluppo, innovazione e per l’acquisto dei beni strumentali: una misura “che è già pluriennale e che dovrà assolutamente diventare strutturale nella prossima legge di bilancio”.

Pubblicato il 27 Mag 2020

transizione 4.0


Mentre il Presidente del Consiglio cita il piano Impresa 4.0 tra le priorità del Governo, da potenziare con le risorse del Recovery Fund, il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli si muove sul concreto e firma il decreto attuativo che dà corpo, a cinque mesi di distanza dal varo della Legge di Bilancio, ai nuovi crediti di imposta per ricerca, sviluppo, innovazione e per l’acquisto dei beni strumentali. “Il piano Transizione 4.0 è una misura che è già pluriennale e che dovrà assolutamente diventare strutturale nella prossima legge di bilancio”, ha detto il ministro, che si è anche scusato per il ritardo nell’emanazione del decreto a causa del superlavoro per i tecnici del ministero dovuto all’emergenza Covid-19.

Dopo la doccia fredda del decreto rilancio, dove a pochi giorni dal varo sono stati stralciati proroga triennale e potenziamento del piano Transizione 4.0, gli imprenditori potranno quindi “consolarsi” con le indicazioni di dettaglio su come fruire dei nuovi incentivi. Non subito, però: il Ministro ha firmato il decreto nella serata del 26 maggio. Il documento è ora al vaglio della Corte dei Conti e poi approderà in Gazzetta Ufficiale.

I nodi da sciogliere

Diversi gli aspetti a cui il decreto attuativo dovrà dare risposta. Mentre sulla parte di acquisto dei beni strumentali di fatto si attendono solo delucidazioni in merito alle diciture da apporre in fattura e il modello per la comunicazione al ministero (ma per queste si attende un decreto direttoriale), ben più corpose sono le indicazioni che si attendono per la parte di ricerca, sviluppo, innovazione e design, a partire dalle definizioni stesse di queste attività.

Da chiarire anche quali siano le attività di innovazione tecnologica “finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati per il raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0” per le quali il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10 per cento. E ancora se ci siano altri settori, oltre a tessile e moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, per i quali si possa fruire del credito d’imposta per le attività di “design e ideazione estetica”.

In attesa di poter visionare il testo del decreto ministeriale, ricordiamo intanto la struttura del Piano Transizione 4.0 che ha richiesto un impegno complessivo di circa 7 miliardi di euro in cinque anni.

Aggiornamento – Leggi l’articolo sul decreto!

Il credito d’imposta per l’acquisto dei beni strumentali

Per gli investimenti in beni strumentali materiali 4.0, inclusi nell’allegato A della legge di bilancio del 2017, è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro e del 20% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro.

Per gli investimenti in beni strumentali immateriali (i software) funzionali ai processi di trasformazione 4.0 ed elencati nell’Allegato B della legge 11 dicembre 2016, n. 232 è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 15% del costo nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 700.000. Si considerano agevolabili anche le spese per servizi sostenute mediante soluzioni di cloud computing per la quota imputabile per competenza.

Per investimenti in beni strumentali materiali “semplici” (cioè non 4.0) è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 6% nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 2 milioni di euro.

I crediti di imposta si fruiscono in cinque quote annuali (tre per i software) a decorrere dall’anno successivo a quello dell’avvenuta interconnessione per i beni 4.0 e dall’entrata in funzione per gli altri beni.

Tra le “condizioni” ci sono la necessità di far indicare in fattura il riferimento normativo e l’obbligo di inviare una comunicazione al Ministero dello Sviluppo Economico ai fini del monitoraggio dell’utilizzo dell’incentivo.

Il credito d’imposta per le spese in Ricerca, sviluppo, innovazione e design

Per le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico e tecnologico il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 12% delle spese agevolabili nel limite massimo di 3 milioni di euro.

Per le attività di innovazione tecnologica finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.

In caso di attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0 il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.

Per le attività di design e ideazione estetica per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari nei settori tessile e della moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, e altri individuati con successivo decreto ministeriale il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 6% delle spese agevolabili nel limite massimo di 1,5 milioni di euro.

Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione in tre quote annuali di pari importo a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di maturazione.

Ai fini del riconoscimento del credito d’imposta, l’effettivo sostenimento delle spese ammissibili deve risultare da apposita certificazione rilasciata dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Per le imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti, le spese sostenute per adempiere all’obbligo di certificazione sono riconosciute in aumento del credito d’imposta per un importo non superiore a 5.000 euro.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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