La trasformazione dell’industria è un fenomeno inarrestabile. Il modello 4.0, che mira a massimizzare l’efficienza e la produttività attraverso l’adozione di tecnologie avanzate, è stato integrato da un paradigma 5.0 che non lo sostituisce ma adotta una visione più ampia, attribuendo al settore industriale un ruolo chiave nel risolvere le grandi sfide sociali e ambientali del nostro tempo. Non a caso, Industria 5.0 si fonda sui pilastri della centralità dell’essere umano, della sostenibilità in tutte le sue dimensioni e della resilienza.
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Industria 4.0 è la base per l’evoluzione verso 5.0
Data la diversa prospettiva, si potrebbe ipotizzare che Industria 5.0 segni una frattura nei confronti del paradigma precedente che, come detto, ha efficientato i processi, ha reso le aziende più produttive e ha anche plasmato nuovi modelli di business. A prima vista, si potrebbe pensare che sia possibile perseguire la sostenibilità e un approccio human-centric, ottenendo i relativi benefici, senza adottare le innovazioni portate da Industria 4.0. Come se, in effetti, il modello successivo potesse in qualche modo sostituire, o prendere il posto del precedente. Tuttavia, questa visione non è corretta.
Se è vero che Industria 5.0 ha portato l’attenzione su tematiche sistemiche e ha (relativamente) preso le distanze da un modello incentrato su soluzioni tecnologiche innovative, è peraltro vero che le innovazioni portate da Industria 4.0 sono indispensabili e propedeutiche a tutti gli obiettivi del nuovo paradigma.
Alcune considerazioni sono quasi scontate: com’è possibile, infatti, massimizzare la produttività e, al tempo stesso, adottare un approccio human-centric senza sfruttare gli approcci e le tecnologie avanzate di Industria 4.0? È grazie all’automazione avanzata che si possono sollevare i lavoratori da compiti ripetitivi e pericolosi, permettendo loro di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto; è grazie ai Cobot che si può sviluppare una collaborazione uomo-macchina totalmente inedita, a garanzia di sicurezza e produttività; è grazie all’intelligenza artificiale che è possibile migliorare le capacità decisionali (a tutti i livelli) attraverso informazioni precise che aiutano a rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato.
Come sottolinea Federico Ravasio, responsabile comunicazione presso Made Competence Center, “è fondamentale riconoscere la centralità del dato e promuovere una cultura orientata alla sua valorizzazione, trasformando i dati grezzi in informazioni strategiche. Questo approccio è fondamentale per raggiungere l’efficienza richiesta nel contesto della transizione verso l’Industria 5.0, ma è un percorso che va preparato mettendo a regime le tecnologie abilitanti per l’industria 4.0″.
Il contributo della tecnologia alla circular economy
L’implementazione di pratiche produttive che minimizzano l’impatto ambientale e promuovono la circolarità non può prescindere da un forte contributo tecnologico, e anche qui emerge il ruolo del paradigma 4.0 come piattaforma su cui costruire la sostenibilità a livello di singola organizzazione, di filiera e anche di sistema.
Ragionando proprio in chiave di circular economy, è l’IoT (uno dei pilastri 4.0) a tracciare e monitorare l’intero ciclo di vita dei prodotti, dal design al riciclo, assicurando una gestione ottimale delle risorse; è l’intelligenza artificiale (AI) a identificare modelli di utilizzo e di consumo, fornendo informazioni preziose per migliorare la progettazione dei prodotti affinché durino di più e siano più facilmente riparabili, riutilizzabili e riciclabili. Senza contare l’impatto del modello data-driven sull’abbattimento degli sprechi e l’ottimizzazione degli stock, nonché delle catene logistiche, un fattore chiave di tutto l’universo industriale. Senza un basamento di digitalizzazione estesa, sarebbe molto più complesso ragionare in chiave di sostenibilità e, soprattutto, ottenere risultati tangibili.
L’esito di un percorso che richiede skill, esperienza e visione
Il percorso verso il paradigma industriale 5.0 richiede per prima cosa una visione corretta e deve essere sorretto da una strategia ad hoc. Le sfide da affrontare non sono poche, perché come detto l’adozione di pratiche sostenibili e human-centric è di fatto l’esito di un percorso che richiede gradualità, competenze specifiche, capacità di sviluppare nuovi processi e di integrare efficacemente tecnologie avanzate. Per sua stessa natura, inoltre, Industria 5.0 ha forte impatto culturale sulle organizzazioni, e richiede quindi una gestione accurata delle tematiche connesse al cambiamento.
Per allinearsi ai principi di Industria 5.0, è dunque fondamentale che le imprese elaborino una roadmap precisa, preferibilmente con il supporto di partner capaci di affrontare il fenomeno in modo completo. In Italia, per esempio, lo stesso MADE (Competence Center per l’Industria 4.0) offre supporto alle aziende per attività di orientamento, di formazione e di finalizzazione di progetti a tema Industria 4.0, risultando un interlocutore adeguato a un cambiamento profondo e orientato al futuro.