Il concetto di integrazione sta trovando nell’Industria 4.0 uno dei terreni di sviluppo più ricchi di opportunità e di complessità nello stesso tempo. Il piano d’azione della system integration con queste prospettive è chiamata a superare, come appare evidente, i confini del dominio IT per entrare e per gestire anche soluzioni che appartengono al dominio delle operations e della produzione. Il system integrator ha così un ruolo sempre più strategico in cui deve essere nella condizione di favorire, supportare e risolvere (nel senso di creare soluzioni) il grande tema della convergenza tra IT e OT.
Come Industry4Business abbiamo voluto approfittare del Forum Software Industriale di ANIE Automazione e Messe Frankfurt per parlare di system integration con Fabio Massimo Marchetti, Head of Industry 4.0 & IoT di Var Group, che proprio su questi temi ha sviluppato e sta implementando un piano di azione sul mondo manifatturiero che fa leva sui valori di system integration più tradizionali estesi al mondo del digital manufacturing.
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Quali prospettive vedete a livello di system integration nell’ambito IT-OT e come state interpretando questa convergenza in termini di soluzioni digitali?
Come integratori abbiamo un ruolo sempre più fondamentale: il dominio delle nostre competenze si è esteso e dobbiamo conoscere tutte le tecnologie, anche nel mondo dell’automazione e della produzione, ovviamente dalla prospettiva digitale, che è sempre più strategica. Questo significa avere delle strutture che sono costantemente in scouting sulle nuove tecnologie, sostanzialmente con lo stesso metodo e approccio che adottiamo da tempo nel mondo digital. Questo significa predisporre un panorama preciso delle esigenze delle imprese e un panorama altrettanto preciso delle migliori soluzioni sulle quali si innesta il lavoro di integrazione. L’altro grande aspetto è poi quello della verticalizzazione, ovvero della capacità che abbiamo come system integrator di definire soluzioni e percorsi specifici su mercati verticali scegliendo le tecnologie migliori da proporre in funzione di una conoscenza sempre più raffinata e precisa delle esigenze delle imprese.
Quali opportunità e criticità vedete in questa fase dell’industria 4.0 in Italia?
Il grande tema a nostro avviso oggi è legato alla capacità di portare le potenzialità dell’Industria 4.0 sulle PMI. In molti casi le imprese di maggiori dimensioni hanno esperienze, competenze o progetti che hanno permesso di avviare o di saggiare questa prospettiva. Al contrario per molte PMI è un percorso che va avviato e che oggi più che mai è ricco di potenzialità che però passano dai temi dell’integrazione e dello sviluppo delle competenze.
Che ruolo svolge Var Group?
Noi abbiamo il compito di favorire da una parte lo sviluppo di una cultura sempre più orientata al digitale nelle PMI e per questo siamo impegnati nel supportare imprenditori e manager nell’individuazione di percorsi fattibili attraverso implementazioni graduali che siano compatibili con le risorse di queste imprese. Lavoriamo poi molto per trasferire il tema della scalabilità, della possibilità di utilizzare le nuove tecnologie in modo progressivo, definendo dei modelli che permettono di coprire in modo molto concreto dei componenti dell’asset produttivo dell’azienda sapendo che possono essere estesi ad altre aree, sviluppando nel contempo le competenze e una organizzazione in grado di monetizzare questi investimenti. In concreto, ragioniamo su percorsi il più possibile compatibili con le risorse complessive di aziende di piccole e medie dimensioni, ben sapendo che questo tipo di progetti devono tenere in considerazione anche il fatto che le imprese sono coinvolte in progetti di filiera e dunque l’integrazione deve essere interpretata non solo all’interno di un perimetro aziendale, ma nel complesso di una collaborazione più ampia.
Qauli prospettive vedete per il Cloud e per il Cloud manufacturing?
Fondamentale! Il Cloud è centrale in questo processo. E’ il Cloud che può permettere a tante imprese e a tante filiere di accedere a soluzioni in modo scalabile e veloce. Il nostro ruolo di integratori sta nella capacità di concretizzare questa scalabilità e queste possibilità per tutte le imprese in funzione delle specificità di ciascun settore nel quale operano e delle filiere nelle quali sono collocate.
Ovviamente dobbiamo ricordare l’importanza di tutto il mondo dell’IoT, ovvero di una delle aree sulle quali si costruiscono questi progetti di digitalizzazione IT – OT. Come IoT abbiamo definito un nostro approccio di piattaforma e identificato dei percorsi di interfacciamento con le singole componenti di impianto, cercando di semplificare e velocizzare la personalizzazione delle soluzioni per ciascuna verticalità. Partiamo sempre dalla convinzione che se si fa un buon lavoro a livello di normalizzazione dei dati ci si muove poi velocemente e con la massima garanzia in termini di qualità del dato in tutti i contesti e di interoperabilità. E il lavoro sulla “standardizzazione” dei dati è un layer progettuale fondamentale, che permette di accelerare e velocizzare tanti processi. Su questo abbiamo anche costruito un progetto nella forma di “Internet of Factory Edge” in grado di “parlare” e comprendere tutti i dialetti del campo, di normalizzare i dati e di tradurli poi in dataset utilizzabili per indirizzare la creazione di specifiche soluzioni.
In termini di piattaforme stiamo lavorando con le più significative e puntiamo sul miglioramento delle performance dei sistemi produttivi, vale a dire su analisi predittive, maintenance, data quality, sicurezza, ottimizzazione dei flussi solo per citarne alcuni e, sempre e comunque, con lo sviluppo delle competenze.
Con quale tipo di approccio coniugate system integration, Cloud e sviluppo nel mondo del manufacturing?
Massima proattività, abbiamo sviluppato dei modelli di riferimento per portare nelle aziende dei framework che permettano di ridurre i tempi di analisi, di valutazione e di implementazione. Le PMI soprattutto hanno bisogno di capire quali risultati possono ottenere, come e quando. Gli imprenditori hanno bisogno di capire i percorsi, di capire quanto serve per ottenere i primi risultati e di capire quali risorse sono necessarie. Il nostro ruolo di integratore è anche quello di accelerare i processi sfruttando tutte le nostre conoscenze a livello di tecnologie nel dominio IT, nel dominio OT e sulla convergenza.
Per la PMI e per le filiere c’è poi il tema della nuova organizzazione e dei processi
E anche su questo è centrale il nostro ruolo di integratori. Lavoriamo molto, come già evidenziato, sui processi e siamo consapevoli che la conoscenza è una variabile fondamentale. Siamo coscienti che l’integrazione IT – OT va letta in modo specifico in ciascun settore e il nostro ruolo è quello di aiutare a capire quali sono le aree di intervento prioritarie, quelle sulle quali è necessario sviluppare competenze e quelle che necessitano di piani di azione da programmare nel tempo. Noi rappresentiamo la sintesi di infrastrutture e prospettive dei vari vendor, delle tecnologie abilitanti, delle applicazioni e delle personalizzazioni, dei processi e dello sviluppo delle competenze.
Non ultimo c’è un approccio che stiamo attivando per aiutare le imprese nella loro trasformazione verso il digitale in forma di partnership.
Come vedete la prospettiva della service transformation? A vostro avviso lo sviluppo in chiave di predictive maintenance può contribuire e favorire il passaggio alla servitizzazione?
A nostro avviso il passaggio dipende prima di tutto dalla capacità di interconnessione. Questa è la premessa di tutto a cui si aggiunge il fatto che attraverso i dati dei prodotti connessi si può capire come questi prodotti vengono utilizzati e si può pilotare la loro trasformazione. Esiste poi un percorso che certamente lavora sui temi della predittività che però è primariamente un fattore migliorativo per l’esperienza di utilizzo di quello specifico prodotto, che aiuta a rendere più efficiente il servizio che quel prodotto può rendere. La servitizzazione, nel senso di service transformation e di attuazione di nuovi modelli di business, è un altro percorso, che va progettato in modo specifico.
Sulla base della vostra esperienza, quali mercati stanno vivendo questa trasformazione?
Come Var Group abbiamo costruito molte esperienze e una ampia visibilità. Certamente vediamo che il mondo del manifatturiero-meccanico è in grande evoluzione e ha compreso che può accedere a nuove importanti opportunità. Qui si nota la spinta di filiere che lavorano in modo molto importante a livello di esportazione e che misurano quotidianamente la necessità di aumentare la loro competitività. Inoltre, la connettività con grosse aziende internazionali, che magari hanno una presenza della loro produzione in Italia, è un altro fattore che impone delle accelerazioni. Ma vediamo questo fenomeno anche nei settori che operano su linee di produzione complesse, come nell’alimentare, per esempio, dove queste tecnologie permettono grossi miglioramenti a livello di efficienza, come nel FMCG (fast moving, consumer goods), nella logistica e nei settori del manufacturing dove è più sentita l’esigenza di un elevato controllo di filiera come nel pharma e nel fashion.
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